Recensione La chispa de la vida (2011)

Chi ha adorato le precedenti commedie di Alex de la Iglesia, in particolare il nerissimo 'La Comunidad', troverà 'La chispa de la vida' una commedia più convenzionale, che tuttavia si lascia guardare con piacere.

Inchiodato davanti alla TV

Di solito, per definire uno show particolarmente avvincente, si dice che è di quelli che ti "inchiodano" davanti alla televisione, ma nel caso del protagonista de La chispa de la vida, l'ultimo lavoro di Álex de la Iglesia presentato al 62esimo Festival di Berlino, vale l'esatto contrario: in seguito ad un incidente infatti, al povero Roberto - pubblicitario disoccupato, sposato ad una bella messicana e con due figli adolescenti - succede di restare letteralmente inchiodato ad una grata d'acciaio, con le cineprese delle emittenti televisive puntate addosso, e l'opportunità di diventare improvvisamente celebre. Eppure, fino a poche ore prima, Roberto era letteralmente disperato: continuava a bussare invano alle porte di tutte le agenzie pubblicitarie, con la speranza di ottenere un lavoro, ma nessuno era disposto a offrirgli una possibilità, nonostante nel suo curriculum figurasse una prestigiosa collaborazione con la Coca Cola. Eppure Roberto non aveva mai smesso di sperare che le cose cambiassero, grazie anche agli incoraggiamenti di sua moglie, e alla fine qualcosa accade, anche se non è esattamente la svolta che si aspettava. Scenario di questa grande occasione è un antico teatro romano in ristrutturazione: basta una distrazione e il nostro eroe si ritrova a terra, con un'asta d'acciaio conficcata dietro la testa. Per il momento le sue funzioni vitali non sono compromesse - anche se rischia di grosso, visto che l'asta preme su una vena, e qualsiasi movimento potrebbe ucciderlo in un istante - e Roberto decide quindi di sfruttare l'occasione per fare un po' di soldi e aggirare i problemi economici che lo affliggono.

La chispa de la vida, titolo che riprende un celebre slogan spagnolo ideato per Coca Cola, è una riflessione divertita sui compromessi ai quali ci obbliga l'attuale crisi economica e soprattutto sui meccanismi che mettono in moto gli eventi mediatici costruiti su quei fatti di cronaca che di tanto in tanto catalizzano l'attenzione del pubblico televisivo, ed è una riflessione che riguarda proprio tutti: dai protagonisti delle vicende in questione ai network televisivi, senza escludere ovviamente gli spettatori. Il protagonista - interpretato dall'attore spagnolo Jose Mota - è il primo a voler approfittare del bizzarro incidente di cui è rimasto vittima, e pur avendo ragioni più serie per le quali preoccuparsi, decide di assumere subito un agente che si occupi delle trattative per le esclusive con i network e degli accordi per i product placement, ma intorno a lui, rapidamente, si muoverà una girandola di gente senza scrupoli e persone corrette, tantissimi sostenitori (con tanto di striscioni) e, last but not least, i suoi familiari, tra cui sua moglie, interpretata da una combattiva Salma Hayek.
Nonostante il tema de La chispa de la vida si prestasse ad essere sviluppato con una generosa dose di cinismo e cattiveria, che avevano caratterizzato i lavori precedenti del regista - tra cui il divertente e nerissimo La comunidad - Intrigo all'ultimo piano - stavolta de la Iglesia confeziona una commedia più convenzionale rispetto alle altre e preferisce concentrarsi sul fenomeno della TV sensazionalistica e i suoi meccanismi perversi, dedicando meno spazio alla caratterizzazione dei personaggi. La commedia è quindi giocata tutta sul rapidissimo susseguirsi degli eventi e delle decisioni che i protagonisti si ritrovano a prendere. e che inevitabilmente condizioneranno lo sviluppo della storia, fino al tragico epilogo, che punta anche a smuovere i sentimenti dello spettatore. Chi ha adorato La Comunidad e Crimen Perfecto troverà questo ultimo film del regista spagnolo un po' sottotono e forse anche troppo "perbene", ma La chispa de la vida si lascia comunque ardare con piacere fino alla fine, inchiodando lo spettatore alla poltrona (o quasi).

Movieplayer.it

3.0/5