"N'omo, na donna, n'omo, na donna, n'omo, n'omo". Cristiano sta raccontando al padre la sua vita nella comune dove passa le sue giornate. È il modo che hanno di dormire, tutti insieme, uomini e donne. C'erano ancora gli echi di un certo movimento hippie e libertario figlio degli anni Settanta nel film In viaggio con papà, che riuniva due grandi della commedia italiana, due generazioni che, per la prima volta, si confrontavano. In viaggio con papà oggi compie 40 anni: usciva infatti il 18 dicembre del 1982, a Roma, per poi raggiungere tutto il resto d'Italia.
Negli anni Ottanta, capitava di vederlo in loop sulle reti televisive private, senza soluzione di continuità, accanto ai classici dei primi anni di Verdone, come Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. Tanto che, da ragazzi, eravamo quasi portati a pensare che fosse un film della filmografia di Verdone. Riprendeva infatti gag e personaggi di quei suoi primi film. In realtà, la regia è di Alberto Sordi, ed è un film nato molto prima dell'esplosione di Carlo Verdone. Oggi, rispetto agli altri classici di Verdone, in tv si vede molto meno. Andiamo a vedere come nacque questo film.
Cristiano e Armando, figlio e padre
Ma prima fermiamoci un attimo a raccontarvi la storia, se per caso ancora non la conoscete. Cristiano (Carlo Verdone) ha da tempo sposato la causa di una comunità per la protezione degli animali, in particolare degli uccelli e dei gabbiani. Quando passa per Roma decide di andare a trovare il padre Armando (Alberto Sordi) che non vede da tanto tempo. Lui e la mamma di Cristiano, tra l'altro, sono divorziati da tempo. Trova un uomo arido, cinico, che non ha tempo per lui. E non vede l'ora di partire con la sua giovane amante, Federica (Tiziana Pini). Armando cerca di liberarsi del figlio, ma poi si trova costretto ad accompagnarlo in Corsica, dove la sua comunità è diretta.
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Carlo Verdone e Alberto Sordi, la strana coppia
In viaggio con papà è uno di quei film che gioca sugli opposti, sulla strana coppia. È un road movie e un Buddy movie con una coppia che, invece di vedere al centro due amici, vede un padre e un figlio. I due non potrebbero essere più diversi. Cristiano è insicuro, pasticcione, sessualmente incerto e inesperto. "Grande, grosso e fregnone" direbbe la Sora Lella di Bianco, rosso e Verdone che, non a caso, aveva a che fare con un nipote come lui. Armando è sicuro di sé, spavaldo, donnaiolo, cinico. Il tipico uomo d'affari senza scrupoli degli anni Ottanta.
Carlo Verdone: Cristiano nel segno di Mimmo, Leo e Ruggero
Come dicevamo, In viaggio con papà è arrivato al cinema immediatamente dopo il successo dei primi film di Carlo Verdone, Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. a prima vista, sembra la continuazione di quei due film, con cui potrebbe costruire un'ideale trilogia. Il Cristiano di Carlo Verdone, infatti, riprende chiaramente due personaggi della galleria dell'attore romano. Sembra un parente stretto di Mimmo e di Leo, che Verdone aveva interpretato nei due film di cui sopra. L'insicurezza, quel modo di parlare gutturale, l'ingenuità e l'infantilità, i tormentoni. Da questo punto di vista, In viaggio con papà permette a Verdone di lanciare il suo talento in diverse gag: "N'omo na donna" lo abbiamo detto, ma c'è anche il famosissimo "quante volte t'ho detto che non voglio sentì parlà de mamma" che Cristiano pronuncia con quella tipica voce mente si tappa le orecchie e fa un rumore con la bocca per non sentire quello che gli sta dicendo il padre. Ma in Cristiano c'è anche molto di Ruggero, uno dei protagonisti di Un sacco bello. Voce a parte, c'è tutto quel mondo alternativo e hippie di chi sceglieva una vita diversa, non materiale e non individualista. Per questo, In viaggio con papà sembra quasi essere un continuum con i primi due film dell'attore/regista.
Alberto Sordi avrebbe dovuto girare il film con Vittorio De Sica
A vederlo in quegli anni, e ancora oggi, in apparenza sembra un endorsement di Alberto Sordi verso Carlo Verdone, un riconoscere l'attore romano come un suo erede e prenderlo sotto la sua ala protettiva. E sfruttare il suo talento e il suo successo con i primi film per creare un film in linea con i tempi. È probabile che poi il film sia diventato questo. Ma, in realtà, ha una storia che viene da molto lontano. Alberto Sordi, infatti, aveva pensato a quel film molto tempo prima. Così tanto che lui, Sordi, a quei tempi avrebbe dovuto interpretare il ruolo del figlio, quello di Cristiano, e Vittorio De Sica avrebbe dovuto interpretare il padre. Il film però non si fece mai. E, a distanza di anni, Sordi decise di riprovarci. Solo che a questo punto lui sarebbe stato il padre e Verdone, il suo erede, il figlio.
Carlo Verdone e l'improvvisazione
Carlo Verdone così partecipò alla sceneggiatura del film. Ma lasciò la sua impronta nell'opera di Sordi anche improvvisando molto. Cosa che ad Albertone piacque tanto da lasciare nel montaggio finale molte delle improvvisazioni di Verdone. Così, anche In viaggio con papà può inanellare tanti tormentoni che - come quelli dei suoi film precedenti - sono rimasti nel repertorio dell'attore. Vi abbiamo detto di "n'omo na donna" e di "non voglio sentì parlà de mamma". Ma ci sono anche i famosi versi degli uccelli che Cristiano si ostina a voler far sentire al padre, il racconto su Billy e il Professore durante le notti passate in comunità, e le tirate di Cristiano contro il fumo. "Insiste te co 'sto veleno! Questi so' 40 secondi di vita in meno" dice il ragazzo. "Non me ne frega niente, è una scelta che ha fatto papà: sono 40 secondi de meno di vita ma forse scopi" risponde il padre. E Cristiano: "Aridaje co 'sto sesso!". E ancora: "'Na gabbia de matti 'sta casa!" pronunciato da Cristiano.
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Non solo galleria di gag, ma storia compiuta
In viaggio con papà, che ha un sottofinale malinconico e un finale che (allora non esisteva nemmeno il termine) potrebbe essere definito un twist ending, è un film dove il talento di due attori diversi tra loro ma legati da una certa romanità e una carica umana notevole si sposa bene. i due attori, in fondo, mettono in scena i loro caratteri tipici. Sordi continua con un nuovo ritratto da mettere nella sua galleria di italiani medi un po' meschini, egoisti e cinici. Verdone aggiunge un altro personaggio alla sua galleria dei timidi e degli ingenui. La bravura degli sceneggiatori e del regista sta nell'aver saputo amalgamare questi due caratteri tipici e aver tirato fuori un film che non sia solo una galleria di gag, ma una storia compiuta, con un senso. Due dei migliori attori italiani, insieme funzionavano alla grande.
Il secondo incontro tra Verdone e Sordi
Non tutto avrebbe funzionato qualche anno dopo, però, in Troppo forte. Apparentemente, la questione era abbastanza semplice: Carlo Verdone, in un film scritto e diretto da lui, aveva ricambiato il favore e aveva chiamato nel ruolo dell'avvocato Alberto Sordi. A vedere il film a suo tempo, Sordi ci sembrava perfetto. Poi si venne a sapere però che Sordi non avrebbe dovuto fare il film. Verdone voleva Leopoldo Trieste. Ma il produttore con quest'ultimo aveva un contratto in sospeso. Così, il produttore chiamò Verdone e gli disse: "Il film lo fa Sordi". Verdone rispose: "Ma non c'entra niente". Ma così fu. "Abbozzai", raccontò Verdone. Secondo Verdone, Sordi voleva fare di tutto per far ridere ancora, perché si sentiva scavalcato dai nuovi comici. Fece addirittura la voce di Oliver Hardy. Quel personaggio fu rovinato secondo Verdone. Se In viaggio con papà era andato bene, non si può dire lo stesso del secondo incontro tra Verdone e Sordi. Ma a noi piace ricordarli così, affiatati, come nel film In viaggio con papà.