Da eroe difensore (o vendicatore) del mondo a padre che difende il proprio figlio il passo è breve e Chris Evans dismette lo scudo di Captain America per un compito più intimo ma non meno gravoso nella serie Apple TV+ che ha debuttato lo scorso 24 Aprile nel catalogo della piattaforma streaming. Scriviamo la recensione dei primi episodi di In difesa di Jacob dopo esser stati catturati non solo dal suo intreccio crime, ma dal dramma che coinvolge i suoi protagonisti e la capacità dei suoi interpreti di renderli concreti e suscitare empatia nello spettatore.
Tra crime e family drama
Il titolo In difesa di Jacob parla chiaro: la serie ci racconta di qualcuno da difendere e si tratta del quattordicenne figlio di Andy Barber, assistente procuratore distrettuale di una cittadina del Massachusetts sconvolta da un doloroso fatto di cronaca. Ben Rifkin, un adolescente locale che frequenta la stessa scuola del ragazzo dei Barber, viene trovato morto nei boschi della zona e proprio il figlio di Andy e Laurie finisce per essere sospettato del delitto, causando ovvie conseguenze alle loro dinamiche familiari e non solo. Se da una parte la loro vita privata viene sconvolta da quanto accaduto, tra dubbi, sospetti e sforzi per difendere il ragazzo, dall'altra Andy viene rimosso dalle indagini che stava seguendo in prima persona con ripercussioni anche sul piano professionale.
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L'attenzione sui personaggi
Il pregio principale della serie scritta da Mark Bomback, partendo dal romanzo omonimo di William Landay, è nella sua componente da family drama che si interseca e sovrappone al crime, in quella capacità di mettere i personaggi al centro di un racconto che ne segue le incertezze e inquietudini. Sono bravi i tre interpreti principali Chris Evans, Michelle Dockery e Jaeden Martell, a dar vita al nucleo familiare dei Barber e rendere credibile il modo diverso in cui ognuno di loro affronta quel che sta accadendo, ma va detto che tutto il cast è composto con attenzione e intelligenza, scegliendo volti e personalità funzionali alla storia che si vuole raccontare (e consentendosi almeno una sorpresa non da poco per gli episodi successivi ai primi tre diffusi al lancio).
Senza guizzi, ma con cuore
La struttura narrativa di In difesa di Jacob è infatti quella tipica dei crime/thriller in cui c'è un intreccio investigativo da dipanare, con le indagini che proseguono di episodio in episodio aggiungendo ulteriori dettagli per allargare il raggio d'azione e scavare in profondità dell'enigma. Si procede quindi per step successivi, partendo dal ritrovamento della vittima nel primo episodio, passando per i primi dubbi su Jacob, la sua accusa, il primo passaggio in tribunale, arrivando poco per volta ad aggiungere elementi anche su elementi nascosti del passato dei Barber. Il tutto aiutato dall'intuizione di incorniciare l'intera vicenda in un confronto processuale tra l'avvocato dell'accusa e Andy Barber, usando questo interrogatorio come gancio in cui incastrare il racconto di quanto accaduto in precedenza.
Uno sviluppo intelligente che non presenta particolari guizzi creativi o picchi di grande narrativa seriale, ma evita anche fastidiose cadute di stile, e procede con determinazione per la sua strada poggiando sulle spalle larghe del suo protagonista e i suoi altrettanto solidi compagni di viaggio.
Conclusioni
Lo ripetiamo in chiusura della nostra recensione dei primi episodi di In difesa di Jacob: se la serie Apple TV+ funziona e cattura lo spettatore è soprattutto per l’attenzione e lo spazio riservato ai suoi personaggi, oltre che al cast scelto per dar loro vita: accanto a Chris Evans, infatti, risultano in parte e capaci di suscitare empatia anche Michelle Dockery, Jaeden Martell e gli altri comprimari facendo da traino a una serie forse senza particolari guizzi creativi, ma dalla costruzione solida ed efficace.
Perché ci piace
- La scrittura attenta ai personaggi, le loro motivazioni e le loro incertezze.
- Chris Evans, Michelle Dockery e Jaeden Martell, membri principali di un cast di buon livello.
- L’intreccio crime costruito con intelligenza e consapevolezza…
Cosa non va
- … ma senza particolari guizzi creativi che possano far emergere la serie nell’affollato panorama contemporaneo.