In buone mani 2, la recensione: su Netflix una love-story strappalacrime

In questo sequel ritroviamo i personaggi di Can e Firat, intenti ad affrontare la tragica perdita della madre - compagna e a cercare di formare una nuova famiglia per il bene di tutti.

Un'immagine promozionale di In buone mani 2

Dopo la tragica scomparsa di Melisa, morta per quella malattia incurabile che l'aveva colpita, il piccolo Can e il neo-scopertosi padre Firat stanno cercando di superare il lutto. Ma nonostante sia passato diverso tempo dalla drammatica perdita, l'uomo non riesce a darsi pace e cerca di dimenticare il suo dolore nell'alcool, tanto che spesso fa ritorno a casa ubriaco, creando non poche inquietudini e incomprensioni tra le mura domestiche.

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Kaan Urgancioglu in una scena di In buone mani 2

In buone mani 2 vede una sorta di plot che ripercorre a grandi linee quello dell'originale, ma a sessi invertiti: questa volta è la figura maschile a cercarne una femminile di riferimento, che possa anche fungere da matrigna del bambino. L'incontro con la bella Sezen, anch'essa reduce da un trauma, sembra riaccendere in Firat la speranza di poter formare nuovamente una famiglia stabile, ma le incognite sono anche in quest'occasione dietro l'angolo...

Ancora una volta

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Il piccolo Mert Ege Ak in una scena di In buone mani 2

Chi ha già visto il primo episodio, che ottenne un notevole numero di visualizzazioni su Netflix al punto da garantirsi un sequel d'ordinanza, sa cosa attendersi in un film che ricalca pedissequamente la formula dell'originale, all'insegna di un melodramma di matrice soap-operistica che lascia il tempo che trova e si indirizza a un target ben specifico. D'altronde il successo delle serie televisive turche sul piccolo schermo nostrano è ormai una realtà consolidata e In buone mani 2 si rivolge proprio al medesimo pubblico, con la sua anima retorica - quando non patetica - che si muove nel corso di un'ora e mezzo di visione tecnicamente mediocre e narrativamente scontata.

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Nuovi drammi all'orizzonte

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La nascente famigliola di In buone mani 2 al gran completo

Il predecessore era sorretto dal tema cardine della malattia terminale della protagonista femminile, con quel mancato lieto fine che ha poi aperto le porte alle realizzazione di questo prosieguo, che mette al centro della scena la figura non certo edificante di Firat. Incapace di superare la scomparsa dell'amata, sembra ignorare i bisogni del figlioletto nonostante il forte sentimento che prova per lui, risultando ben lontano dall'idea di padre modello. In sottofondo troviamo sottotrame che parlano di bullismo tra i banchi di scuola, con tanto di liti che dai bambini finiscono per coinvolgere anche i genitori, e senso di colpa, tanto che anche la new-entry femminile e interesse romantico di In buone mani 2 ne ha di lacrime da versare ancora e ancora.

Squadra che vince...

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I tre protagonisti del film

Dietro la macchina da presa ritroviamo il regista Ketche, già conosciuto nel nostro Paese per Commedia romantica (2010) - un titolo, una dichiarazione d'intenti - che cerca di offrire un minimo di varietà alle situazioni che coinvolgono i protagonisti, risultando però spesso forzato e disomogeneo, anzi spesso gettando il sasso per poi tirare indietro la mano. La ricerca della commozione forzata e a tutti i costi è ulteriormente marcata da una colonna sonora a tema che sottolinea con note più o meno suadenti le sortite emotive del trio di personaggi principali, in procinto di capire di più su se stessi e sul legame che sta nascendo tra di loro. Non manca naturalmente il canonico voice-over, giustificato in parte al fine di introdurre i neofiti che non avessero visto il primo capitolo all'attuale status quo, e siamo certi che non sarà l'ultima volta che vedremo Can e Firat davanti allo schermo.

Conclusioni

Mentre il piccolo Can deve superare la perdita della madre, suo padre - scopertosi tardivamente tale - Firat affoga invece il lutto della donna amata nell'alcool. In buone mani 2 vede nuovamente i due protagonisti reduci dal drammatico evento che aveva chiuso il primo capitolo, in cerca di un nuovo equilibrio e di una figura femminile che possa essere salvifica per entrambi. Il leit-motiv da soap-opera melodrammatica che già aveva caratterizzato il precedente film viene nuovamente utilizzato all'insegna di un'emotività forzata e strappalacrime, priva di introspezione o sfumature degne di nota, per una storia dal target ben definito che non ha grosse pretese.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Il film ha certamente un suo target e appassionerà coloro che vivono a pane e soap-opera...

Cosa non va

  • ...ma tecnicamente, sia dal punto di vista registico che attoriale, è poca roba.
  • Sceneggiatura eccessivamente melodrammatica.
  • Un cast poco carismatico.