11 luglio 1982, 11 luglio 2002. Sono passati 40 anni dal trionfo dell'Italia di Enzo Bearzot ai campionati mondiali di calcio in Spagna. E per l'occasione, questa sera in prima visione assoluta su Rai1 alle 21.25 e in contemporanea in streaming su RaiPlay, arriva a raccontarci questa storia Il viaggio degli eroi, il documentario di Manlio Castagna che ricostruisce l'impresa dei campioni di Spagna con una struttura che riprende lo schema del viaggio dell'eroe (con la voce narrante di Marco Giallini). Un'impresa che l'eroe compie affrontando mille difficoltà e trovando la fiducia in se stesso. Uno degli eroi di Spagna 82 è Antonio Cabrini, e il suo momento di difficoltà è arrivato proprio all'ultimo atto, con quel rigore sbagliato sullo 0 a 0 contro la Germania Ovest. Alla presentazione del film, a Roma, un mese fa, in occasione della sua uscita in sala, è stato proprio Antonio Cabrini a raccontarci un aneddoto gustoso su quella partita. "È stato per colpa di Paolo Rossi" ci svela sorridendo. "Paolo, che era il terzo rigorista, mentre prendo la rincora mi passa dietro e mi dice: te la senti? A quel punto la sfiga più grande che uno può darti è quella". Come si può capire da questo racconto, che forse alcuni avranno già ascoltato e per altri è inedito, i campioni del mondo del 1982 sono ancora legatissimi da una grande amicizia e da un grande affetto per chi non c'è più, come Paolo Rossi, Gaetano Scirea ed Enzo Bearzot. Hanno una chat su WhatsApp, e hanno molta voglia di scherzare, proprio come gli amici della squadra di Coppa Davis che vi abbiamo raccontato qualche tempo fa. A proposito, è proprio Giancarlo Antognoni a scherzare su quel rigore. E lo fa partendo dal gol annullato contro il Brasile. "Quel gol mi ha pregiudicato la finale" racconta. "Volevo fare qualcosa di concreto la partita successiva, contro la Polonia, volevo fare gol, ho calciato e ho trovato il piede invece che il pallone. E mi sono pregiudicato la finale. I miei compagni mi hanno fatto questo grandissimo regalo. Forse Cabrini non avrebbe sbagliato il rigore perché il rigorista ero io".
Federica Cappelletti: "Tra Paolo Rossi e Bearzot c'era un rapporto padre-figlio"
A proposito di Paolo Rossi, è Federica Cappelletti, la moglie, a rappresentare il grande campione scomparso l'anno scorso. La storia di Rossi è quasi un film nel film, una storia chiave del rapporto che Enzo Bearzot aveva con i suoi giocatori, con Rossi in particolare. "Era un rapporto padre-figlio, come con tutti" racconta Federica Cappelletti. "In quel caso era più intimo perché Paolo aveva più bisogno degli altri. Bearzot ha creduto in lui anche quando c'era la squalifica. Gli aveva detto: allenati, preparati che ti porto in Spagna. L'ultimo incontro tra loro due è avvenuto ad Auronzo di Cadore, nel 2010: si sono incontrati, abbracciati, Bearzot disse che stava male, hanno parlato e si sono messi a piangere. Hanno parlato di tutti i compagni e Bearzot ha detto: mi avete regalato tanta felicità".
Bruno Conti: "Abbiamo sentito il mister urlare contro i giornalisti e abbiamo deciso il silenzio stampa"
Ma Il Viaggio degli Eroi non era partito affatto con toni festosi. E il film di Manlio Castagna lo racconta molto bene. Perché c'era tanto livore? "È successo prima di partire per il mondiale" racconta Bruno Conti. "Quell'anno Roberto Pruzzo era stato il capocannoniere e non fu convocato. Quando ci siamo ritrovati ad Alassio vedevamo Paolo Rossi un po' triste, e siamo partiti per questo mondiale. Dopo i primi tre pareggi i giornalisti hanno continuato a scrivere di tutto di più. E così siamo arrivati a fare quello che abbiamo fatto: abbiamo sentito il mister urlare contro i giornalisti e abbiamo deciso di fare il silenzio stampa". "È stata una gogna mediatica incredibile" continua "Ma poi abbiamo fatto quello che abbiamo fatto: abbiamo fatto parlare quello che parlava meno di tutti, Dino Zoff..."
Antognoni e Collovati: "Argentina e Brasile la svolta"
Nel percorso dell'eroe c'è un momento in cui l'eroe trova consapevolezza in se stesso. Per gli azzurri quando è avvenuto? "Dopo la partita con il Brasile abbiamo capito che avevamo la capacità di vincere il mondiale" racconta Giancarlo Antognoni. "Prima eravamo depressi, ci accusavano di non far quello che dovevamo fare. Argentina e Brasile ci hanno convinto. Dopo quelle due, qualunque squadra sarebbe arrivata sarebbe stata non dico facile, ma affrontabile". In quella partita con il Brasile, oltre ai tre gol di Paolo Rossi, c'è stata anche "la parata di Zoff su colpo di testa di Oscar, che è la parata del secolo" aggiunge Fulvio Collovati. Secondo lui "la partita decisiva è stata quella con l'Argentina, ci ha dato la forza di affrontare il Brasile". "La vittoria sull'Argentina di Maradona, è stata la partita che dato la svolta la possibilità di battere il Brasile" aggiunge. "Bearzot disse: adesso andiamo a battere il Brasile perché abbiamo battuto l'Argentina".
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Quella partita di Zoff, Bearzot e Causio con Pertini
Argentina, Brasile, poi Polonia e Germania. Ma c'è stata un'altra partita che è passata alla storia, quella sull'aereo presidenziale tra Zoff, Bearzot, Causio e il Presidente Pertini: la famosa partita a scopa. Ma chi vinse? "Lì abbiamo vinto tutti" ricorda Franco Causio. "Su quell'areo, davanti alla Coppa del Mondo, io e Bearzot contro Zoff e Pertini. A prescindere da chi vinse, abbiamo vinto tutti. Il Presidente si è arrabbiato perché il capitano ha fatto una mossa sbagliata". La presenza di Pertini è stato un momento fondamentale in quell'avventura. "Prima di lui sono passate altre autorità, ma non hanno avuto la nostra attenzione" ricorda Beppe Dossena. "Non era l'autorità, ma la persona che aveva la nostra riconoscenza. Qualcuno di noi ha cacciato fuori dallo spogliatoio qualcuno di importante. Tra noi c'erano tante cose, amicizia e solidarietà. Era una squadra di grandissimo talento, ma anche di persone che hanno preso in mano la propria vita: chi entrava nello spogliatoio per dire qualcosa riceva quello che aveva seminato".
Franco Selvaggi: "Cosa si prova a non giocare mai un minuto lo chiedono solo a me..."
Per capire che cos'era il gruppo degli azzurri di Spagna 82 è interessante anche ascoltare Franco Selvaggi, il giocatore che entrò nei 22 per sostituire Bettega, infortunato, e che non giocò neanche un minuto. Ma, con la sua allegria, era un cardine del gruppo. "Tutti mi chiedono: cosa si prova a non giocare mai un minuto?" esordisce. "Vorrei dire una cosa; ero a Milano dieci giorni prima dei mondiali e ho incontrato Bearzot, che mi disse: vuoi venire ai mondiali?" scherza, tra le risate generali. "Pare che mi abbia trovato per strada" continua, scherzando. "In realtà mi ha fatto esordire un anno e mezzo prima dei mondiali e c'ero quasi a tutte le convocazioni, e oggi si vede che se non superi le qualificazioni non vai ai mondiali. Ma la domanda "cosa si prova" la fanno solo a me... la dovrebbero fare a Baresi, a Massaro..." Bruno Conti racconta sempre che Selvaggi si è presentato al ritiro di Alassio senza le scarpe da calcio. "È una fake news" sorride Selvaggi. "Bettega era infortunato, Bearzot mi chiamò e mi disse: preparati. Io avevo giocato l'ultima partita contro la Fiorentina, ed ero a casa. Le scarpe le avevo a Cagliari, e partii da Bari perché sono di Matera. Da questa cosa si sono inventati il fatto che mi avessero detto: lascia a casa le scarpe perché non giocherai mai!". "Franco è stato determinante fuori dal campo" interviene Antonio Cabrini. "Mi sarebbe più piaciuto essere determinante in campo" conclude Selvaggi, con la ormai nota simpatia che lo contraddistingue. È proprio vedendo come questi campioni stanno insieme oggi che si capiscono tante cose di quell'Italia. Una grande squadra, ma soprattutto un grande gruppo di amici.
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