Mancava da undici anni con uno show tutto suo: questa sera Roberto Benigni è pronto a tornare su Rai Uno con Il Sogno, uno spettacolo in prima serata di cui si sa molto poco. Tranne che è stato annunciato con un'ospitata all'ultimo Festival di Sanremo, che è stato preceduto da una martellante campagna di spot, che l'evento sarà in diretta e che, oltre alla rete ammiraglia Rai, verrà trasmesso anche da San Marino RTV. A ulteriore conferma dell'importanza dell'evento poi, la serata sarà in Eurovisione.
Il Sogno: il nuovo show di Roberto Benigni

Ma che cos'è Il Sogno? Uno spettacolo che lo stesso Benigni ha così presentato all'Ariston, aprendo la quarta serata del Festival 2025: "Stupore, sorpresa, verità, bellezza: ci metterò tutta la mia gioia e il mio sentimento. Nel corso dello spettacolo si parlerà di noi, dell'Europa, del mondo, della nostra vita. Si parlerà delle nostre aspirazioni e soprattutto dei nostri sogni. E io sono un grande sognatore. E siccome, come dice il Poeta, i grandi sognatori non sognano mai da soli, sogneremo tutti insieme".
L'ultimo Benigni al Festival 2025

Carlo Conti si era riservato l'onore dell'annuncio: Benigni di nuovo in tv il 18 marzo. Quello stesso Carlo Conti che aveva ripetuto "non parliamo di politica" per tutto il tempo dell'ospitata e, piuttosto, s'era messo a duettare con Benigni sull'Inno del Corpo Sciolto. Esondando come nel suo stile infatti, l'ultimo Benigni a Sanremo ci ha ricordato che il comico lo sa fare ancora: "Hai bloccato l'Italia, dovresti fare il Ministro dei Trasporti", "Elon Musk interessatissimo all'Italia, ha già votato il vincitore: Giorgia", "Dammi retta a me, ci sarà per diversi anni (Giorgia): te lo dico io, che di musica me ne intendo", il vizio italico di salire sul carro del vincitore. Infine, la vicinanza a Mattarella dopo la reazione del Cremlino alle parole del nostro Presidente della Repubblica.
A margine, per chi non lo ricordasse: Mattarella aveva tenuto un discorso all'università di Marsiglia in cui aveva paragonato l'aggressione russa all'Ucraina alle guerre di denominazione dell'Europa del Terzo Reich. Alcuni giorni dopo la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva bollato quelle parole come "invenzioni blasfeme" e, in seguito, minacciare che quelle parole non sarebbero rimaste senza conseguenze.
Un Benigni che somiglia al vecchio toscanaccio

Certo, il Roberto Benigni visto al Festival non sarà stato quello del Wojtylaccio, ma non è nemmeno quello che ci siamo abituati a sentir decantare Dante o la Costituzione più bella del mondo. Non era quello che a Fantastico 10 chiedeva a Berlusconi, "brutto maiale", dove prendesse tutti i suoi soldi, ma era sicuramente un Benigni uscito dalla divulgazione culturale per assestare qualche zampata sull'attualità.
Di certo è ancora quello che saliva sulle poltrone del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, si faceva tenere da Steven Spielberg, e andava a prendersi l'Oscar saltellando a piè pari sul palco perché, porca miseria, è così che si accetta un riconoscimento enorme come l'Oscar, non con quei ringraziamenti imbalsamati di chi sta aspettando il proprio turno alle Poste. Se non un ritorno in piena forma del toscanaccio che fu, la presentazione sanremese lascia quantomeno sperare in qualcosa che ce lo ricordi. Un Roberto Benigni che esce dai confini delle parole scritte per andare a briglia sciolta, con la sua capacità di prendersi la scena e l'amore del pubblico.
Gli ascolti e le critiche

L'ultimo programma televisivo di Roberto Benigni è stato I dieci comandamenti, dedicato alla lettura delle tavole contenute nel Vecchio Testamento. Lo show risale al 2014, due serate nel periodo natalizio che tennero davanti allo schermo più di 9 milioni di telespettatori. Come tutti gli altri show del comico del resto, sempre caratterizzati da ascolti altissimi. Perché a Benigni riesce di essere colto e nazionalpopolare allo stesso tempo, giocoso come un fanciullo e impegnato quando vuole alzare il livello. Rincorrere Pippo Baudo in uno studio televisivo così come decantare i versi del Sommo Poeta: tutto coesiste, tutto nella stessa persona.

I puristi della satira gli rimproverano di essersi venduto ai buoni sentimenti, di aver rinunciato a spettinare il potere; i puristi dei testi invece, di non essere sufficientemente filologico.
Risultato? Nessuno sembra mai apprezzare, o comunque in pochi, gli spettacoli di Benigni. Salvo poi far sghignazzare i vertici Rai per lo share che sale.
Sarà la brutta abitudine italiana di non riconoscere le nostre eccellenze, ma qui il cerchio si chiude. Da questo punto di vista infatti, Roberto Benigni è perfettamente simile al vecchio nemico, quel "maiale" che non si sapeva dove prendesse i soldi: a parole nessuno lo votava, e poi ogni volta, ce lo ritrovavamo Presidente del Consiglio a raccontare barzellette sulle mele.