Il saluto della Band
Martin Scorsese possiede un'immensa conoscenza non solo della storia e dell'arte cinematografica, ma anche della musica, con la quale si è rapportato più volte nel corso della sua carriera, dal montaggio effettuato per il celebre Woodstock all'episodio Dal mali al Mississipi diretto per il ciclo The Blues, da New York, New York - con Robert De Niro e Liza Mannelli - a L'ultimo valzer.
Già Woodstock - Tre giorni di pace, amore e musica (di Wadleigh) documentario sul più grande raduno di musica rock della storia, svoltosi nell'agosto del 1969 a Benthnal, nello Stato di New York, aveva rappresentato la quintessenza e l'apoteosi del cosiddetto "rockumentary", prodotto dell'intreccio -sempre più pervasivo- tra establishment cinematografico e industria discografica. Ricco di suggestioni sul piano storico-sociologico, Woodstock ha certamente influito sulle soluzioni registiche che Scorsese ha poi adottato ne L'ultimo valzer, realizzato alla Winteerland Arena di San Francisco il 25 novembre del 1976.
L'occasione, veramente unica per gli amanti del rock, è l'ultima esibizione, prima del definitivo scioglimento, del complesso nordamericano "The Band", storico gruppo di supporto di Bob Dylan composto da Rick Danki, Levon Helm, Garth Hudson, Richard Manuel e Robbie Robertson (chitarra solista e canto).
Con 16 macchine da presa in 35mm e 24 piste sonore, il regista italo-americano immortala l'evento, inserendovi in fase di montaggio frammenti di interviste ai componenti della band e tre numeri musicali, girati in un secondo momento in un teatro di posa.
Il racconto degli esordi e degli anni vissuti insieme in tournèes fanno da contrappunto alle canzoni che la Band esegue in duetto con gli amici e i collaboratori di sempre: Bob Dylan, Neil Young, Eric Clapton, Joni Mitchell, Ringo Starr, Neil Diamond e Van Morrison.
La gerarchia che vuole l'immagine dominare sulla componente sonora di un film viene completamente soverchiata ne L'ultimo valzer: l'abilità registica di Scorsese è tutta al servizio della celebrazione del ritmo e della melodia, sebbene l'atmosfera sia pervasa da una palese nostalgia. L'uscita di scena di un piccolo, ma solido, tassello del mosaico musicale degli anni Settanta sancisce, infatti, la fine di un'epoca di sogni e di ondate rivoluzionarie ormai scemate.
L'ultimo valzer è un prezioso archivio di memorie capace di testimoniare un momento nevralgico di cambiamento per l'intero sistema musicale, al quale sarebbe seguito un nuovo modo di creare, vendere e promuovere la musica, anche in relazione al pianeta cinematografico, oggi sempre più dipendente dalla componente sonora.