A quattro anni di distanza da Into the Woods, Rob Marshall ed Emily Blunt tornano a lavorare insieme in un musical, ma non un musical qualsiasi: in uscita in Italia il 20 dicembre è in sala Il ritorno di Mary Poppins, sequel del film originale del 1964, con l'attrice inglese che raccoglie il testimone dorato di Julie Andrews, che per la sua interpretazione della tata più famosa del cinema vinse un Oscar.
Eguagliare il primo Mary Poppins, film che ha cresciuto diverse generazioni, non è per nulla facile - ne abbiamo parlato anche nella nostra Recensione de Il ritorno di Mary Poppins - e Rob Marshall ha immediatamente accantonato questa idea, essendo egli stesso un accanito fan del film del '64, come ci ha detto a Londra: _"La prima volta che l'ho visto avevo quattro anni: ero nato quando è uscito e questo fa di me il più vecchio di tutti quelli in questa stanza, ma per me è stato un evento epocale vedere questo film su un grande schermo. I miei genitori hanno portato tutta la famiglia al cinema e non ricordo i dettagli precisi, ma ho ancora ben presente la sensazione di essere in una sala, la sensazione di meraviglia, la magia, i colori, la musica, i balli, tutto.
Mi ha segnato a vita: è stato l'inizio del mio amore per il musical: l'anno dopo è uscito anche Tutti insieme appassionatamente, poi My Fair Lady, Oliver!, tutti questi film fantastici... Il ritorno di Mary Poppins è un omaggio ai musical della mia giovinezza. Tutti questi film hanno sempre un'overture e sapevo che ne volevo una anche io, perché questo è un musical originale: volevo che il pubblico avesse un assaggio di ciò che lo aspetta."_
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Come mai ha quindi deciso di fare un sequel? "Perché me l'ha chiesto la Disney!" ci ha risposto ridendo, proseguendo: "Sapevano del mio interesse per Mary Poppins, ma non ho mai pensato che fosse una possibilità concreta. Conoscevo i libri, sapevo che c'era tanto materiale, ma P.J. Travers è sempre stata molto protettiva nei confronti delle sue storie. Quando la porta si aperta un po', credo grazie a Saving Mr. Banks, sono venuti da me e sono stato preso dal panico. Ho pensato: attento a ciò che desideri! Ma allo stesso tempo mi sono detto: se proprio qualcuno deve fare questo film voglio essere io. Volevo essere sicuro che lo spirito del primo film fosse protetto, perché stavamo per fare un musical originale, basato su una nuova storia. Volevo affrontare il film con passione, amore e cura. Poteva succedere facilmente di ritrovarsi di fronte a un film folle, in cui Mary Poppins canta Let it go: il primo film è davvero molto importante per me, quindi volevo mantenerne il tono e lo spirito."
Mary Poppins torna per un buon motivo
Da amante del primo Mary Poppins, come si reagisce quindi quando la Disney ti chiede di fare il sequel del film che ha segnato la tua infanzia? "Disney sapeva di essere in buone mani, perché era a conoscenza della mia passione. Non volevo che la paura mi guidasse, non posso lavorare così: ho quindi lasciato andare la pressione, perché sapevo che in realtà veniva da buone intenzioni. Sapevo di voler realizzare qualcosa di speciale e l'ho fatto tornando ai libri. Ambientare il film all'epoca dei romanzi mi ha aiutato molto: siamo nel 1935, durante la Grande depressione, nel libro questa sensazione è forte, i Banks sono al verde, la casa al numero 17 di Cherry Tree Lane è la casa più logora della strada, la signora Banks deve scegliere se aggiustare la dimora o avere figli... C'è un forte senso di depressione, che ho trovato molto attuale. Siamo in un momento difficile e fragile, quindi ho sentito la storia molto vicina, anche perché parla di perdita, sopratutto per i personaggi di Michael e Jane, che vediamo adulti e hanno quindi perso l'infanzia, il senso della meraviglia e soprattutto un membro della famiglia. Volevo esplorare come ci si riprende da una perdita del genere: ci voleva davvero un buon motivo per far tornare Mary Poppins in questa famiglia!"
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Fare un remake di Mary Poppins non avrebbe avuto senso
Il remake (in live action) di La bella e la bestia è stato un grandissimo successo, nel 2019 usciranno anche quelli di Aladdin, Dumbo e Il re leone, quindi come mai per Mary Poppins Disney ha deciso di non fare un remake ma di fare invece un sequel? Secondo Marshall: _"Non avrebbe avuto senso fare un remake del primo: è perfetto com'è, in più ci sono otto libri da cui trarre ispirazione, c'è moltissimo materiale, tanti personaggi e avventure... È stata una scelta logica portare avanti la storia e ambientarla in un'altra epoca.
Abbiamo omaggiato il primo film inserendo degli elementi precisi, come l'utilizzo dell'aquilone, ci siamo ispirati ai libri, la scena di quando Mary e i bambini entrano nel vaso viene da lì, e poi ho trovato degli elementi che sentivo miei, come il ballo con i lampionieri. Abbiamo cercato di dare un tono realistico alla nostra pellicola, girando il più possibile in location: volevo che la città sembrasse davvero la Londra della Grande depressione, in opposizione alla grande fantasia di Mary Poppins. Spero che i due mondi si siano fusi: questo film è dedicato al bambino che è dentro tutti noi, volevo mostrare come a volte sia fondamentale portare fantasia e magia a una realtà grigia. Non c'è niente di male a tornare bambini e gioire di piccole cose come un palloncino._"
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La spettacolare sequenza animata di Il ritorno di Mary Poppins
Uno dei momenti più alti di Il ritorno di Mary Poppins è la sequenza animata, che vede Mary e i piccoli Banks entrare dentro un vaso amato dalla madre: quanto abbiamo bisogno di un nuovo classico di animazione Disney che sia finalmente disegnato a mano e non realizzato in computer grafica? "Amo l'arte dell'animazione in 2D" ci ha detto il regista, continuando: "Ho usato me stesso come barometro, mi sono chiesto: cosa vorrei vedere? Ricordo sempre con gioia le sequenze animate del primo film, quindi volevo che ci fosse una scena disegnata a mano anche in questo: è nel DNA di Mary Poppins. Alla Disney sono stati molto comprensivi: mi hanno assecondato, anche se l'animazione classica è molto più costosa e ci vuole più tempo per realizzarla, ma hanno capito che era importante. È una scena di quindici minuti, che abbiamo potuto realizzare grazie a molti animatori ormai andati in pensione: è un'arte che si sta perdendo, purtroppo. Per fortuna, durante la lavorazione del film, diversi giovani artisti hanno espresso interesse nell'imparare questa tecnica e questo è incoraggiante. È stato molto difficile realizzarla, infatti è la prima cosa che abbiamo fatto: montavo mentre giravo, in modo da poter immediatamente dare il materiale agli animatori."
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Mary Poppins ci dà speranza
Oltre alla sequenza animata "alla vecchia scuola", che cosa altro ha messo di personale Marhall in Il ritorno di Mary Poppins? "Sento che questo è il film più personale che ho fatto: ritrovare il senso di meraviglia di quando siamo bambini per me è un valore profondo. Gli adulti vedono la vita con occhi stanchi, mentre i bambini sono naturalmente pieni di entusiasmo. Ritrovare quella gioia e senso di speranza, soprattutto in questo momento storico, per me è fondamentale. Altrimenti non avrebbe senso alzarsi la mattina. Era ora che Mary Poppins tornasse, per dare un messaggio di speranza al mondo."