Tutto è partito dal corto di diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia. "A scuola mi dissero che era troppo lungo, durava 27 minuti. Per quel racconto la forma del cortometraggio era un po' stretta, quindi ho subito ricontattato lo sceneggiatore e gli ho proposto di tirarci fuori un film. Dopo ho portato l'idea del soggetto in Fandango. Era una storia che prometteva tanto e spero abbia mantenuto la promessa di avventura comica del corto". Così Francesco Fanuele racconta il suo esordio alla regia, Il Regno, film disponibile dal 26 giugno sulle principali piattaforme streaming (iTunes, Google Play, Chily, Sky Primafila, Rakuten, CGHV, Huawei, Infinity, TIMVISION e #iorestoinSALA) con Stefano Fresi e Max Tortora a fare da mattatori per un'ora e mezza di commedia grottesca, ricca di riferimenti alla contemporaneità e con in testa gli echi di Non ci resta che piangere e L'armata Brancaleone, come rivela lo stesso regista.
Un mix di ingredienti che è bastato a convincere Domenico Procacci a sposare il progetto: "La formula del corto che poi diventa film non è nuova, capitò anche con Gabriele Muccino. Il corto ti dà l'idea di ciò che puoi sviluppare da quell'embrione di storia e di come potrebbe lavorare il regista; per un produttore e un bell'aiuto per capire se imbarcarsi o meno nel progetto". Un esordio originariamente destinato alla sala, e che in questo periodo di ripartenza decide comunque di passare dall'on-demand: "Come quello di ogni esordiente il mio sogno era la sala e all'inizio l'idea di uscire direttamente online non mi entusiasmava, sarei falso se dicessi il contrario. Poi ho imparato a riconoscere i lati positivi e le opportunità di un'uscita di questo genere, figlia del presente e del nostro tempo, è un diverso tipo di fruizione dell'esordio. E non è escluso che il film possa arrivare in sala in un secondo momento", precisa Fanuele.
Una commedia in costume e la nostalgia del passato
Ne Il Regno il protagonista Giacomo (Stefano Fresi) si ritrova ad ereditare suo malgrado il Regno del padre (morto da poco): una vera e propria comunità di persone che ormai da trent'anni ha scelto di tornare a una vita più umile, modesta, libera dalle tasse, dalla tecnologia e dagli assilli della vita a cui la modernità li ha costretti. Un villaggio medioevale che vive di baratto e feudalesimo. Nostalgia per le epoche passate? Per Fresi sicuramente. "Sono molto nostalgico, il mio paradiso ideale dopo la morte sarebbe poter rivisitare tutto il passato scegliendo diverse epoche. Mi piacerebbe molto rifugiarmi in tempi che in parte conosco, venendo da una famiglia delle campagne sarde. A casa di mia nonna fino a quando ho avuto cinque o sei anni non c'era neppure la corrente elettrica, l'acqua calda è arrivata solo due anni fa con un scaldabagno che l'abbiamo convinta a comprare. Ci sono cose che spesso ti costringono a recuperare un senso di appartenenza al luogo e di tempo dilatato; la mia solitudine d'infanzia in quelle due ore in cui tutta la famiglia dormiva e avevo a disposizione un mondo, è per me irrinunciabile, è stata la madre di molti sogni che mi hanno portato a essere la persona che sono".
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Dello stesso avviso Max Tortora, che nel film è l'avvocato Sanna: "L'assenza di tecnologa in gioventù mi ha permesso di soffrire meno per amore; i rifiuti amorosi erano infatti attenuati dal fatto che qualcuno rispondesse al posto della persona interessata e quando dall'altra parte ti dicevano 'Non è ancora rientrata', dovevi crederci per forza, non potevi controllare su whatsapp. Negli anni '70 vivevo meglio, ero meno controllato e più libero, nessuno si preoccupava se rientravo un'ora dopo, oggi paradossalmente ci si preoccupa di più nonostante il maggior controllo. Nel film invece ho avuto la possibilità di vivere ciò che desideravo, cioè una percezione del tempo più lenta, senza scadenze". Non è diverso per il regista Francesco Fanuele: "Una delle idee del padre del protagonista era tornare a un'epoca e a un tempo in cui i rapporti erano più veri e le giornate erano scandite da eventi più naturali, come le passeggiate o il pasto. Poi si scoprono le magagne di un'idea del genere, il Regno è un luogo che ha in sé molte contraddizioni come solo la chiusura può avere. Il recupero della lentezza è stata la tematica centrale del film sin dall'inizio".
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I personaggi e la solitudine dell'uomo di potere
Giacomo è un uomo destinato alla solitudine sia nel presente che nel Regno medioevale in cui si ritrova per una strano scherzo della vita, "un personaggio molto profondo che racconta una grandissima solitudine. È un uomo abbandonato dal padre, non ha una donna, la madre è morta e fa un lavoro emblematico: quello dell'autista, un solitario per antonomasia, basta pensare al cartello 'vietato parlare al conducente'. Sceglie di passare dal trono dell'Atac a quello del regno strampalato ereditato dal padre, ma solo per scoprire che anche lì dove lui sta sopra e gli altri sotto continuerà a essere solo. La solitudine e il disagio attraversano la vita di chiunque", dice Fresi. Ad accompagnarlo in questo viaggio è il fedele avvocato Sanna: "Ogni personaggio del film ha una sua anima, un cuore e una sua umanità - dice Max Tortora - . Nel mio caso ho avuto la possibilità di mostrane l'ambivalenza: Sanna è indeciso tra il restare fedele al suo padrone e la curiosità di un mondo esterno e una tecnologia che non ha mai vissuto".