Il Re, Luca Zingaretti sulla serie Sky: “Montalbano direbbe: minchia che personaggio!”

La video intervista a Luca Zingaretti, protagonista della serie Sky Original Il Re, in cui è il direttore del carcere San Michele: più che un tutore della legge un piccolo tiranno.

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Il re: una foto di scena

Il Re, prison drama con protagonista Luca Zingaretti, è su Sky Atlantic e NOW dal 18 marzo. La nuova serie Sky Original, creata da Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernardo Pellegrini, Massimo e Reale, Davide Serino, racconta la storia di Bruno Testori, diretto del carcere San Michele.

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Il re: Luca Zingaretti in una scena

Il San Michele è un ambiente duro, dove vengono mandati i criminali più difficili: questo perché Bruno Testori più che un direttore è un piccolo tiranno, che ha creato un suo microcosmo all'interno del penitenziario. Quando il suo storico collega Nicola viene ucciso, nel San Michele parte un'indagine parallela a quella della polizia per scoprire l'assassino.

Dopo anni da eroe positivo come commissario Montalbano, Luca Zingaretti cambia completamente registro: l'attore in Il Re ha un ruolo ambiguo, da antieroe, se non proprio da villain. Il suo Bruno Testori è un uomo che si immerge nell'abisso e ci sguazza letteralmente. Una sorta di fusione tra Vic Mackey di The Shield e il colonnello Kurtz di Marlon Brando in Apocalypse Now. Ne abbiamo parlato con Zingaretti in persona, incontrato a Roma.

Il Re: la video intervista a Luca Zingaretti

Il Re, la recensione: Un Luca Zingaretti intenso in un prison drama solido e crudo

Il Re: Luca Zingaretti come il colonnelo Kurtz di Marlon Brando

Questo personaggio ricorda il colonnello Kurtz di Marlon Brando in Apocalypse Now e Vic Mackey di The Shield. Ti sei ispirato a loro? Com'è interpretare un personaggio che guarda l'oscurità e scopre di amarla?

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Locandina di Il re

Sì, questo personaggio mi ricorda il colonnello Kurtz. Senza fare degli irrispettosi confronti, me lo ricorda perché hanno un percorso simile. Kurtz, mandato a fare una missione, in mezzo all'orrore della guerra si perde e diventa un'altra persona. È un po' lo stesso percorso di Bruno: un uomo normale, come potremmo essere noi, mandato a fare una missione particolare che diventa un'ossessione. Un'ossessione che rovina la sua vita, perché a un certo punto perde la bussola dei suoi comportamenti.

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Il re: una scena con Luca Zingaretti

Parli di ossessione: Bruno in effetti dorme in carcere, preferisce stare lì che con la sua famiglia. Secondo te come si fa a gestirle e quanto invece sono interessanti quando appartengono a un personaggio?

Non so come si faccia a gestire un'ossessione. L'ossessione è un'ossessione. Quando viene devi solo sperare che duri poco. Per un attore interpretare un ruolo come questo è una manna: dà talmente tante frecce al tuo arco che è un piacere. Bruno è un personaggio pieno di chiaroscuri, di contraddizioni, di conflitti, di colori. Quindi devi solo scegliere con cura che cosa sottolineare e cosa no.

Il Re: l'interpretazione molto fisica di Luca Zingaretti

In Montalbano lavori molto sulla voce, sui dialoghi del personaggio. Qui invece sono più importanti i silenzi e soprattutto la recitazione col corpo: sei molto fisico in questo ruolo. Come ci hai lavorato?

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Il re: un'immagine della serie

È stato divertente perché era una cosa che mi ero prefissato. Qui c'è un non detto, una rabbia inesplosa. Un andare da una parte ma allo stesso tempo andare dall'altra. Una sorta di immobilismo apparente che volevo uscisse fuori da questo personaggio. È stata una preparazione scaturita da una scelta razionale: avevo ben chiaro in testa quello che volevo da questo personaggio. Come lo chiamano gli inglesi è "stage business": trovare quello che tu vuoi esca dal personaggio.

Il Re: la rabbia sociale nella serie Sky

Questa cosa della rabbia è molto interessante: la rabbia sociale è esplosa in questi ultimi anni. Non soltanto nei cittadini comuni, ma anche nelle persone di potere, che in teoria dovrebbero rimanere calme. In questo senso la serie secondo te è molto attuale?

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Il re: Barbora Bobulova in una scena

Il carcere è il luogo della rabbia sociale. Proprio perché vengono rappresentati lì dentro tanti gruppi etnici, il tutto in una sorta di ring molto ristretto, in cui sei costretto a vivere fianco a fianco anche se ti detesti. La rabbia è sempre frutto di una paura. In questi due anni e mezzo siamo stati tutti molto impauriti: c'è stata un'aria da fine mondo, non sapevamo che cosa succedesse. Adesso, quando finalmente pensavamo di vedere la luce è successa quest'altra cosa terribile che è la guerra in Ucraina. Quindi è vero quello che dici, c'è stata un'esplosione di rabbia: le persone in giro sono rabbiose proprio perché hanno paura. Secondo me la cura a tutto questo è tornare a essere gentili. Non c'è rabbia che non si sgretoli di fronte a una carezza. Bisogna in qualche modo interrompere questa rincorsa alla rabbia.

Cosa direbbe Salvo di Bruno secondo te?

Minchia che personaggio!