Il terzo film Netflix presentato a Venezia 2019 è Il Re, ambizioso adattamento dell'Enrico V di Shakespeare diretto da David Michôd. Il lungometraggio, che ha come protagonista il giovane ma già lanciatissimo Timothée Chalamet, rielabora e reinterpreta il testo teatrale a cui si ispira, dando vita ad un opera assolutamente originale ed interessante. Se nei panni di Enrico V eravamo abituati a vedere attori più maturi del calibro di Laurence Olivier e Kenneth Branagh, Chalamet è perfetto per il suo ruolo ne Il Re, in cui, tra i temi portanti, troviamo il peso del potere acquisito in giovane età e il bisogno di emanciparsi dall'ombra dei propri predecessori. Alla conferenza stampa per la presentazione del film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione de Il Re - abbiamo incontrato il regista ed i membri del cast, che vanta, oltre a Chalamet, Joel Edgerton (che ha coscritto insieme a Michôd la sceneggiatura), Sean Harris, Tom Glynn-Carney, Lily-Rose Depp, Robert Pattinson e Ben Mendelsohn.
Uno Shakespeare moderno
La conferenza non poteva che aprirsi parlando di come Il Re sia un film piuttosto anomalo se confrontato con gli adattamenti più conosciuti delle opere di Shakespeare. L'idea per questo lungometraggio Netflix, che del testo teatrale fa suoi solo alcuni degli elementi più importanti, nasce dall'amicizia tra David Michôd e Joel Edgerton, che già avevano lavorato insieme ad Animal Kingdom. Joel ci racconta che: "Non volevo rifare Shakespeare, la mia intenzione era quella di rappresentare nel film l'ambizione di un uomo che vuole diventare re. Insieme a David volevamo ricreare il passato ma manipolarlo e raccontare la nostra storia." Devid interviene poi spiegando al pubblico che: "Se Joel non mi avesse parlato della sua idea non mi sarebbe mai venuto in mente di fare un film su Enrico V, oltretutto un film di ambientazione medioevale."
Che cosa ha spinto Timothée Chalamet a diventare Enrico V? La sfida che un ruolo del genere rappresenta: "La cosa più eccitante nell'interpretare Henry è stata la difficoltà che un ruolo come questo inevitabilmente comporta. E' stata una sfida. Per un personaggio così volevo un regista di cui mi fidavo, per Il Re ho lavorato con attori fantastici, è stata una fantastica opportunità. Voglio fare progetti che siano sempre così stimolanti: sto ancora imparando e voglio continuare a migliorare."
Una memorabile battaglia nel fango
La discussione si sposta poi su quella che è una delle scene più incisive ed indimenticabili del film: la battaglia di Azincourt. Lo storico scontro, in cui strategia militare e condizioni meteorologiche vantaggiose favorirono inaspettatamente l'esercito inglese, è forse il momento più emozionante della pellicola. La scena, secondo autori ed interpreti, tra tutte è quella che ha richiesto più tempo e lavoro: "Per girarla ci abbiamo messo quasi tre settimane" racconta Joel Edgerton, "è stata una scena estremamente ambiziosa, abbiamo dovuto usare tantissime comparse e cavalli per poterla realizzare, è stato un lavoro enorme. Anche recitare l'intera sequenza è stato faticoso e sfibrante, al tempo stesso però è stato veramente bello, eccitante, mi rendo conto che abbiamo realizzato qualcosa di incredibile." Anche Timothée interviene: "Non avevo mai fatto niente di simile in un film, non avevo mai fatto un lavoro fisico, di stunt, di questo tipo."
Il fardello del potere
Uno degli obiettivi de Il Re è quello di rappresentare come il peso del potere possa influenzare chi se fa carico, soprattutto se si tratta di persone molto giovani, come quelle che vediamo nel film. Lily Rose Depp, che interpreta Caterina di Valois, ci racconta che ha scelto questo ruolo proprio per il modo che ha di rappresentare le donne di potere, cosa piuttosto anomala per l'epoca, e dice: "Il mio personaggio guadagna potere con calma, forza e molta sicurezza in se stessa, penso sia un messaggio molto significativo per chi guarda."
Timothée Chalamet continua dicendo: "Uno degli aspetti che volevamo esplorare era cosa volesse dire per persone così giovani avere così tanto potere. E' qualcosa di nuovo. Nelle produzioni di opere di Shakespeare non è comune utilizzare attori molto giovani, ma sarebbero senza dubbio più adatti per quel tipo di testi. C'è qualcosa di strano, anomalo, nel fatto che dei ragazzini possano detenere così tanto potere."