Recensione Malavoglia (2010)

L'intento di rievocare il caposaldo della letteratura di Verga, a uso e consumo delle nuove generazioni, si risolve purtroppo in un adattamento schematicamente scolastico, dove qualche buono spunto di sperimentazione naufraga in un'attualizzazione troppo semplicistica.

Il rap di Padron 'Ntoni

"Fare un film partendo da uno dei romanzi più importanti della letteratura europea, dal quale Luchino Visconti ha tratto uno dei capolavori della storia del cinema è una sfida che fa tremare i polsi", dichiara Pasquale Scimeca che, folgorato sulla via di Giovanni Verga, dopo la trasposizione di Rosso Malpelo decide di buttarsi a capofitto nella resa cinematografica di quello che è sicuramente il più complesso esemplare della letteratura verghiana, i Malavoglia. Tuttavia, in questo secondo adattamento il regista siciliano decide di perseguire la strada dell'attualizzazione, visto che di famiglie Malavoglia è ancora pieno tutto il Meridione. E così la casa del Melo non si trova più ad Acitrezza, bensì a Porto Palo, la punta meridionale della Sicilia. Qui giunge un immigrato clandestino, Alef, che viene immediatamente ribattezzato dai locali Alfio e, nonostante sia uno "schiavo musulmano", viene accolto da 'Ntoni quasi come un fratello. Per il resto le sciagure della genealogia Malavoglia continuano a riproporsi anche a secoli di distanza con la medesima ineluttabile drammaticità, scandite sempre dall'ondivagare della Provvidenza: Bastianazzo è inghiottito dal mare, la moglie Maruzza perde la testa, 'Ntoni decide di varcare lo stretto di Messina per trovare lavoro, mentre Lia si mette sulla cattiva strada con un presunto spacciatore. A trattenere la famiglia dalla deriva rimane sempre il capostipite Padron 'Ntoni: i suoi estratti di saggezza popolare vengono, questa volta, condensati al ritmo di una colonna sonora rap, composta dal nipote 'Ntoni con il computer.


L'intento di incuriosire i giovani, invogliandoli alla lettura del caposaldo di Verga, magari instillandogli anche il germe della multiculturalità, è in sé encomiabile. La trasposizione di Scimeca, però, più che pedagogica è scolastica: schematica nello svolgimento e nella sua programmatica attualizzazione a tutti i costi, che però si traduce in mera semplificazione. Non basta qualche spunto di sperimentazione (il prologo di Verga narrato nell'incipit del film, gli innesti documentari, la mise en abyme dello scrittore Vincenzo Consolo, che entra nella storia dialogando con Padron 'Ntoni) a salvare dal naufragio i Malavoglia. Del resto condensare la complessa cosmogonia di Verga nelle stringate rime di un rap contemporaneo è un'operazione irriducibile già in partenza.