Il ragno cammina all'indietro
Si è rotto qualcosa, nel meccanismo finora oliato e preciso della serie cinematografica dedicata all'Uomo Ragno. Cosa esattamente non è dato saperlo, fatto sta che Spider-Man 3 non è solo il film più debole della trilogia ma un brusco e repentino passo indietro per tutta la serie.
Tutti quelli che erano i punti di forza dei primi due film (e del secondo capitolo soprattutto) sono qui assenti o rovesciati e Spider-Man 3 è prolisso e confuso, ma soprattutto superficiale nel descrivere una storia e dei personaggi: tre villain ad esempio sono troppi, e non se ne sono curate affatto le psicologie così come avvenuto ad esempio con l'esemplare Dottor Octopus di Alfred Molina; per non parlare della macchietta cui si è ridotto il personaggio di Gwen Stacy.
Il problema della caratterizzazione psicologica dei protagonisti è proprio il nodo centrale di tutto il film - paradossale se si pensa che almeno sulla carta e nelle intenzioni dei realizzatori era l'elemento centrale e più importante. A partire dalla crisi tra Peter e Mary Jane, epicentro di un presunto terremoto destinato a scatenare un effetto domino al quale prenderanno parte Harry Osborne - che userà Mary Jane per vendicarsi di Spider-Man e Venom - che prima cavalcherà la frustrazione di Peter e poi quella di Eddie Brock verso lo stesso Parker. Questo insieme di crisi, vendette e frustrazioni, cui si aggiungono le istanze rappresentate dall'Uomo Sabbia, la cui vera identità è quella del reale omicida dello zio Ben, rappresentano un insieme confuso e mai realmente approfondito, la cui superficialità emerge in modo dirompente nella caratterizzazione che Sam Raimi e Tobey Maguire hanno dato al Peter Parker "incattivito" dal contagio del simbionte alieno, così come del manifestarsi della sua incrementata autostima in maniera voluta ma eccessivamente grottesca.
In un contesto di questo genere perde anche di efficacia quello che poteva risultare l'elemento politicamente più interessante di tutto il film, con uno Spider-Man eroe all american che si dimostra pronto al perdono, anche nei confronti di nemici generati da lui stesso o dal sistema.
Certo, rimangono alcune spettacolari scene d'azione, i soliti divertenti siparietti con protagonista J.J. Jameson, il cameo di Bruce Campbell; ma questo non basta a togliere l'impressione di un film nato ambizioso e realizzato svogliatamente. Forse è vero che Maguire ha ceduto al film solo per soldi, o forse Raimi avrebbe bisogno di tornare a progetti più piccoli o indipendenti per un ritrovare quell'efficacia dimostrata fino a Spider-Man 2.