Per Gabriele Salvatores Lucca Comics & Games è diventato un appuntamento fisso. L'atmosfera avventurosa della manifestazione ben si sposa con il suo spirito pionieristico. Il regista, di buon umore, commenta scherzosamente la bufera che si sta abbattendo sul cinema a seguito delle denunce di molestie da parte di attrici e attori, molestie che toccano anche l'industria italiana e afferma ridendo: "Se andate sui social, qualcuno ha già scritto 'Anche Salvatores denunciato da una velina'".
Poi si fa serio e aggiunge: "Queste cose succedono in ogni ambiente, nell'università, negli ospedali, negli uffici, ma nel cinema fa più notizia. Non dimentichiamoci che a un certo il Parlamento italiano ha scelto di credere che Ruby fosse davvero la nipote di Mubarak. Ben venga questo momento per combattere l'abuso di potere a scopo sessuale, ma attenti alle connivenze".
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Non un sequel, ma una saga
A Lucca Gabriele Salvatores è tornato con uno scopo ben preciso, lanciare la corsa de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, film di supereroi italiano tutto italiano il cui primo capitolo ha aperto la strada, seppur indirettamente, al successo di Lo chiamavano Jeeg Robot. Quando gli ricordano che lui è un premio Oscar puntualizza: "L'Oscar è il premio dell'industria americana, ci sono film bruttissimi che lo hanno vinto. A me interessa fare sempre cose nuove. Quando possiedi un super potere devi usarlo, per me l'Oscar è un superpotere così ho provato a esplorare territori nuovi del cinema italiano. Finalmente ci stiamo affrancando da genitori ingombranti come il neorealismo e la commedia all'italiana per sperimentare altre vie".
In questo caso l'esperimento è riuscito. Pur dividendo nei giudizi, Il ragazzo invisibile ha conquistato una fetta di pubblico, affascinato dalla storia del piccolo Michele e degli speciali, sorta di X-Men all'italiana di cui il ragazzo fa parte. "Ci piaceva l'idea di un sequel" commenta Salvatores "ma per molti, finanziatori compresi, era improbabile. Eppure il pubblico, vinta l'iniziale diffidenza, è andato al cinema. Il film ha vinto l'EFA, l'Oscar europeo nella categoria film per ragazzi, ed era la prima volta che l'Italia partecipava. Così siamo andati avanti, ma voglio specificare che questo non è un sequel, è il secondo capitolo di una saga".
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Un buildungsroman crossmediale
Avevamo lasciato Michele alla prese con la scoperta delle proprie origini e con la gestione del proprio potere. Come lo ritroveremo al cinema (a partire dal 4 gennaio) dopo tre anni? "Cresciuto. Tra tredici e diciassette anni le cose cambiano e Michele, come il suo interprete Ludovico Girardello, è diventato grande come capita a tutti". Senza fare spoiler, Gabriele Salvatores accenna alla presenza, nel film, della sorella di Michele, Natasha, che abbiamo intravisto alla fine del primo capitolo. "La dimensione del racconto si amplia. Sappiamo che Michele ha una sorella e questa sorella irrompe in scena in modo esplosivo. Come dire, ha un carattere 'infiammabile'. Amo molto Natasha, mi potrei innamorare di una così, ma non adesso eh, quando crescerà. E' una ragazza molto aggressiva, ma ha una dolcezza che teme di mostrare". A interpretare Natasha sarà la francese Galatéa Bellugi. "Nel primo film, e soprattutto nel fumetto, mancava la presenza di un personaggio femminile forte quindi abbiamo voluto concentrarci su Natascia. Natascia è l'opposto di Michele: lui sparisce mentre Natasha non passa inosservata, può manipolare il fuoco e generare distruzione. In più è una bad girl, per cui diventa ancora più divertente".
Insieme alla sorella, Michele dovrà poi fare i conti con due madri, quella adottiva (Valeria Golino) e quella biologica (Kseniya Rappoport). Nel corso della storia Michele imparerà a conoscere e comprendere la sua famiglia disfunzionale, "passaggio obbligatorio. Per crescere occorre guardare i propri genitori con un'ottica diversa". Come nel caso del primo film, anche Il ragazzo invisibile - Seconda generazione sarà accompagnato dall'uscita di una graphic novel e di un romanzo, un progetto crossmediale a tutti gli effetti in cui "ogni linea narrativa può avere al suo interno dei varchi, punti in cui ci si può inserire per raccontare altre storie in parallelo. Questi varchi possono essere esplorati nel fumetto e nella graphic novel. Il fumetto ci permette di fare cose che al cinema sarebbero costosissime. Per non annoiarci, però, abbiamo deciso di fare una cosa diversa. Abbiamo sfruttato la presenza del cast basandoci su vari punti di vista, quello di Michele, quello di Natascia e un altro che non posso svelare. E' come se raccontassimo cosa succede tra un cut e l'altro, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Natascia".
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Tra sguardo al futuro e nostalgia del passato
Naturalmente, parlando di un film come Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, non si possono dimenticare gli effetti speciali, essenziali per un prodotto del genere. Gabriele Salvatores ci tiene a sottolineare la collaborazione preziosa con Victor Perez, mago della CGI spagnolo il quale ha chiamato a raccolta esperti (giovanissimi per lo più. Citando Miles Davis, Salvatores esclama "Se vuoi rimanere interessante, suona con gente più giovane") da ogni parte del mondo per realizzare gli incredibili effetti che vedremo al cinema. "In questo film ci sono 650 interventi digitali" spiega "ma questo non vuol dire niente, perché a me piacciono gli effetti speciali che non si vedono. Questo film, però, è più dark del primo e ha un peso produttivo maggiore, il che ha permesso risultati più sofisticati".
Risultati che si vedono nella clip presentata in anteprima a Lucca Comics & Games in cui assistiamo a effetti speciali di tipo molto diverso: si va dal classico green screen a spettacolari esplosioni, dalla rappresentazione dei poteri degli speciali fino all'aggiunta di oggetti in post-produzione, tra cui un elicottero. "Insieme al solito green screen, abbiamo creato braccia che si allungano e per farlo abbiamo dovuto studiare l'anatomia. Per rispettare i tempi, Victor ha coinvolto esperti di CGI da Usa, Australia, Canada, India, gente che ha fatto Dunkirk. Gli ha fatto vedere il nostro primo piccolo film per entrare nel mood". Questo profluvio di CGI non impedisce, però, al regista una breve nota nostalgica: "Nel film abbiamo usato anche effetti fisici, realizzando scene in modo molto semplice. Io amo i practical effects, quelli del cinema di Argento o Kubrick. In Io non ho paura c'è una luna fatta col fondo di bicchieri di plastica, il cinema è artigianato, la CGI è solo un aiuto. Io ho nostalgia della pellicola, il mio maestro Lino Baragli, montatore di Pasolini e Leone, misurava la pellicola come i sarti, senza guardare i frame, ed era sempre il taglio giusto. Sta a noi usare le tecnologie in maniera umana". La clip mostrata è accompagnata da un brano dei Linkin Park. Prima di congedarsi, Salvatore confessa: "La mia vittoria è stata riuscire ad avere la loro musica nel film".