Chiwetel Ejiofor, William Kamkwamba e i mulini a vento. Kamkwamba è lo scrittore e inventore africano fonte d'ispirazione de Il ragazzo che catturò il vento, racconto di formazione edificante e pieno di speranza che, dopo il passaggio al Festival di Berlino, è approdato su Netflix a partire dal 1 marzo. Il film, di cui parliamo in questa intervista a Chiwetel Ejiofor, che ne è regista e autore, racconta la storia di un ragazzo del Malawi che aiuta gli abitanti del suo villaggio a combattere la siccità costruendo una turbina a vento dopo averne appreso l'esistenza in un libro trovato in biblioteca.
Il ragazzo che catturò il vento è un film sull'importanza dell'educazione tradizionale, quella che si apprende sui libri, ma anche della creatività. Chiwetel Ejiofor ammette: "Questo è un momento storico in cui è importante riflettere sul valore dell'educazione, il mio film parla di questo. William ha compiuto un percorso straordinario, continua a cercare soluzioni innovative per risolvere i problemi del Malawi, è un esempio per tutti noi e per i giovani africani". Il ragazzo che catturò il vento segna, inoltre, il debutto di Chiwetel Ejiofor dietro la macchina da presa. Parlando della sua formazione registica, Ejiofor ammette di aver imparato molto sui set in cui ha lavorato come attore: "Avevo già familiarità col processo. In fase di sviluppo del film mi sono concentrato sulla rappresentazione visiva di ciò che volevo raccontare. Che tipo di film volevo realizzare? Ho fatto delle scelte linguistiche, poi mi sono concentrato sulla sceneggiatura e in fase di ripresa ho sfruttato le esperienze come attore. Ho cercato di sviluppare la mia identità registica attraverso il confronto con gli attori. Alla fine, in fase di montaggio mi sono confrontato con colleghi come Steve McQueen e abbiamo parlato a lungo del film".
Mai dare per scontata l'importanza dell'educazione
Per dare un'impronta ancor più realistica, in Il ragazzo che catturò il vento Chiwetel Ejiofor ha scelto di far parlare ai personaggi lingue e dialetti diversi. Un lavoro accurato, legati alla volontà di dar voce al popolo Malawi: "Usare la lingua del Malawi era importante per fornire un'autentica rappresentazione dell'esperienza di William e delle dinamiche di questa nazione" spiega il regista. "Ho avuto la fortuna di avere un cast in parte originario del Malawi che mi ha aiutato insegnando la pronuncia agli altri attori". Tra l'altro, girare in Malawi non è stata una passeggiata per Chiwetel Ejiofor, come ammette lui stesso: "La sfida era logistica, in Malawi non erano state realizzate produzioni come la nostra e avevamo la sensazione di dover organizzare tutto da zero, a partire dall'attrezzatura, ma ci sono stati tanti aspetti positivi. Abbiamo vissuto un'esperienza autentica permettendo al pubblico di immergersi in un luogo in modo autentico. Il supporto da parte degli abitanti è stato incredibile, abbiamo scoperto un luogo ricco di cultura e calore".
A tradire l'origine letteraria di Il ragazzo che catturò il vento è la divisione in capitoli, ma a differenza di quanto si potrebbe pensare questa struttura non è stata inserita in fase di script, bensì durante il montaggio. "La divisione in capitoli riproduce il ritmo naturale del luogo in cui la storia è ambientata, volevo dare il senso del tempo che passa, creare una dinamica stagionale degli eventi" spiega Chiwetel Ejiofor "credo che sia un modo più coinvolgente per raccontare una storia, immetterla in una dinamica temporale." Anche l'attenzione all'immagine e al suono contribuisce al coinvolgimento del pubblico nella storia: "Il suono è una delle chiavi del nostro film, serve a dare allo spettatore la sensazione di trovarsi all'interno del paesaggio. La sfida è stata proprio questa, come far percepire al pubblico il calore, il vento, la siccità di questo paesaggio così particolare. Il vento è l'elemento chiave della storia e sentirne la presenza sonora è stato fondamentale".
L'epica africana, un mondo da scoprire
Ad attirare l'attenzione di Netflix e a spingerla a distribuire il film, di cui abbiamo parlato nella nostra recensione de Il ragazzo che catturò il vento, al di là del soggetto, è senza dubbio la scelta di Chiwetel Ejiofor di valorizzare una storia locale dandole una valenza universale. Da tempo ormai la piattaforma streaming persegue l'obiettivo della diversità differenziando i prodotti e incentivando le produzioni locali, ma in ottica globale. In tal senso il film di Ejiofor si inserisce in questa valorizzazione della diversità che il regista ammette di trovare "molto positiva, c'è desiderio di diversità e di arricchimento culturale. Vedere le storie raccontate da un unico punto di vista non arricchisce. Il pubblico vuole scoprire nuove prospettive, sfumature diverse. Ci sono tante storie che meritano di essere raccontate ed è bello che gli spettatori dimostrino di desiderarle".
Il regista ha ben chiara l'eccezionalità di un film che racconta un popolo raramente presente sullo schermo e grazie a Netflix tutti i paesi in cui è presente il servizio potranno vederlo: "La vera sfida è stata realizzare un film come questo rivolgendoci a un pubblico globale. E' fantastico che grazie a Netflix un film possa raggiungere così tanti spettatori, ma al tempo stesso è importante che possa avere anche una vita cinematografica. Ci sono tanti personaggi e tante storie africane che non conosciamo, ma che posseggono il dinamismo e la drammaticità della tradizione occidentale. L'importante è riuscire a raccontare queste storie".