Recensione Trois mondes (2012)

Catherine Corsini confeziona un bel film sospeso tra il thriller hitchcockiano e il dilemma morale alla Dostoevskij.

Il peso della giustizia

Tutto inizia con un incidente. Tre amici che, dopo una serata allegra e in cui certamente hanno tutti alzato un po' troppo il gomito, guidano distrattamente e investono un povero immigrato moldavo che stava attraversando la strada. Juliette in quel momento era alla finestra e assiste a tutta la scena, vede il conduttore del veicolo che si ferma, cerca di soccorrere la vittima ma poi preso dal terrore rientra in macchina e scappa di gran carriera. La donna chiama l'ambulanza e racconta alla polizia tutto quello che ha visto; il mattino dopo però non fa altro che ripensare all'incidente, e così si reca all'ospedale per controllare le condizioni dell'uomo e decide di rintracciarne la famiglia per raccontare loro quanto accaduto. E' così che conosce e stringe amicizia con Vera, moglie dell'uomo che si trova ormai in condizioni gravissime, e scopre che in realtà entrambi sono dei clandestini.

Nel frattempo Al, il conducente della macchina e diretto responsabile dell'incidente, non riesce a darsi pace. I suoi due amici gli consigliano di calmarsi, di lasciar perdere che tanto nessuno potrà mai rintracciarli, anche perché l'uomo è a soli dieci giorni dallo sposarsi con la figlia del titolare di un florido autosalone, di cui è stato appena nominato manager. Travolto dal senso di colpa al punto tale da non rendendersi conto del rischio che sta correndo, Al va comunque a visitare la sua vittima in ospedale ed è lì che Juliette sembra riconoscerlo. La donna lo segue in ascensore, lo vede piangere dalla disperazione, ed infine entrare nella sua auto. Questa volta prende il numero di targa per andare alla polizia, ma prima ancora vuole dare a quell'uomo così diverso da come l'aveva immaginato, una possibilità di redimersi, ed è così che lo affronta.

Trois mondes di Catherine Corsini è un dramma molto intenso che non ha bisogno di colpi di scena per aumentare la tensione ma sceglie semplicemente di affidarsi ad una solida sceneggiatura che molto ben tratteggia tre punti di vista diversi, i tre mondi del titolo, le tre vite che si intersecano e che possono implodere da un momento all'altro. La regista è bravissima nel conferire il giusto spazio alle motivazioni e le azioni di ciascuno dei protagonisti: la moglie della vittima, l'autista dell'auto e la testimone oculare. Se fin dall'inizio è evidente per tutti, anche per i diretti interessati, quale sia la cosa giusta e responsabile da fare, il film pone agli spettatori la seguente domanda: quanto è semplice assumersi una tale responsabilità sapendo che ancora altre vite verranno irrimediabilmente rovinate?

Juliette è lacerata dal dubbio e dall'indecisione: prova pena per Vera, per la sua condizione di clandestina che non le permette di aver gli stessi privilegi dei cittadini francesi (ed una scena di grande impatto emotivo da sola giustifica la scelta di questo sottotema) o anche semplicemente di andare dalla polizia a fare una denuncia; al tempo stesso vede Al in preda ad un sincero rimorso e con la volontà non di negare le proprie responsabilità, ma semplicemente bloccato da un istinto di salvaguardare la sua vita e quella della propria famiglia.

Non c'è un momento in tutto il film in cui lo spettatore non sia chiamato ad empatizzare con ciascuno dei personaggi, ma mai a giudicarli; proprio la validità di ciascuno di questi punti di vista, l'impossibilità della situazione in cui si trovano tutti e tre i personaggi, aumenta il coinvolgimento dello spettatore costringendolo a vivere questo dramma molto da vicino. Nonostante qualche piccolo difetto (soprattutto l'evitabilissimo subplot romantico), va certamente apprezzato questo nuovo lavoro di Catherine Corsini che è riuscita a confezionare un bel film sospeso tra il thriller hitchcockiano e il dilemma morale alla Dostoevskij.

Movieplayer.it

3.0/5