Tre anni fa Claudio Amendola ha stupito tutti debuttando alla regia della stralunata commedia La mossa del pinguino. Una vera e propria sorpresa nel panorama italiano. Altrettanto a sorpresa, per la sua opera seconda l'attore cambia genere firmando un durissimo noir corale che porta la firma di Giancarlo De Cataldo, coautore dello script. Il permesso - 48 ore fuori racconta la storia di quattro personaggi che escono dal carcere per una licenza di 48 ore. Quattro figure diverse per età ed estrazione sociale con alle spalle quattro storie disperate, ognuna a suo modo. Luca Argentero, irriconoscibile, è un lottatore che cerca di riunirsi alla moglie, Valentina Bellè interpreta una ragazza ricca e viziata scontenta della propria vita, il giovane Giacomo Ferrara è un orfano colto sul fatto mentre partecipava a una rapina e poi c'è Claudio Amendola che interpreta un pregiudicato duro e rigoroso che cerca di salvare il figlio dal mondo del crimine evitando che segua le sue orme.
"Il permesso nasce perché Giancarlo De Cataldo è stato giudice di sorveglianza a Civitavecchia" ci racconta Amendola, ospite della leg milanese del Noir in Festival insieme a Giacomo Ferrara e al produttore Claudio Bonivento. "Due giorni ci sembravano il periodo giusto per dare dinamicità alla storia. Ho cominciato a fare l'attore alla terza settimana. Era la prima volta che mi dirigevo e il primo giorno ero distratto dal meteo e dai miei doveri di regista, così non entravo in scena. Quel giorno mia moglie Francesca Neri era sul set e mi ha rimproverato, così ho imparato a separare i ruoli".
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Un regista con le idee chiare
Seppur in un ruolo ancora inedito, Claudio Amendola sente di essere arrivato preparato al mestiere di regista. L'attore confessa: "Ho avuto la fortuna di non riuscire a montare i film che avevo girato prima de La mossa del pinguino. Dico fortuna perché sono arrivato a esordire a 50 anni con una notevole esperienza alle spalle. Sono sempre stato curioso, soprattutto per quanto riguarda il cinema, sono stato attento a tutto ciò che mi avveniva intorno, anche a come si parcheggiavano i furgoni sul set. Quando sono arrivato a fare il regista avevo le idee chiare. Il lavoro dell'attore è meraviglioso, ma oggi sono alla ricerca di sensazioni nuove e il lavoro del regista comporta responsabilità diverse. Devi sempre fare il bilancio e al tempo stesso pianificare il futuro. L'importante è non arrivare sul set impreparati, ma per chi ha la vocazione al comando è un mestiere gratificante".
Claudio Amendola si dichiara un amante del cinema di genere e lo dimostrano le citazioni inserite ne Il permesso, a partire dal western ("nella versione defnitiva ho tagliato un po' di musica western che accompagna il mio personaggio perché secondo me era troppa. Ora l'effetto è ancora più forte, ma è un chiaro omaggio a Ennio Morricone e Sergio Leone"), ma l'attore romano non può non tributare il giusto riconoscimento a Claudio Caligari, fonte di ispirazione primaria per Il permesso. "Non essere cattivo mi ha colpito molto, ma anche le due precedenti pellicole. Per me Caligari è un autore di riferimento. Io mi reputo un ottimo lettore di sceneggiature e so anche intervenire. Sono un buon correttore di bozze. La mossa del pinguino me l'aveva proposta Edoardo Leo e mi aveva molto divertito in un'epoca in cui era impossibile non fare una commedia. Quel film dopo i primi 20 minuti cambia, mi piacevano gli ingredienti, l'umanità e la dolcezza dei personaggi. Stavolta ho cercato di fare un film crudo e realistico, impietoso con i personaggi".
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La svolta di Luca Argentero
Tutti gli ingredienti de Il permesso, a cominciare dalla fotografia livida, passando per le location atipiche come Civitavecchia, contribuiscono a definire un crime movie personale. La pellicola uscirà il 23 febbraio con Eagle Pictures e Claudio Amendola è particolarmente orgoglioso dell'accoglienza riservata finora al film, mostrato in anteprima a Sorrento e al Noir dove, ci confessa il regista in anticipo rispetto alla comunicazione ufficiale, ha vinto il premio del pubblico. "Con Luca Argentero abbiamo fatto un lavoro incredibile, visto com'è diverso? Il pubblico lo vedrà come mai prima. Avevamo già girato due film insieme e quando gli ho proposto questa sfida ha attraversato un processo anche spirituale. Nel film dice pochissime parole". Parole entusiaste anche per Valentina Bellè che "dal mio film non ha più smesso di lavorare L'ho scelta perché al provino era completamente stralunata. Mi ha fatto impazzire, la trovo sorprendente. Non era curata come spesso sono le attrici, sul set non si preoccupa di come apparirà o se esce un seno dal vestito, è un'attrice libera".
Il permesso - 48 ore fuori, secondo le parole del suo regista, è "un grande film d'amore, amore per il figlio, per la moglie, per l'amore da cercare. Lo abbiamo capito mentre lo scrivevamo. Però vi assicuro che non ci sarà un sequel, anche se ora questo genere va molto di moda". Amendola scambia qualche battuta scherzosa con Giacomo Ferrara che, dopo aver recitato al suo fianco in Suburra, adesso sta girando la serie ispirata al film e prodotta da Netflix. Serie a cui Amendola non risparmia una stoccata: "So che ci saranno tre registi, Michele Placido dirigerà i primi due episodi, poi arriveranno Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi. Tu Giacomo non puoi dire niente, ma io posso dire tutto, perché la sceneggiatura l'ho letta e l'ho rifiutata".