Italia, 1988: Giò (Tobia De Angelis) vive a Bobbio ed è ossessionato dai mostri. Assieme ai suoi amici gira film horror a basso budget e legge con religiosa devozione il fumetto 666, dell'autore Diego Busirivici (Lillo Petrolo). Quando si accorge che in paese ci sono morti sospette che sembrano uscite dalle tavole di quegli albi va a Bologna a cercare l'aiuto del suo mito. Anni '80, la passione per i B movie, il desiderio di avventura: Il mostro della cripta è in sala dal 12 agosto e farà la gioia di tutti i nostalgici del cinema di quegli anni.
Presentato al Locarno Film Festival, Il mostro della cripta è il secondo film di Daniele Misischia, che fa sua una storia ideata dai Manetti Bros., qui produttori e sceneggiatori, insieme allo stesso regista. Amanda Campana ha invece il ruolo di Vanessa, scream queen del film di Giò e ragazza di cui è perdutamente innamorato. Il percorso più interessante forse è proprio il suo: da Madonna si trasforma infatti in Nikita.
Abbiamo parlato del film, che vanta effetti speciali prostatici a firma di Sergio Stivaletti, con il regista Daniele Misischia e con gli attori Amanda Campana e Lillo Petrolo.
La video ntervista a Daniele Misischia, Amanda Campana e Lillo Petrolo
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Il mostro della cripta e i giovani cinefili
Nel film diciamo che Nanni Moretti e Marco Bellocchio non vengono indicati come registi in grado di far appassionare i giovani al cinema. Come si cattura la loro attenzione?
Daniele Misischia: È una domanda difficile. Secondo me i film che riescono a divertire il pubblico, sia giovane che non, sono proprio quei film che, vedendoli, si capisce che chi li ha realizzati si è divertito. Il cinema è un bellissimo mestiere, molto importante, va fatto con professionalità, ma, come dico sempre, non va preso mai pienamente sul serio, perché se si comincia a prendere troppo sul serio il prodotto finale poi ne risente. La cosa importante per far appassionare il pubblico è proprio divertirsi nel fare ciò che si sta realizzando. È anche uno dei motivi per cui faccio questo mestiere. Nel momento in cui non dovessi più riuscire a divertirmi forse abbandonerei definitivamente il cinema. Spero che quel momento non arrivi mai.
Il mostro della cripta e gli effetti speciali di Sergio Stivaletti
Sergio Stivaletti è l'autore degli effetti speciali: vi siete divertiti a usare il sangue finto e il trucco prostetico?
Lillo Petrolo: Da ex nerd e nerd attuale, mi sono divertito tantissimo perché è un genere che amo molto, nonostante di solito io faccia altro. Sono un grande consumatore di film di quel tipo e sono sempre stato attratto dagli effetti speciali. Ho goduto tantissimo nel vederli realizzati in modo artigianale: non erano digitali, il mostro era un mostro ricostruito. Da Stivaletti, appunto. Mi sono catapultato in quel mondo che ho sempre amato, dei cosiddetti "B movies" del passato, che poi così tanto B movies non sono stati, perché abbiamo insegnato a tutto il mondo a fare il cinema di genere negli anni '70. Da appassionato mi sono divertito con queste mani finte sanguinolente, il mostro meccanico e tante altre cose che ci sono nel film, come il sangue finto e la pompetta che spruzza il sangue.
Amanda Campana: Per me è stato veramente troppo divertente. Anche perché mentre giravo il Mostro a un certo punto ha cominciato a coincidere con le riprese di Summertime. Il problema è che c'erano giorni in cui coincidevano e dovevo stare su entrambi i set. Quindi magari su quello di Summertime ero vestita carina, tranquilla e pulita. Poi arrivavo su quello del Mostro e c'erano sangue, mostri, accoltellamenti. Per me è stato impagabile. Vedere questi effetti artigianali dal vivo è stato meraviglioso: ti permette di calarti completamente nell'atmosfera, di mettere da parte tutto e dire sono qui, mi sto divertendo e questo sangue finto è bellissimo.
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Il mostro della cripta: Lillo spara
Lillo, in questo film spari parecchio. Com'è imbracciare fucili e pistole?
Lillo Petrolo: Ho anche una bella mira nel film! La prima domanda che ho fatto a Daniele è stata: ma si spara? Lui mi ha detto sì e quindi ho accettato. È inusuale come ruolo per me, ma, oltre ai film horror, amo anche i film d'avventura e in Il mostro della cripta c'è anche tanta avventura. L'idea di fare un atto eroico, all'improvviso, colpendo il cattivo nel momento giusto, ovviamente mi ha esaltato.
Amanda tu invece hai una scena in cui trattieni il fiato sott'acqua degna di Tom Cruise: com'è stato girarla?
Amanda Campana: Quella scena è stata assurda: prima di girarla mi sono domandata come fare, perché c'erano le mucche che bevevano dalla vasca. Dato che avevo la parrucca avevo il terrore che una mucca vedendola la prendesse e mi tirasse su. Poi mi sono immersa e ovviamente non ho dovuto trattenere il fiato per tutta la durata della scena ma, per esigenze di movimenti di camera, ho dovuto comunque trattenerlo per un po'. Per l'ansia della scena tornavo su che ero veramente esausta. C'era della difficoltà reale. Però è stata anche una delle scene in cui mi sono divertita di più.
Daniele Misischia: Sono rimasto colpito dal fatto che lei ha affrontato quella scena come una qualsiasi altra scena del film. Come una scena di dialogo o di lei che cammina: senza nessun problema e senza creare nessun problema. Non so quanti attori o attrici sarebbero disposti a fare da un momento all'altro una scena del genere.
Il mostro della cripta e i mostri come elogio della fantasia
I mostri al cinema sono sempre una metafora potente: a seconda del periodo storico ci dicono qualcosa della società. Il tuo mostro cosa dice del mondo di oggi?
Daniele Misischia: Non credo che in Il mostro della cripta ci sia un sottotesto su quello che stiamo vivendo o sulla società moderna come magari ci poteva essere nel mio film precedente. Nel film c'è proprio una scena che rappresenta ciò che in realtà il mostro è e vuole essere per le persone che lo stanno cercando. Giò e Alberino, i due amici protagonisti del film, scendono nella cripta con l'idea di trovare il mostro: il sarcofago si apre, il mostro non c'è e Giò ne rimane deluso. Rimane deluso dal fatto che non riesce a vedere un mostro. Rappresenta un po' quelle persone come me, che danno molta importanza alla fantasia e che vorrebbero magari vivere cose al di là dell'immaginazione. Quando poi si scontrano con quello che spesso è il grigiore della vita di tutti i giorni ne rimangono delusi. Il tema del film stesso è questo. E infatti, lo vediamo anche nel personaggio di Diego Busirivici, interpretato da Lillo, che appare come un cinico disilluso, che ormai fa il lavoro del fumettista solo per avere uno stipendio e andare avanti ma una volta che conosce Giò, una volta che comincia a sospettare che il mostro che lui ha scritto nel fumetto forse esiste davvero ritrova un lato anche più infantile che aveva perso da anni e riscopre la bellezza di queste storie di fantasia, quando si rende conto che molto probabilmente la fantasia e la realtà stanno sullo stesso piano.