Il mistero Henri Pick, la recensione: Fabrice Luchini e lo scrittore fantasma

La recensione de Il mistero Henri Pick: Fabrice Luchini è un critico letterario alle prese con il segreto di un romanzo nell'anomalo giallo di Rémi Bezançon.

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Il mistero Henri Pick: Fabrice Luchini in un'immagine del film

Prendere i codici e le regole del giallo classico e applicarli a un racconto che, pur non appartenendo alla categoria del whodunit (a partire dal presupposto dell'assenza di una vittima), ne riproduce alla lettera canoni e caratteristiche. Come ci accingiamo a spiegare nella nostra recensione de Il mistero di Henri Pick, il film sceneggiato e diretto da Rémi Bezançon sceglie di seguire appunto tale percorso, a partire dal libro omonimo pubblicato nel 2016 da David Foenkinos: uno scrittore, quest'ultimo, già di per sé legato a doppio filo al cinema, avendo diretto nel 2011 La delicatezza (trasposizione di una delle sue opere) e nel 2017 Il complicato mondo di Nathalie.

Il giallo del libro 'rifiutato'

Già ne Il complicato mondo di Nathalie, in effetti, le vicende quotidiane e in apparenza ordinarie di una docente di letteratura venivano rielaborate secondo una chiave narrativa imperniata sui meccanismi del giallo: un approccio ripreso e portato all'estremo da Foenkinos nel romanzo alla base della pellicola di Rémi Bezançon, noto in patria soprattutto per il suo film più acclamato, Le premier jour du reste de ta vie. In questa sua nuova fatica, il mistero in questione riguarda un manoscritto dal titolo Le ultime ore di una storia d'amore: un romanzo inedito 'sepolto' in un villaggio della costa bretone, tra gli scaffali dell'anomala "biblioteca dei libri rifiutati".

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Il mistero Henri Pick: Alice Isaaz e Bastien Bouillon in una foto

A rinvenire il manoscritto, restare folgorata da questa struggente rivisitazione della vita di Aleksandr Puskin e ricavarne un gigantesco successo commerciale è la giovane editor Daphné Despero (Alice Isaaz), favorita anche da una singolare circostanza in grado di moltiplicare l'attenzione mediatica: Le ultime ore di una storia d'amore porta la firma di Henri Pick, un pizzaiolo morto dieci anni prima e di cui nessuno, neppure la vedova Madeleine (Josiane Stoléru) o la figlia Joséphine (Camille Cottin), conoscevano gli interessi e le ambizioni di natura letteraria. Ma c'è una persona per nulla disposta a credere alle insospettabili doti da scrittore del defunto pizzaiolo Henri Pick: il celebre critico Jean-Michel Rouche, a cui presta il volto il solito, impeccabile Fabrice Luchini.

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Un murder mystery senza omicidio

Il Jean-Michel di Luchini assume dunque la funzione di vero e proprio investigatore in un film in cui, all'adesione alla struttura del giallo all'inglese, corrisponde in parallelo un'analisi sulla creazione artistica, sulle dinamiche editoriali, ma soprattutto sulla capacità di empatia che la grande letteratura riesce a suscitare nei lettori, rendendo possibile per chiunque ritrovare una parte di se stesso fra le pagine di un romanzo. Ma a far funzionare Il mistero Henri Pick è in primo luogo l'abile costruzione da murder mystery: senza alcun omicidio, ma con l'immancabile corredo di indizi, sospettati, false piste, colpi di scena e contraddizioni a prima vista inspiegabili, che ruotano attorno al segreto sul vero legame fra Henri Pick e il suo best-seller postumo.

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Il mistero Henri Pick: una foto di Fabrice Luchini e Camille Cottin

Conclusioni

Si tratta della principale ragione d’attrattiva del film, ma pure del suo limite intrinseco: un rispetto pedissequo per le convenzioni del giallo, senza la volontà di smarcarsi più di tanto né dal filone d’appartenenza, né dalla fonte letteraria di David Foenkinos. Pertanto, in questa recensione de Il mistero di Henri Pick non vi sveleremo ulteriori elementi di un’opera che, come ogni giallo, risulta imperniata sull’effetto di curiosità e di sorpresa che sa produrre negli spettatori e nei lettori; la pellicola di Rémi Bezançon non sembra avere moltissimo altro da offrire, ma per gli amanti del genere c’è comunque di che essere soddisfatti.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.9/5

Perché ci piace

  • L’intreccio affascinante che il film (e la sua fonte letteraria) costruiscono attorno a un romanzo misterioso.
  • Il ritmo e la vivacità del racconto, favoriti dalla presenza di varie sottotrame e di numerosi personaggi.
  • Un cast efficace, dominato ovviamente da un Fabrice Luchini a cui il proprio ruolo calza come un guanto.

Cosa non va

  • Un legame fin troppo stretto con le convenzioni del giallo classico e la relativa carenza di ambizioni ulteriori.
  • Il carattere abbastanza ‘anonimo’ della regia e della messa in scena di Rémi Bezançon.