Cate Blanchett è un'attrice carismatica e affascinante e lo conferma anche ne Il mistero della casa del tempo, l'ultimo film di Eli Roth presentato all'ultima Festa del Cinema di Roma. Ospite nella capitale per accompagnare il lavoro di cui è interprete insieme a Jack Black, l'attrice di origine australiana ha incontrato la stampa focalizzandosi sul ruolo di Florence Zimmerman, la vicina e amica dello zio del giovane protagonista, e dell'esperienza sul set al servizio di un maestro dell'horror come Eli Roth; allo stesso tempo però Cate Blanchett ha dedicato il suo incontro con il pubblico a tutta la sua carriera.
Il film è in sala dal 31 ottobre ed è stato il secondo miglior incasso della settimana con il suo misto di fantastico e ironia, godibile per il pubblico più giovane come sottolineato nella nostra recensione de Il mistero della casa del tempo, anche grazie alla bravura e il fascino della Blanchett e di un Jack Black gigione come sempre e a dispetto di una eccessiva leggerezza e fretta in una seconda parte che non riesce a mantenere l'atmosfera suggestiva della prima.
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La Florence Zimmerman di Cate Blanchett
Quali sono state le sue fonti di ispirazione per la costruzione di questo personaggio?
Non leggo molti romanzi, o vado in giro per mostre, o guardo film, o ascolto musica pensando consapevolmente a come poterlo applicare ai miei personaggi. Consumo le cose per semplice amore o interesse, tutte queste influenze mi interessano e restano dentro di me, dormono e non sai mai quando si faranno sentire. Per la Zimmerman ho guardato molte vecchie foto perché è un personaggio sopravvissuto ai campi di sterminio, ha perso una figlia e ha avuto una vita intensa e questo ti dà una base su cui costruire. Non so dire cosa mi ispira, sono cose che vengono fuori e non so neanche da dove. Per questo film ho letto il primo romanzo della serie e spero che vengano ripubblicati, perché sono storie bellissime che ho letto anche a mio figlio di dieci anni. Se quello che fai non risuona nel tuo pubblico è tutto inutile e così ho lavorato attraverso la reazione di mio figlio a quel materiale.
Matrigna in Cenerentola, strega buona in questo film. Che gusto prova nell'interpretare favole?
Nei film c'è poco tempo per fare prove e spesso il dialogo col costumista è il momento per iniziare a definire il personaggio. Non so se siano le favole a interessarmi in modo particolare, ma di sicuro mi attraggono i costumi di questo tipo di film. E le costumiste hanno avuto un ruolo importantissimo anche in questo caso.
Cosa l'ha ispirata da ragazzina?
Ero ossessionata dall'horror e lo sono ancora. Avrei potuto guardare quattro o cinque horror ogni fine settimana e per questo sono stato contenta di lavorare con Eli Roth. Ma mi piaceva l'idea di lavorare a un film che fosse anche per famiglie, che potessero guardare anche i miei figli. Ogni volta sento come se fosse la fine della mia carriera e questo mi avvicina all'orrore. Mi affascinano anche le storie di detective, quelli che risolvono misteri, come Nancy Drew e Sherlock Holmes.
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I film per famiglie e la responsabilità verso i giovani
Si ha una responsabilità in più nel lavorare in film che si rivolgono ai più giovani?
Ho quattro figli ed è una enorme responsabilità. Nel bene e nel male non ho mai parlato ai miei figli in modo diverso da come farei con un essere umano adulto. Mi piace di questo personaggio che non si mette a fare sermoni ai bambini, si limita a trasformare la realtà in qualcosa di positivo. I ragazzini di oggi sono più consapevoli del mondo che li circonda e presentar loro un mondo complesso è ancora più importante. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma quante volte siamo noi a imparare dai bambini? Molti elementi di questo e altri film del genere sono strumenti che provocano domande, che stimolano il pensiero, sta al pubblico cogliere quelle provocazioni e parlare ai bambini.
Nel film si dice che essere genitore è avere sempre paura e continuare comunque a farlo. Alla fine la Zimmerman e Jonathan diventano genitori di Lewis. Com'è l'esperienza di genitore adottivo?
Contrariamente a quanto si crede, come attrice non penso a me e alle mie esperienze quando creo un personaggio. Sono annoiata da me, sono sorpresa che voi siate tutti qui, non mi interessa portare la mia esperienza su schermo o a teatro, mi piace portare l'esperienza di qualcun altro. Il film parla di tre persone che hanno perso qualcosa e si ritrovano insieme e formano una famiglia ritrovando la forza. Le famiglie si formano in mille modi, ma non sempre sono riconosciute. Non c'è nessuna differenza tra l'amore che provo per la mia figlia adottiva rispetto ai miei figli naturali.
Lewis viene definito come un ragazzo indomito. È una qualità che può vantare anche lei come attrice?
Quando arrivi alla mia età e sei stata così fortunata da vincere dei premi, si pensa sempre ai successi, ma quello che ti rende indomito sono i fallimenti. Mi hanno insegnato molto di più il cadere e rialzarsi, il non ripetere gli stessi errori. Se qualcosa mi ha reso indomita, ammesso che io lo sia, sono stati i fallimenti. Sono sempre alla ricerca degli errori, perché ti indicano la via da prendere successivamente. Devi rinforzarti, ma allo stesso tempo sapere quando tacere.
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Cate Blanchett e la magia
Il personaggio ripete spesso "la magia è dentro di noi", che si può interpretare in molti modi diversi. Lei come l'ha intesa? Cos'è per lei la magia?
Il film parla sicuramente di magia, ma mi piaceva che si trattasse di magia nel mondo reale. È un concetto legato alla trasformazione sin dall'epoca degli sciamani, per esempio il cambiare piombo in oro. Non dobbiamo restare come siamo, ma possiamo cambiare, trasformarci, evolvere ed è un messaggio importante in un film per famiglie. Non bisogna lasciarsi etichettare da ciò che si fa nella vita quotidiana, si può reagire ed è un messaggio positivo per i giovani.
Quale potere magico sceglierebbe e perché?
Mi assicurerei che tutti, dai 18 anni in su, andassero a votare alle elezioni di mid-term in America. Vengo da un paese in cui la democrazia è obbligatoria e la libertà è una responsabilità di massa.