Una statuetta della Madonna, ritrovata nel covo di un boss criminale, che piange sangue: da questo spunto semplice, ma che apre infinite possibilità, parte Il Miracolo, serie ideata, scritta e diretta, insieme a Francesco Munzi e Lucio Pellegrini, da Niccolò Ammaniti, alla sua prima opera televisiva.
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Lo scrittore di successi come Io non ho paura e Come Dio Comanda intreccia attorno a questo fatto inspiegabile la vita di diverse persone, ognuna appartenente a un settore ben preciso: il premier Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino), il poliziotto Giacomo Votta (Sergio Albelli), l'ematologa Sandra (Alba Rohrwacher) e il prete Marcello (Tommaso Ragno). Accanto a loro altri personaggi, come la moglie di Fabrizio, Sole (Elena Lietti), annoiata dalla vita da first lady, e Clelia (Lorenza Indovina), in gioventù fidanzata di Marcello, che ancora non si rassegna al fatto che abbia scelto Dio e non lei.
Composta da otto puntate, in onda ogni martedì su Sky Atlantic HD dall'8 maggio, Il Miracolo è una serie difficilmente definibile: "Il genere è Niccolò Ammaniti!" ci ha detto Lietti a Roma, cercando di descriverla, mentre per Indovina: "È l'incontro tra Lars von Trier e Dan Brown".
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Tra miracoli e immagini
Nella serie ci si interroga molto su cosa sia davvero un miracolo e chi ne abbia bisogno. Per Lietti: "Di miracoli ha bisogno chiunque li chieda. Credo che la serie sia estremamente contemporanea: parla all'uomo di oggi, che vive un crollo delle certezze, un cambio dei parametri. La serie parla di questo disagio". Per Indovina invece: "Servono a tutti oggi, per come sta l'Italia: avremmo bisogno davvero di un miracolo! In realtà, se si ha fede, forse ha ragione padre Marcello: non c'è bisogno di miracoli, non servono per rinnovare la propria fede. Se invece per miracolo intendiamo qualcosa non in senso cristiano, ma laico, allora ne abbiamo bisogno un po' tutti".
Accanto a Ammaniti, alla regia ci sono anche Munzi e Pellegrini, che hanno dovuto tradurre in immagini la fantasia dello scrittore: "La vera difficoltà è stata trovare una forma omogenea a tutto questo" ci ha detto Pellegrini, continuando: "Abbiamo dovuto provare a dare corpo filmico alla scrittura di Niccolò, che è una scrittura molto eclettica, che passa attraverso molti stili, molti toni, ed è appassionata di molti generi".
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