Il mio nome è vendetta, Iginio Straffi: "Sperimentare con i generi è una scommessa vinta"

Iginio Straffi e Alessandro Usai, presidente e CEO di Colorado Film, parlano della scommessa vinta con Il mio nome è vendetta, entrato nella top 10 di Netflix in tutto il mondo.

Il mio nome è vendetta, Iginio Straffi: 'Sperimentare con i generi è una scommessa vinta'

Dopo una prima settimana che lo ha visto diventare il secondo film in lingua non inglese più visto al mondo, l'action movie Il mio nome è vendetta - di cui potete leggere la nostra recensione - è rimasto stabile in classifica e ha ottenuto altri 23,59 milioni di ore viste su Netflix, consolidando il successo ottenuto dal progetto diretto da Cosimo Gomez prodotto da Colorado Film.
Salendo a un totale di 56 milioni di ore visualizzate dagli utenti, il lungometraggio italiano sembra destinato a stabilire nuovi record che premiano le scommesse compiute dalla casa di produzione guidata da Iginio Straffi e Alessandro Usai, presidente e CEO della realtà italiana, che hanno condiviso con noi alcuni commenti e riflessioni sul percorso compiuto negli ultimi anni.

Il successo di Il mio nome è vendetta

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Quando avevate ideato il progetto avevate immaginato potesse ottenere un successo di questo tipo?

Iginio Straffi: L'idea era di fare un film di genere, diverso dalle solite commedie, drammi... Volevamo vedere se facendo un film di genere fatto bene fosse possibile attirare il pubblico di altri paesi. Il budget era molto limitato, quindi non si pensava si potesse arrivare a questi risultati come il secondo posto per diversi giorni negli Stati Uniti, in Giappone, in così tante nazioni...

C'è stata una nazione in particolare di cui vi ha sorpreso l'accoglienza?

Straffi: Stati Uniti e Giappone sono state le nazioni che ci hanno sorpreso di più per ragioni diverse. Gli Stati Uniti sono i maestri del genere action e revenge movie, quindi entrare solo in top 10 sarebbe stato un risultato incredibile, entrare in classifica e restarci va oltre le nostre aspettative. Il Giappone è poi un mercato difficilissimo per tutti, abitualmente è dominato dalle produzioni locali. Noi siamo arrivati al secondo posto per una settimana.

Uno degli elementi più interessanti del film è la location, avete mai avuto dei dubbi riguardanti questa scelta geografica per un film action?

Straffi: La location poteva aiutare perché un'ambientazione italiana avrebbe potuto essere la solita Napoli, il Sud Italia, che vengono associate alle storie di mafia e alla ndrangheta, ma a livello di paesaggio montano c'è una maggiore riconoscibilità di quel tipo di ambiente. Gli chalet di montagna si somigliano anche nelle Alpi e in Colorado, ad esempio... L'ambientazione era così particolare, ma eravamo sicuri che non ci avrebbe danneggiato.

La distribuzione in streaming e la collaborazione con Netflix

Netflix, in alcuni casi, sta sperimentando la distribuzione nelle sale prima del debutto in streaming. Pensa sia una strategia che potrebbe funzionare anche sul mercato italiano?

Straffi: Dipende dal progetto: alcuni possono essere adatti anche alla sala, per come è cambiata la fruizione post COVID, alcuni tipi di film possono ancora reggere benissimo, altri funzionano meglio se vanno direttamente in piattaforma. Per alcuni anni questo è il modo a cui ci dobbiamo abituare, fino a quando si dimostrerà che film minori e meno spettacolari riusciranno ad attirare gli spettatori in sala. Per il futuro dovremo parlare con Netflix, forse se ci fosse un budget di un certo tipo si potrebbe pensare a un passaggio in sala, ma attualmente non ne abbiamo ancora parlato.

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Il regista e Alessandro Gassmann hanno già accennato alla loro disponibilità a ritornare sul set, avete già parlato con Netflix di questa possibilità?

Straffi: Chiaramente il film è stato scritto per essere adatto sia a prequel sia a sequel. Netflix ci farà sapere quale è la loro intenzione, penso che questo tipo di risultato potrebbe portare alla continuazione di questo franchise.

Come si sta sviluppando la collaborazione con Netflix?

Straffi: Lavoriamo molto bene con Netflix da anni, come Colorado e con Rainbow, ora uscirà il film di Natale che Netflix ha pre-acquistato. Per quanto riguarda i progetti original abbiamo un rapporto già avviato che ha portato ai risultati di A Classic Horror Story e ora Il mio nome è vendetta. Se non avessimo avuto il fenomeno Troll ad alto budget avremmo potuto puntare al numero 1 in classifica, quindi penso che Netflix voglia avviare nuovi progetti. Ne parleremo con loro prossimamente.

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Il mio nome è Vendetta: Ginevra Francesconi, Alessandro Gassmann in un'immagine

Colorado sta sperimentando molto con i generi, quali sono gli obiettivi futuri?

Straffi: Quando ho acquistato la Colorado, che aveva una tradizione di grandissime commedie e di ottimi risultati, ho detto 'Ora dobbiamo mettere il DNA della Rainbow' che, da quando è nata 28 anni fa ha puntato a fare produzioni che si rivolgono a tutto il mondo. Con questa idea abbiamo pensato che la commedia possono essere grandi fenomeni nazionali, ma per uscire dai confini italiani bisogna produrre grandi film di genere. A parte il genere che si rivolge alla famiglia e ai bambini, che ha dato successi, abbiamo quindi sperimentato con i film di Carrisi, con l'horror e ora anche l'action. Ci manca solo il fantasy, che la Rainbow esplora di continuo con le Winx, FATE, e i nostri prodotti... Il fantasy è sicuramente un genere che può viaggiare bene all'estero se fatto bene. Un domani, magari, si potrà esplorare anche quel genere, ma quello che ora si può fare facilmente, con budget più contenuti, è l'horror e il thriller/action...

Il futuro di Winx

La cancellazione di FATE: The Winx Saga ha scatenato le reazioni dei fan di tutto il mondo, c'è la possibilità che in futuro quella serie abbia un qualche tipo di conclusione?

Straffi: Purtroppo è una produzione nata con Netflix e solo loro possono decidere se dare una conclusione a quel progetto. Noi possiamo solo decidere autonomamente di fare un film live-action delle Winx, altri spinoff, continuare con l'animazione... FATE: The Winx Saga potrebbe proseguire solo se Netflix ne abbia intenzione, per ora non c'è.

Le Winx potrebbero però tornare, questa volta sul grande schermo...

Straffi: Il lato positivo è proprio quello che ora possiamo pensare di rimettere al centro il vero DNA delle Winx, fatto di magia, trasformazioni... Come ci chiedono anche i fan. Ho fatto un incontro al Milan Games Week & Cartoomics e c'erano migliaia di fan di tutto il mondo, anche per l'elezione del miglior cosplay. Sono rimasto commosso dalla testimonianza di tutte queste ventenni cresciute con le Winx che mi hanno riempito di lettere, dalle parole che mi hanno rivolto. Mi hanno chiesto un progetto live-action per adulti che riporti però sugli schermi in modo fedele la storia delle Winx che hanno conosciuto fin da bambine, ovviamente non in modo infantile, ma con gli elementi che non possono mancare. L'impegno della Rainbow sarà quello di impegnarci nei prossimi anni per realizzare tante altre produzioni sulle Winx, dal reboot della serie animata che arriverà nel 2024 in tutto il mondo, al film live-action che arriverà sicuramente dopo quella data e speriamo che faccia contenti i fan di tutto il mondo.

Winx Saga Stagione 2
Fate: the Winx Saga, una foto del cast della serie

L'adattamento del libro Il fabbricante di lacrime

Quali sono i progetti su cui punta Colorado per la prossima stagione?

Straffi: Sto lavorando molto in prima persona, perché ci credo molto, alla trasposizione cinematografica del romanzo Il fabbricante di lacrime. Stiamo lavorando in modo importante per realizzare il migliore adattamento per quanto riguarda la sceneggiatura e trovare le migliori soluzioni visive per soddisfare l'incredibile fanbase che ha il romanzo. Chi adatta qualcosa deve cercare di rendere giustizia all'opera originale, non bisogna tradire assolutamente le aspettative di chi ha amato il libro, c'è molta pressione. Il progetto su cui stiamo lavorando per il 2023.
Oltre a Gomez, Gassman e tutto il cast e la troupe devo attualmente dire grazie e complimentarmi con Alessandro Usai, il mio amministratore delegato, che da quando ho acquisito la Colorado si è impegnato con me per dare questa nuova 'linea editoriale', e impegnarsi in queste sfide un po' pazze che mi piacciono, nel fare cose diverse da ciò che si realizza in Italia. Nel caso di Il mio nome è vendetta è stato lui a identificare il sottogenere revenge movie che non era stato esplorato e valeva la pena proporre. Posso dire che è nato un nuovo franchise.

Il futuro è quindi all'insegna delle sfide...

Straffi: Mi diverte mettermi alla prova, evitare di andare sul sicuro. Stiamo cercando di esplorare altri generi, cercando sempre di andare a emozionare il pubblico globale e quando ci sono i risultati si può continuare a farlo. Non ci regala niente nessuno!

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I risultati ottenuti su Netflix

Iginio Straffi ha espresso la sua sorpresa nel vedere i risultati di Il mio nome è vendetta negli Stati Uniti e in Giappone, anche lei è rimasto colpito da questi dati relativi alle visualizzazioni?

Alessandro Usai: Sono talmente fuori scala che era difficile aspettarsi dati simili. Non mi risulta che ci siano precedenti per un prodotto italiano di questo genere, va da sé che vanno oltre le migliori aspettative. Quando abbiamo pensato questo tipo di film non nego che abbiamo immaginato che fosse un genere, il revenge movie, che sapevamo fosse apprezzato storicamente in tutto il mondo. Ci sono tantissimi casi di successo di film di questo tipo che piacciono poi in maniera trasversale a tutte le culture. Il nostro obiettivo era di cercare di fare un prodotto italiano che andasse in quella direzione, che però fosse accolto così bene essendo comunque un film italiano, girato in presa diretta, girato in italiano, con attori italiani... Non era così scontato.

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Come è stato sottolineato, Colorado sta ottenendo ottimi risultati mettendosi alla prova con generi diversi. In che modo si è evoluta l'attività della casa di produzione negli ultimi anni?

Usai: Se andiamo nella storia della Colorado ci sono anche titoli prodotti come il più grande film di fantascienza italiano degli ultimi 40 anni, Nirvana, quindi è una società che ha sempre sperimentato cose diverse. Ovvio che tutti ci conoscono, e riconoscono principalmente per la commedia, anche perché è cambiato lo scenario dei committenti, dei clienti. Finché il cliente principale di un film era solo la sala cinematografica in Italia era più difficile fare degli esperimenti perché comunque, la sala storicamente ha premiato o il cinema d'autore, qualche volta, o la commedia. Erano quelle le due tipologie di film che potevano trovare riscontro nelle sale italiane. La storia degli ultimi 20-30 anni è fatta di queste due tipologie. Con il cambio della committenza abbiamo avuto il permesso di osare un po' di più, con cose che non si facevano da tanto tempo. Inoltre è indubbio che Rainbow ha nel suo DNA essere forse la casa di produzione italiana che più ha la dimensione internazionale, lo ha fatto con l'animazione e ci è riuscita. Siamo quindi felici se ci riusciamo anche con il live action, varcando così i confini nazionali. Lo stimolo di Straffi è in quella direzione ed è anche piacevole cambiare e fare cose diverse.

Il futuro di Colorado Film

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Il mio nome è Vendetta: Ginevra Francesconi, Alessandro Gassmann in una foto

Che obiettivi vi state ponendo?

Usai: Quello che cerca di legare tutto quello che facciamo è il concetto di intrattenimento. Cerchiamo di fare dei film, o delle serie ovviamente, che sperimentino con i generi però rimanendo sempre dentro un concetto di intrattenimento del pubblico. Con la commedia ci è successo molto volte, ma è bello farlo anche con altri generi, come è accaduto con l'horror un paio di volte. Ed è qualcosa di stimolante, interessante, ci permette di parlare a pubblici diversi, anche più giovani in base ai generi.

Spesso si parla in modo negativo delle piattaforme di streaming per la concorrenza rispetto alle sale tradizionali, ma rappresentano anche un'opportunità per progetti, come Il mio nome è vendetta, a basso budget e in grado di offrire qualcosa di nuovo. Pensa si dovrebbe ricordare più spesso anche i lati positivi di questo cambiamento in atto nel settore?

Usai: Quando arriva una nuova tecnologia, il rischio di competizione e cannibalizzazione c'è. Bisogna gestire bene il rapporto tra piattaforma e sala, ma è anche un elemento di arricchimento. Il mio nome è vendetta è un esempio classico: per quanto avessimo pensato a un pubblico internazionale, non avremmo mai potuto arrivare a quel numero di milioni di utenti in contemporanea. Ma è comunque importante tutelare le sale cinematografiche. La sala ha un fascino e una potenza che sono difficili da replicare. Sta arrivando Avatar e il fatto che sarà un film per le sale gli dà un qualcosa in più. Ci sono pro e contro, che vanno usati con cautela.

Cosa ci sarà nel futuro di Colorado Films?

Usai: Nel mio quaderno dei sogni mi piacerebbe continuare ad avere un'offerta per diversi canali e tipo di pubblico. Ci sarà il film che avrà le caratteristiche e il DNA giusti per andare in sala, come ad esempio Il fabbricante di lacrime o titoli importanti come quello con Virginia Raffaele e Fabio de Luigi e il prossimo dei Me contro te. Continueremo ad avere quell'attenzione e sarebbe poi bello declinare i generi, a seconda dei casi, su piattaforme diverse. Punteremo sui generi: commedia, horror, thriller, action, il prossimo teen drama-young adult-romantic drama molto consolidato come Il fabbricante di lacrime. Cercheremo di avere un intrattenimento che parla a un pubblico ampio, dai bambini con i Me contro Te agli adulti che apprezzano l'horror, con tutto quello che c'è in mezzo.

Il fantasy è un genere che vorreste esplorare?

Usai: Il fantasy ha il tema del budget che lo ostacola un po'. Tutti i generi che ho citato io sono realizzabili con il budget italiano. Il fantasy, con il livello a cui gli americani hanno abituato il pubblico, richiede un budget molto elevato. Winx forse ce la si può fare: è un'IP talmente forte, diffusa a livello mondiale, che probabilmente riesce ad attirare quell'attenzione. Il fantasy in Europa non lo fa quasi nessuno, e non è un caso. Lo fa l'Inghilterra, ma con gli investimenti da Hollywood... Magari riuscire a fare anche quello, perché no!