Recensione Confetti (2006)

Realizzato sotto forma di documentario, nasce dall'improvvisazione di troup e cast, fortemente voluta dalla Isitt, che riesce a trasmettere una naturalezza indiscutibile.

Il matrimonio è servito

Dopo un'annata magra, la redazione della rivista per sposi Confetti, decide di rilanciarsi con un concorso: l'idea di matrimonio più originale.
Restringendo la rosa dei candidati a sole tre coppie, la proposta è di inscenare cerimonie singolari fra le quali scegliere la migliore e premiarla con una casa da 500.000,00 sterline.
La ghiotta proposta è accolta con entusiasmo dai novelli sposi che si recano numerosi alle selezioni. Fra le molte idee spiccano quelle di Matt e Samantha, Josef e Isabelle e Michael e Joanna; matrimonio musicale per i primi, in stile tennis per i secondi e naturista per i terzi.
I preparativi partono a spron battuto grazie anche al coordinamento di Heron e Hough, organizzatori di matrimoni professionisti, incaricati da Confetti di realizzare i sogni delle coppie e soddisfare ogni loro desiderio.
Fra crisi, ripensamenti, entusiasmo ed accuse, si avvicina la data fatidica e gli sposi saranno pronti ad entrare in scena e scoprire chi sarà il fortunato vincitore.

Girato in appena sei settimane e cofinanziato dalla BBC Films, Wasted Talent e Screen West Midlands, il film è prodotto da Ian Flooks e Ian Benson della Wasted Talent, insieme ai co-produttori Nick Jones e May Chu. Diretto da Debbie Isitt, già autrice di Nasty Neighbours, il film è una commedia divertente e divertita sull'industria che gravita intorno all'evento matrimoniale.
Realizzato sotto forma di documentario, nasce dall'improvvisazione di troup e cast, fortemente voluta dalla Isitt, che riesce a trasmettere una naturalezza indiscutibile. L'esperimento deve la sua riuscita agli interpreti di forte matrice teatrale e ad un taglio poco pretenzioso che lo rende gradevole anche quando rischierebbe d'essere banale. La sottile vena di humor tutto british ne fa una pellicola buffa che non stona mai anche quando indugia insistente sul tema dell'omosessualità, facendone caricatura.

La Isitt spara a zero sulla società moderna senza mezzi termini: le sue coppie accettano di ridurre la cerimonia nuziale ad un circo, pur di ottenere la casa dei loro sogni, ma rimarranno vittime di uno scaltro editore che li terrà avvinti, nella speranza di essere accontentati.
Gli sposi stonati che cantano il musical, i tennisti competitivi sempre pronti a gridare al broglio, i naturisti che si vergognano delle loro nudità; persone in balia di loro stesse, poco pronte a mantenere stabili i propri valori, cedendo in cambio di facili lusinghe. Come nella più bella favola però, il lieto fine cercherà di salvare tutti, o quasi, facendo rinsavire alcuni e deludendo altri.

Battute deliziose e qualche sorriso dolce-amaro per un film che rimane sempre in equilibrio senza diventare mai davvero incisivo se non nel concetto di fondo. Mai un momento i protagonisti parlano di chiesa, d'amore né del significato del gesto che stanno per compiere; restano vittime di manie di protagonismo che li portano a sconvolgere i propri aspetto, affetti e vite, focalizzandosi su un giorno in cui lo show prende il posto della vita vera con tanta prepotenza, da far dimenticare la valenza di ciò che viene celebrato.
Ciò che resta è un'idea bizzarra, una buona realizzazione, ma una pellicola senza infamia che rischia di essere dimenticata presto.