Recensione The Woodsman - il segreto (2004)

Le inquadrature sono strette quando si parla dell'esistenza piatta dell'individuo, e si allargano sul mondo esterno, a dimostrare l'invisibilità di un dolore nell'immensità del mondo.

Il Grigio, il colore del dolore

Un autobus, uno sguardo, gli alberi che scorrono velocemente osservati dal finestrino.
C'è un uomo, ma non si distingue dal fondo grigio in cui si muove. Lo sguardo è fisso, gli occhi vitrei svuotati dai pensieri.
Uscire di prigione dopo dodici anni, non è facile, e Walter lo sa. Uscire di prigione dopo avere molestato delle ragazzine, è un trauma, ripensando a ciò che ha vissuto, con la considerazione certa di essere reietto dalla società. E non solo. Anche dalla sorella che lo ripudia, e non lo vuole vedere.
Il suo è un programma di recupero. Continue sedute con un terapista, l'assunzione in una fabbrica, il buio passato nascosto ai colleghi, un ispettore che lo controlla e una casa impersonale dove trascorrere il resto del tempo. Dalla finestra, ironia della sorte, può scorgere l'entrata di una scuola, il campo giochi, e uno sconosciuto che si avvicina ai bambini offrendo loro delle caramelle. Lo chiamerà Candyman, "Il caramellaio".
L'unico lampo di luce è una donna, una collega. Vickie. Anche lei inquieta, attratta da Walter per come è realmente. Un foglio bianco con una invisibile macchia nera, impossibile da cancellare.

The Woodsman - Il segreto è una linea retta monocromatica, è un percorso senza alti né bassi, in cui il dramma, come spesso accade, è la quotidianità. Un male che vive oscuro dentro e fuori le case. Di molti, forse troppi di noi. La denuncia della pedofilia della regista-autrice Nicole Kassell, al suo primo film, è un grido muto, che si regge sulle spalle della durissima (in quanto minimalista) interpretazione di Kevin Bacon (anche co-produttore). Il suo personaggio seduce e respinge allo stesso tempo, e la mancanza di enfasi che avrebbe potuto attrarre l'attenzione dello spettatore sulla prova d'attore, si scioglie negli ambienti grigi. La macchina da presa si sofferma sui primi piani, sui dettagli di persone e di oggetti (il tavolino di ciliegio disegnato da Walter e regalato alla sorella per il matrimonio), sui paesaggi sfocati e in movimento che scorrono durante i viaggi in autobus verso il lavoro. Le inquadrature sono strette quando si parla dell'esistenza piatta dell'individuo, e si allargano sul mondo esterno, a dimostrare l'invisibilità di un dolore nell'immensità del mondo.

La linearità della trama è la vera forza di The Woodsman. Non ci sono climax, nessun colpo di scena. E il tono sommesso della fotografia, consente di raccontare ogni attimo allo stesso modo. Le emozioni sono in equilibrio, fra bianco e nero, come le strisce pedonali che i piedi di Bacon calpestano nervosamente dopo la sola vera espressione di rabbia e violenza del film. Vera espiazione di un uomo in fuga dal buio.