L'opera seconda di Antonio Padovan, Il grande passo, è una fiaba amara che racconta la storia di due fratelli molto diversi tra loro. Dario (Giuseppe Battiston), schivo e impetuoso, è ossessionato dall'idea di raggiungere la luna a bordo di un razzo, mentre Mario (Stefano Fresi), vive un'esistenza placida a Roma gestendo un negozio di ferramenta con la madre. Ma a un certo punto le loro strade si incrociano ed entrambi dovranno venire a patti con l'eredità paterna.
Una commedia fiabesca, ma realista
Qui la recensione de Il grande passo, che arriverà al cinema il 20 agosto. A parlarci del film è Antonio Padovan in una video intervista realizzata al Torino Film Festival 2019, dove il grande passo ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile, ex aequo Fresi - Battiston:
"A differenza dei film americani che guardavo da piccolo, volevo che Il grande passo fosse più reale, volevo esplorare i lati negativi della situazione. Ricky Balboa mangia le uova sode in piano sequenza, ho chiesto a Giuseppe Battiston di fare la stessa cosa, ma lui ha cercato di opporsi. È stata una battaglia, ma alla fine l'ho spuntata".
Una produzione avventurosa, tra uova sode e razzi
Per realizzare Il grande passo, Antonio Padovan non ha dovuto solo spuntarla con l'ostinato Battiston, ma ha dovuto far fronte a numerosi problemi produttivi legati in parte alla natura speciale della storia: "Abbiamo provato a fare più cose dal vivo possibile. Abbiamo portato un razzo da Roma nel Polesine. La gente ci guardava stranita, avevamo un razzo su trattore scortato dalla polizia. La scenografia è stata molto importante, la post-produzione è stata un'incognita. Non potevo immaginarlo, altrimenti non avrei mai iniziato il film, ma devo ammettere di aver imparato tantissimo. Mi auguro che gli effetti speciali spariscano e per il pubblico resti solo la storia".