Recensione Medici con l'Africa (2012)

Senza concessioni al pietismo, l'autore padovano mostra al meglio la tempra di questi uomini e donne per nulla intimoriti dalle difficoltà e riesce a restituire il rapporto di profondo rispetto che si instaura tra medici e pazienti.

Il grande cuore dell'Africa

C'è una grande forza nei protagonisti di Medici con l'Africa, documentario che Carlo Mazzacurati ha presentato Fuori Concorso alla 69.ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione proiezioni speciali. Il lavoro scritto assieme a Claudio Piersanti, racconta l'attività dei medici del Cuamm, un'associazione benefica fondata a Padova che da oltre 50 anni lavora con le popolazioni più indigenti del grande Continente Nero; una collaborazione nata non solo per soddisfare il bisogno di fare la carità, e in qualche modo per lavarsi la coscienza, ma soprattutto per aiutare le nuove generazioni a trovare una propria via di risalita dalla povertà, attraverso università e corsi specifici. Un approccio 'rivoluzionario' che trasforma l'idea che normalmente si ha delle organizzazioni no-profit. Mai come in questo caso, infatti, non si deve parlare di semplice assistenza, ma di un vero e proprio movimento indirizzato in particolare sui giovani, per spingerli ad essere loro stessi il vero cambiamento. E' un reportage molto asciutto quello di Mazzacurati che dà voce a medici e pazienti, adulti e bambini, ognuno con la propria storia alle spalle, ognuno con una motivazione ben precisa per andare in Africa e restarci.

Molti di loro si sono mossi sull'onda di un sentimento di solidarietà cristiana, ma l'aspetto religioso non è affatto quello predominante nelle loro vite. A qualche intervistato scappano anche due o tre parolacce, giusto per ricordare che in certi posti nulla funziona a dovere e tutto complotta per rendere anche la più normale delle situazioni ospedaliere un'emergenza. La classica struttura del documentario, con le interviste condotte sul campo dallo stesso regista alle decine di medici che lavorano in condizioni estreme, diventa il tracciato sicuro da percorrere per presentare al meglio questo gruppo di persone che hanno fatto della loro professione un mezzo per aiutare i più deboli, i più indifesi.

Senza concessioni alla pietismo, l'autore padovano mostra al meglio la tempra di questi uomini e donne per nulla intimoriti dalle difficoltà e soprattutto nella parte ambientata in Africa riesce a restituire il rapporto di profondo rispetto che si instaura tra medici e pazienti, un legame che va al di là del 'normale' confronto tra un dottore ed una persona sofferente. In quelle terre devastate dalla povertà perfino la morte e la malattia vengono affrontate con dignità estrema da coloro che hanno conosciuto solo gli aspetti più difficili dell'esistenza e Mazzacurati si avvicina a questo 'materiale' con pudore e senza falsi patetismi. Come quando con la troupe entra nel reparto maternità di una delle tante strutture ospedaliere del territorio Sub-Sahariano e si lascia guidare da un'infermiera che descrive un padiglione essenziale e poco sofisticato dove un gruppo di donne sta affrontando il parto. Nessuna di loro si sottrae alla macchina da presa, ben visibile ma non invadente. Ed è un altro grande merito di Carlo Mazzacurati.

Movieplayer.it

3.0/5