Nel nuovo film di Daniele Vicari in streaming su Raiplay dal 17 giugno, il primo girato durante il lockdown tra marzo e maggio 2020, interpretano tre personaggi su cui l'obbligo di rimanere chiusi in casa dopo una minaccia terroristica nella città di Roma avrà impatti diversi. Sono Matteo Martari, Elena Gigliotti e Dario Aita che provano a spiegarci questa irripetibile esperienza artistica e umana, una sfida fatta di condivisione e equilibrismo tra la quotidianità e l'irrompere della finzione. Diretti a distanza dal regista che non li ha mai mollati e seguiti da una troupe in collegamento perenne, si sono riscoperti a dover preparare costumi, adattare battute, allestire scenografie, trasformare in set i luoghi in cui si erano ritrovati a trascorrere il lockdown.
La video intervista a Matteo Martari, Elena Giogliotti e Dario Aita
La sfida di un film in lockdown
Cosa li ha convinti? Non c'è voluto molto, dire di sì è stato facile, per Elena Gigliotti e Dario Aita, coppia nella vita oltre che nel film, è stata "un'idea e un gesto importante". "C'era una tale mancanza di senso nel mondo dell'arte, - spiega lei - che una volta arrivata una proposta sensata, è stata anche una nostra responsabilità partecipare". Per Matteo Martari, che interpreta Luca, un ricercatore universitario isolato in un agriturismo in Veneto, Il giorno e la notte è stato "un salvataggio. In un momento in cui ti senti costretto non solo fisicamente ma anche mentalmente in una condizione di chiusura, la possibilità di partecipare a qualcosa è una grande evasione", dice. Non lo ha spaventato nulla, forse un po' di paura l'ha avuta "quando Daniele mi ha detto che ci sarebbe stato da scrivere qualcosa". Con Isabella Ragonese, con la quale nel film vivrà una storia d'amore appena nata tra videochiamate e messaggi vocali, "abbiamo adattato alcune battute alle nostre situazioni". Ma non gli piace definirsi attore-autore: "Mi sono solo prestato a questo lavoro. Non lo sono in nessuna maniera".
Il giorno e la notte, la recensione: Vite sospese
Lo straniamento di un set a casa propria
Girare nelle proprie abitazioni? Nel caso di Elena e Dario ha avuto un effetto quasi straniante: "È stato tutto molto veloce e immediato. Quando abbiamo rivisto il film ci siamo resi conto di quello che era diventata la nostra casa", vista da una prospettiva diversa, quella di Daniele Vicari che "era come un ospite in casa nostra, sempre presente attraverso zoom, telefoni e piattaforme varie", ci racconta l'attrice. È stata una settimana intensa, un'esperienza unica "soprattutto ad abitare i nostri spazi in maniera nuova, a ricrearli. Per un artista la casa è il luogo in cui si lavora, ci si trova spesso a studiare, a leggere e provare. Quindi renderlo un luogo di culto e artistico è un passaggio importante, in questo caso non c'è stato un trasferimento ideologico ma pratico: è diventato realmente un luogo d'arte, un set", conclude Dario. "Daniele è stato sempre molto presente ed è riuscito a portarci in un luogo di finzione usando tutto ciò che era vero e reale. - precisa Elena - È stato tutto molto più intimo e interessante rispetto a un set in presenza, perché ho avuto la possibilità di lavorare con il mio compagno ed è stato tutto molto delicato, ero a casa mia e mi sentivo protetta, sul set questo non sempre accade per ovvie ragioni. Era difficile pensare che tutti quelli che ci seguivano a distanza non ci fossero, erano sempre presenti, ma in maniera più rispettosa che in una situazione normale. Quando sono andati via hanno lasciato un grande vuoto". Per Martari invece, che si trovava a Verona "nell'agriturismo di amici di famiglia", è stato tutto molto più semplice: "La campagna si prestava già di per sé a essere un set perfetto. L'unica difficoltà è che in campagna il Wi-Fi c'era e non c'era, la comunicazione non è sempre stata facilissima".
Tra realtà e finzione
La storia dei loro personaggi ha costretto Elena e Dario a farsi delle domande "anche in quanto coppia nella vita". Daniele era interessato a indagare "il confine tra la realtà delle coppie di interpreti e i personaggi, nel nostro caso è stato un salto mortale triplo perché stavamo interpretando una coppia in cui lui è un attore e lei una regista, esattamente come siamo noi nella vita. Il conflitto dei nostri ruoli si gioca su un doppio territorio di battaglia, il piano artistico e quello personale, è stato come aprire un vaso di Pandora, ricco di non detti e sospesi", confessa l'attore.