Lo avevamo visto e lo avevamo amato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2023. Poi, come spesso accade per certe opere non troppo mainstream, il film è finito in un limbo. Ora, finalmente, Il giorno dell'incontro - Day of the Fight, opera prima di Jack Huston, arriva al cinema. Un bianco e nero di efficacia sintesi narrativa, e la potenza di una storia volutamente storta e volutamente livida, in cui spicca un grande Michael C. Pitt, che interpreta Mikey, un pugile caduto in disgrazia, alla prese con una terribile malattia. Davanti a lui una giornata, forse l'ultima, per preparasi ad un incontro dal sapore amaro, rincontrando, tra dolore e rimorso, tutte le persone che hanno fatto parte della sua vita.
E del film, e di quanto lo sport sia sempre efficace al cinema, ne abbiamo parlato proprio con il regista, partendo però dalla musica (ci sono brani di Sixto Rodriguez, Peter Gabriel, Nicolette Robinson). "Le canzoni facevano parte della sceneggiatura, ho sempre immaginato che quei brani musicali arrivassero al momento giusto. Uso la musica anche quando recito. Ho chiesto al mio meraviglioso cognato, Ben MacDiarmid, di occuparsi della colonna sonora del film. Ho sempre detto che la musica deve essere un altro personaggio", prosegue Jack Huston. "Il protagonista vive in questo purgatorio e la musica lo accompagna nel suo viaggio. Credo che dia la magia, e l'essenza di ciò che sta vivendo. Lo mitiga. Per me la musica è tutto".
Il giorno dell'incontro: intervista a Jack Huston
Chiaro, fin dal titolo, il riferimento al cortometraggio di Stanley Kubrick, "Day of the Fight l'ho presa come un'idea e mi sono detto: "E se questo fosse stato il suo ultimo giorno? E cosa faresti tu nel tuo ultimo giorno? E tutto si riduce all'amore. È come cercare di rimediare a quei torti, cercare di intraprendere quel viaggio di redenzione. E culmina con questo bellissimo combattimento. Vediamo tutte quelle figure importanti del passato e del presente, e quei ricordi che tornano in mente. Camminare in questo paesaggio piuttosto desolato ed essere colpiti dalla bellezza nell'oscurità. E devo dire, è stata un'esperienza molto profonda fare un film".
Dal Madison Square Garden fino a Brooklyn, ne Il giorno dell'incontro sentiamo parlare di New York, ma la vediamo raramente. Jack Huston spiega che: "La New York City e Brooklyn del 1989 erano molto diversi da oggi. Abbiamo girato molto nel New Jersey perché era la rappresentazione più vicina a quella che sarebbe stata all'epoca. Questo è anche il motivo principale per cui abbiamo scelto il bianco e nero, perché gli conferisce quella grana, quella grinta, quella qualità noir. È un viaggio introspettivo. Siamo con Mikey, e la telecamera è molto più un'estensione. Si tratta dell'aspetto insulare del viaggio di un uomo in questa giornata".
Il pugilato come metafora perfetta
Il film di Jack Huston, tra l'altro, sottolinea quanto la boxe sia metafora perfetta per parlare dei temi esistenziali. "Il pugilato è straordinario perché affronta il tema della competizione. C'è sempre un favorito, c'è sempre uno sfavorito. Penso che tutti noi ci relazioniamo con gli sfavoriti. Si tratta di ambizione. Si tratta di aspirare alla grandezza. Vogliamo vedere uno sfavorito avere successo. Credo che i film sulla boxe abbiano di solito questo aspetto. È un sentimento, un senso di speranza e credo che tutti noi vogliamo provarla".
Poi, Jack Huston, di cui non vediamo già l'ora di vedere come proseguirà la sua carriera da regista, ci racconta quanto Mikey non sia però considerabile come un perdete, anzi. "È buffo, perché non lo vedo come un perdente. Penso che sia stato fuorviato. Ha vissuto una vita molto difficile. Credo che rappresenti il mondo in cui è cresciuto. Il suo cuore è buono. Questo è ciò che ho sempre voluto trasmettere: Mikey è una persona che ha commesso degli errori terribili, ma che fondamentalmente è buona, di buon cuore".
Tra l'altro, Il giorno dell'incontro ri-mette in scena il talento di Michael Pitt. Secondo Huston, il ruolo è stato scritto appositamente per lui. "Mikey l'ho scritto pensando a Michael Pitt. Ogni singola parola. Avevo bisogno che fosse lui, semplicemente. Ha questa bellissima qualità, questa vulnerabilità, quasi infantile. È un attore così reattivo. Mikey è un ragazzo che ha passato l'inferno. Anni di prigione, perdendo in sostanza la vita. Avevo bisogno di qualcuno che potesse raccontare questa storia al meglio, e Michael era la scelta perfetta".