Il DVD di Les amants réguliers

Un'edizione scarna, quella della Cecchi Gori, per il bel film di Garrel: buona la resa del video ma praticamente assenti gli extra.

E' passato nei nostri cinema come una meteora, Les Amants Réguliers: distribuzione in pochissime sale e una permanenza in queste, nella migliore delle ipotesi, di poche settimane. Era prevedibile, d'altronde, per un film che nonostante il premio al Festival di Venezia non è, e non vuole essere, un prodotto per il grande pubblico. Philippe Garrel, che persegue da oltre trent'anni la sua personale idea di cinema, "puro" come il suo protagonista (interpretato dal figlio Louis Garrel), racconta il '68 facendo parlare i corpi e gli sguardi dei suoi personaggi, spostandosi dalla rivoluzione delle molotov e delle auto bruciate a quella del privato dei giovani, raccontando un amore talmente perfetto da portare con sé, come tutto il periodo, i germi della dissoluzione. Un'opera complessa, rigorosa e scevra da compromessi, visivamente di grande fascino e, in ultima analisi, più che mai necessaria.

Per l'uscita in DVD, la Cecchi Gori propone un'edizione scarna, essenziale. Di buon livello il video, con una regolazione della luminosità tale da rendere al meglio gli elaborati chiaroscuri della fotografia; la nitidezza del quadro non risente più di tanto della presenza di una leggera grana, mentre sono praticamente inavvertibili gli effetti della compressione.

L'audio consta di un'unica traccia in francese, con sottotitoli obbligatori in italiano, in Dolby Digital 2.0: si sarà capito che non è certo questo il film per testare le prestazioni del proprio impianto. Extra praticamente nulli, con l'eccezione delle consuete bio-filmografie di regista e interpreti principali: data la lunga durata del film (178 minuti) la scelta era praticamente obbligata, se si voleva offrire un'edizione a disco singolo. Da segnalare (in positivo) la felice scelta di un cambio di sequenza per effettuare il passaggio da uno strato all'altro: troppe volte in passato abbiamo visto sequenze rovinate da quella piccola, inevitabile pausa.