Recensione Nema Problema (2004)

Bocchi, che ha vissuto in prima persona il conflitto jugoslavo, si impegna a trasferire in una fiction le esperienze dei suoi documentari mantenendo una visione mai schierata, per lasciare allo spettatore il diritto di dare un giudizio su ciò che vede.

Il dilemma della verità

Ogni giorno siamo coperti di informazioni provenienti da paesi in guerra, dall'Iraq agli stati africani, informazioni da fonti diversissime fra loro e che noi consideriamo attendibili, senza porci (quasi) mai alcuna domanda. La verità durante i conflitti, tuttavia, che ci crediamo o meno, viene spesso manipolata o romanzata, come era spesso uso fare in periodi storici antichi, in cui greci e romani gonfiavano le vittorie per enfatizzare la gloria dei loro successi. Nema Problema, dell'italiano [PEOPLE]Giancarlo Bocchi[/FILM], fino a oggi documentarista, affronta per l'appunto il problema della verità di ciò che accade in guerra, che gli uomini vivono, vedono e raccontano. Ci troviamo in Jugoslavia, durante uno dei più duri scontri etnici dei nostri tempi, e Lorenzi, giornalista in cerca di uno scoop per il suo giornale, incontra Aldo, interprete senza lavoro che si offre di condurre il nostro corrispondente attraverso le linee nemiche alla ricerca di un fantomatico Comandante Jako, presunto autore della sparizione e del massacro di un intero treno di profughi. Nel corso del viaggio i due incontrano un altro giornalista, il belga Maxime, salvato da una situazione difficile, e Sanja, ragazza del luogo, fuggita dal convoglio e alla ricerca dei parenti scomparsi. I quattro vivono momenti difficili e costruiscono una complessa rete di relazioni fra loro, che li conduce tra le falsità all'unica verità vera.

Come dichiara il sottotitolo del film, "la verità è la prima vittima della guerra", Bocchi, che ha vissuto in prima persona il conflitto jugoslavo, si impegna a trasferire in una fiction le esperienze dei suoi documentari mantenendo una visione super partes, mai schierata, per lasciare allo spettatore il diritto di dare un giudizio su ciò che vede. Lo stile registico e la fotografia, di conseguenza, sono freddi e scarni e la colonna sonora è affidata inesorabilmente alle esplosioni delle bombe che enfatizzano il dramma di un paese distrutto dalla guerra civile.

Sono i quattro personaggi comunque a condurre la storia, e durante il road movie i due giornalisti, che dovrebbero identificare l'autenticità di ciò che scrivono, rappresentano le due facce di una medaglia che è l'informazione. Quella di Lorenzi, artefatta e d'effetto a ogni stregua, disposto a immolarsi pur di raccontare gli orrori della vita, che gli abitanti trascorrono con la triste abitudine di trovarsi sempre sotto tiro; quella di Maxime, sincera (o presunta tale), che vuole riportare solo ciò che realmente si ascolta o si vede. Entrambi si scontreranno con le necessità di sopravvivenza dei due altri compagni di viaggio, gli unici coinvolti, per volontà o meno, nella tragedia della loro terra.

Non deve essere stato semplice per chi, come Bocchi, ha sempre lavorato per raccontare la guerra oggettivamente, senza artefazioni, realizzare quanto sia difficile parlare senza peli sulla lingua degli accadimenti di tutti i giorni. Purtroppo il suo sguardo, che non tradisce nessuna emozione, esprime la delusione nell'essenza della storia, dove non esistono persone positive e negative indipendentemente dalla parte della barricata in cui sono, ma solamente uomini schiavi del contesto in cui si trovano.

Nema Problema scorre come un metronomo, o meglio una miccia, fino alle esplosioni finali, in cui tutti i nodi vengono al pettine, e il regista non si dichiara, nemmeno all'ultimo minuto, dimostrando ancora una volta come sia possibile fare un film affidando alle parole (poche per la verità), ai suoni e alle immagini il senso della verità.