Il commissario Manara 2: la Maremma si tinge (ancora) di giallo

Per il ritorno dell'anarchico poliziotto interpretato da Guido Caprino, gli autori hanno voluto cambiare il nome in cabina di regia (ma Luca Ribuoli dimostra buon mestiere), introducendo anche nuovi importanti personaggi: ma i tratti che hanno fatto la fortuna della serie restano sostanzialmente inalterati.

Dopo gli ottimi risultati ottenuti nel 2009, con una collocazione in un palinsesto, quello di RaiUno, in cui le serie poliziesche non rappresentano certo il piatto forte dell'offerta, Il commissario Manara ritorna con dodici nuovi episodi; dodici nuove storie ancora in bilico tra giallo e commedia, di nuovo ambientate sullo sfondo della provincia maremmana, con un protagonista che mantiene i tratti, fisici e caratteriali, che l'hanno fatto amare al pubblico televisivo. Squadra che vince non si cambia, si dice spesso, ma gli autori di questo sequel hanno voluto evidentemente fare un'eccezione: non solo cambiando, con una mossa che può apparire azzardata, il nome in cabina di regia (all'ottimo Davide Marengo è subentrato il promettente Luca Ribuoli, background quasi interamente televisivo ma una sicurezza nel dirigere che appare già evidente) ma anche assumendo un pugno di nuovi autori e soprattutto introducendo alcuni importanti, nuovi personaggi in grado di portare una ventata di freschezza sulla serie, mantenendo vivo l'interesse del pubblico per le vicende di un personaggio che fa dell'imprevedibilità (nel bene e nel male) la sua caratteristica principale.

Ed è proprio all'insegna dell'imprevisto, o se si vuole del fato avverso, che si apre la nuova serie: il tanto agognato matrimonio tra il commissario (o meglio, "vice questore aggiunto", come ci tiene a specificare uno dei suoi colleghi: la figura del commissario, spiega, non esiste più in polizia) e la collega e compagna Lara Rubino, sta per celebrarsi nella chiesa del paese, con una sfilza di invitati e un clima di spasmodica attesa. Tutto è pronto, gli anelli sono lì che aspettano solo di essere scambiati, la giovane donna quasi non riesce a credere che questo giorno sia davvero arrivato: e fa bene, viene da dire quasi subito, visto che un evento drammatico e imprevisto getta nello scompiglio i presenti e provoca l'interruzione della cerimonia, proprio poco prima che il poliziotto pronunci il fatidico sì. Un motociclista entra nella chiesa, barcollando, e si accascia infine tra i presenti, morto. Le ferite alla testa e la contemporanea presenza del casco lasciano pochi dubbi: l'uomo è stato picchiato selvaggiamente prima di salire in moto, ed è infine deceduto per le percosse. Da qui, parte una nuova, complessa indagine che porterà Manara e la sua squadra nel mondo del motociclismo e delle scommesse illegali; e parte anche questo nuovo spezzone di storie che vedono protagonista il poliziotto più anarchico, e vulnerabile al gentil sesso, che la televisione italiana ricordi.
E' qualcosa di più di un semplice escamotage narrativo, questo incipit, non un semplice pretesto per ironizzare sulla (cattiva) sorte dei due protagonisti: l'evento avverso apre una nuova riflessione per la coppia sull'opportunità o meno di quel passo, forse troppo affrettato, che si stavano apprestando a compiere; e spiana la strada per gli sviluppi narrativi dell'episodio successivo (dal titolo tanto esplicito che ci sentiamo più che tranquilli nello svelarne l'evento principale). L'uscita di scena (temporanea?) del personaggio interpretato da Roberta Giarrusso fa così da apripista per l'apparizione della sua sostituta, la misteriosa e attraente donna che ci viene introdotta alla fine della puntata, che scopriamo presto chiamarsi Marta Rivera ed essere un nuovo ispettore, con il volto dell'affascinante attrice Anna Safroncik. Questi eventi succedutisi nei primi episodi mostrano chiaramente l'intenzione degli autori di mantenere un filo conduttore (specie nei rapporti tra i personaggi e nelle loro evoluzioni) tra storie in sé autoconclusive, ma anche la volontà di svecchiare in qualche modo i temi della serie, mantenendo alta l'attenzione dei suoi spettatori storici e magari attraendone di nuovi.
Su tutto spicca ancora una volta lui, Luca Manara, a cui dà sempre il volto un ottimo Guido Caprino: giubbotto di pelle, moto, capelli ricci e look che sembra studiato apposta per essere l'esatto opposto di quello di un commissario (pardon, vice questore aggiunto) di polizia. Di nuovo troviamo, in questi nuovi episodi, il suo carattere anarchico e insofferente alle regole, di nuovo i suoi frequenti scontri con il questore Attilio Casadio (un sempre simpatico Luis Molteni), di nuovo la sua vulnerabilità all'universo femminile, elemento che tuttavia non è esente da quei necessari tentativi di crescita che rendono il personaggio più credibile. In questa seconda stagione, tuttavia, l'elemento squisitamente action sembra ancora più presente che nella precedente, scelta precisa di un regista che, per sua esplicita ammissione, è cresciuto a film d'azione e serie americane anni '80; senza per questo tradire quella natura quasi western (rigorosamente declinata sul versante "spaghetti") che ha fatto la fortuna della serie, esaltata dai bei paesaggi naturali della campagna maremmana e da una fotografia che, per gli standard della fiction italiana, appare insolitamente curata.
Va rimarcato comunque il carattere leggero (nel senso più positivo del termine) della serie, la sua capacità di intrattenere in modo semplice e diretto, l'inalterata simpatia di tutti i suoi protagonisti che tuttavia non esclude una rappresentazione credibile e non banale della vita di provincia. Tutti elementi che sicuramente faranno la gioia dei fans abituali del personaggio, che certo non faranno fatica ad appassionarsi anche a queste nuove, intricate e divertenti, dodici storie.