Il colore delle magnolie 3, la recensione: la stagione delle scelte a Serenity

Continuano su Netflix le avventure di Helen, Dana Sue e Maddie che appassionano il pubblico della piattaforma portando la serie in Top 10, ma le loro storie hanno (più o meno) sempre gli stessi pregi e gli stessi difetti.

Il colore delle magnolie 3, la recensione: la stagione delle scelte a Serenity

"Ci vuole un villaggio" dicono gli anglosassoni quando la comunità è tanto importante quanto le singole persone. Questo sicuramente vale nella recensione de Il colore delle magnolie 3, disponibile su Netflix e subito svettata in Top 10 sulla piattaforma, ancora una volta ambientata a Serenity, la cittadina del South Carolina dove vivono le protagoniste di questa storia al femminile, tratta dai romanzi della serie Sweet Magnolias scritti da Sherryl Woods, un caso editoriale oltreoceano da noi pubblicato nella collana Harmony e adattato da Sheryl J. Anderson. Al centro ancora una volta Maddie, Dana Sue e Helen e le loro vicissitudini personali, lavorative ma soprattutto amorose e questa sembra essere la stagione delle scelte dopo i rocamboleschi colpi di scena del precedente finale di stagione.

È tempo di scegliere

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Il colore delle magnolie 3: JoAnna Garcia in un'immagine della serie Netflix

La terza stagione de Il colore delle magnolie si apre dove avevamo lasciato le protagoniste, che mai come quest'anno dovranno prendere importanti decisioni per la loro vita, soprattutto sentimentale. Maddie (Joanna Garcia) è ancora sconvolta per quanto successo con il suo nuovo interesse amoroso Coach Maddox (Justin Bruening) che ha preso a pugni il suo ex marito Bill (Chris Klein), mentre il figlio maggiore Kyle sta pensando di lasciare il football. Dana Sue (Brooke Elliott) deve fare ordine con il marito Ronnie (Brandon Quinn) dopo il misterioso e corposo assegno lasciatole da Miss Frances, mostrando ancora una volta problemi di fiducia coniugali. Infine Helen (Heather Headley) è divisa tra due fuochi dopo la proposta di matrimonio di Ryan (Michael Shenefelt), in città per il memoriale dedicato a Miss Frances, e i sentimenti per Chef Erik (Dion Johnstone). Tutte e tre dovranno decidere a chi donare il proprio cuore e quindi affrontarne le conseguenze nella vita cittadina, anche a livello di politica locale. Non mancheranno i "villain" della stagione, anche se alla fine si rivelano sempre redenti, come la vendicativa e rancorosa sorella di Ronnie appena tornata in città per il funerale.

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Serenity come Stars Hollow e Bluebell

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Il colore delle magnolie 3: Heather Headley e Brittany L. Smith nella serie Netflix

Serenity infatti si conferma un incrocio tra Stars Hollow, il paesino al centro di Una mamma per amica, e Bluebell, che faceva da sfondo ad Hart of Dixie. Tutti si conoscono, i pettegolezzi girano velocissimi e c'è una sorta di aura che circonda luoghi e abitanti. I colori caldi e la fotografia accogliente utilizzati sono volti proprio a farci sentire oramai a casa in questa buffa e caratteristica cittadina del Sud degli Stati Uniti, in cui la religione è centrale e molto sentita e in cui le apparenze e il buon nome contano molto.

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Il colore delle magnolie 3: Caroline Lagerfelt e JoAnna Garcia nella serie Netflix

Nonostante le vite sentimentali delle tre donne abbiano sconvolto fin dalla prima stagione la serenità del paese, loro non si arrendono nel provare ad essere felici e cercare la propria indipendenza. Peccato lo facciano sempre tuffandosi in cliché e stereotipi, senza approfondire davvero i temi trattati e soprattutto gli sviluppi sentimentali, e basando le proprie decisioni un po' troppo sugli uomini della loro vita. La serie si conferma così il perfetto intrattenimento per un pubblico maggiormente femminile che non vuole doversi concentrare troppo durante la visione e sa che alla fine, in un modo o nell'altro, le cose si metteranno a posto da sole. Qualcosa che si possa seguire insomma anche mentre si sta facendo altro dentro le mura domestiche.

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Un'amicizia è per sempre

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Il colore delle magnolie 3: Wynn Everett in una scena della serie Netflix

La forza de Il colore delle magnolie, oltre alla location, sono sicuramente i tre personaggi femminili protagonisti e la loro amicizia. Un legame che dura dall'infanzia e che sembra non conoscere ostacoli, nemmeno quando tra loro si intromettono altre questioni. "Gli uomini passano, le amiche restano" si dirà il trio in una delle loro serate margarita, confermando la chimica tra JoAnna Garcia, Brooke Elliott e Heather Headley, che tengono bene la scena sia quando sono insieme tra loro sia quando sono con altri personaggi, facendo emergere il loro "predominio" sui comprimari.

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Il colore delle magnolie 3: Carson Rowland nella serie Netflix

Un tentativo di evoluzione però in questa terza stagione c'è stato, provando a dare maggior spessore e importanza ai personaggi maschili, soprattutto attraverso il tema della salute mentale e il PTSD di Coach Maddox e di Chef Erik, ma anche ad alcuni dei personaggi più giovani come Isaac e i figli di Maddie. Gli autori non saranno riusciti ad approfondirli eccessivamente, ma è apprezzabile lo sforzo ed aiuta la narrazione. I dialoghi però rimangono davvero melensi ed intrisi di un buonismo che non sempre è facile digerire. Portano con sé una certezza: alla fine, tutto è bene quel che finisce bene a Serenity.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de Il colore delle magnolie 3 confermando pregi e difetti della serie visti in precedenza, con l’aggiunta di una concentrazione maggiore sulle scelte sentimentali decisive per le tre protagoniste e sull’approfondimento dei personaggi maschili che stanno loro accanto. Pregevole la fotografia e la location che fanno oramai sentire a casa gli spettatori e l’alchimia oramai rodata tra le tre attrici.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • JoAnna Garcia, Brooke Elliott e Heather Headley confermano di essere il fulcro della serie.
  • Maggior attenzione ai personaggi maschili, soprattutto Cal ed Erik.
  • La fotografia e la messa in scena di Serenity.

Cosa non va

  • I cliché e gli stereotipi messi in campo.
  • I dialoghi melensi e le risoluzione buoniste.
  • Le donne parlano di emancipazione ma si ritrovano troppo spesso legate alle decisioni dei loro uomini.