È andato in onda in America il 22 ottobre il ventottesimo Halloween Special de I Simpson, composto, come da consuetudine, da tre storie separate.
The Exor-Sis: Maggie viene posseduta dal demone Pazuzu, e sarà necessario l'intervento di un esorcista per salvarla. Coralisa: Lisa scopre l'esistenza di un altro mondo dove vive una versione alternativa della sua famiglia, apparentemente perfetta ma con un caro prezzo da pagare per poterne far parte. MMM... Homer: rimasto solo in casa mentre Marge e i figli sono in viaggio, il patriarca dei Simpson ricorre a metodi estremi per saziare la propria fame quando scopre che decenni di sedentarietà hanno avuto effetti positivi sul sapore della sua carne...
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28 anni dopo
Sebbene la serie sia generalmente ritenuta più debole oggi rispetto alle glorie delle prime nove-dieci stagioni, anche per gli ex-fedeli quello di Halloween tende a rimanere un appuntamento immancabile con I Simpson, poiché l'episodio festivo, anche nelle annate meno felici, rimane fedele al proprio principio di mettere alla berlina le convenzioni dello show con abbondanti dosi di cinefilia e humour nerissimo (e il tradizionale cameo di Kang e Kodos, che qui si limita ad un'apparizione muta nella sigla). Il ventottesimo appuntamento con Treehouse of Horror (La paura fa novanta), titolo rimasto invariato nonostante la casa sull'albero non faccia più parte della struttura dell'episodio, resta ancorato in quella logica, senza spingersi oltre lo stretto indispensabile sul piano della scrittura ma con un'attenzione particolare all'apparato visivo, in particolare nel secondo segmento che, essendo basato su Coraline e la porta magica, ne riproduce abbastanza fedelmente l'estetica stop-motion.
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L'irriverenza maggiore è contenuta nella sigla, realizzata digitalmente, dove i vari membri della famiglia sono raffigurati sotto forma di dolci tipici della serata di Halloween (a Lisa spetta ovviamente il ruolo della mela, che nessuno vuole). Un'occasione ideale, questa, per un po' di satira sul consumismo americano e su certi brand in particolare (quello parodiato da Bart viene anche identificato con il nome vero), prima di prendersela con un malcapitato coniglio pasquale di cioccolata la cui morte per bocca di Homer e compagnia bella, accompagnata da un finto titolo legato alla ricorrenza sbagliata, simboleggia il meglio della cattiveria che tradizionalmente contraddistingue queste puntate speciali.
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Tutti Pazuzu per Maggie
Avrà forse inciso l'attuale esistenza del sequel televisivo, in onda su Fox anch'esso, ma è altrettanto probabile, malgrado la presenza vocale di Ben Daniels (interprete di Marcus Keane in The Exorcist) come prete convocato per salvare la situazione, che gli autori si siano semplicemente accorti di non aver ancora sfruttato L'esorcista come materiale per un episodio di Halloween sul piccolo schermo (diverso il discorso per il Treehouse of Horror a fumetti, dove Lisa fu posseduta dallo "spirito" di Madonna). Qui è Maggie a entrare in contatto con il perfido Pazuzu, per uno sketch animato che riassume in sette minuti i tratti salienti del film di William Friedkin (escluso il vomito, tenuto da parte per il segmento successivo), per poi concludersi nell'unico modo logico, ma non per questo meno divertente. Una parola sola: Bart.
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Ospite letterario
Il secondo segmento, ammirevole sul piano tecnico ma prevedibile su quello narrativo, trae ispirazione dall'immaginario di Neil Gaiman, già chiamato in causa anni fa nei panni di "se stesso" e questa volta reclutato per doppiare Palla di Neve V, corrispettivo simpsoniano del gatto parlante che accompagna Coraline nelle sue avventure. Un'intuizione che è all'origine di un paio di gag carine ma rimane abbastanza superficiale, nonché alquanto sprecata poiché, trattandosi di un personaggio fittizio e non dell'autore "vero", la sua identità come guest star andrà persa nelle versioni internazionali. Una "gaffe" simile ha luogo anche nel terzo segmento, forse quello meno ispirato in termini puramente creativi ma in fin dei conti più memorabile sul piano dell'infrazione dei tabù (nello specifico l'autocannibalismo). Qui, mentre Homer scopre i piaceri della propria carne, viene chiamato in causa nientemeno che il già citato William Friedkin, la cui parlata deliziosamente indifferente va gustata in lingua originale.
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A lui si aggiunge il noto chef televisivo Mario Batali, reclutato a scopo di gag ma senza il carisma vocale necessario per elevare una premessa comunque efficace, la cui unica funzione è sfidare al massimo la censura televisiva (e, complice una battuta finale su Gesù, generare il tipo di polemica che solitamente accompagna la messa in onda de I Griffin). Funzione assolta in modo per lo più soddisfacente, dando quel tono leggermente anarchico all'appuntamento annuale che, per quanto divertente, è diventato anch'esso piuttosto innocuo, come la serie in generale. Una debolezza che in realtà lo show a questo punto si può permettere, essendo ancora discretamente seguito e pronto a infrangere l'ennesimo record legato alla sua longevità (l'anno prossimo andrà in onda la trentesima stagione, primato irraggiungibile per una serie americana trasmessa in prime time). E dinanzi a questo fatto non si può far altro se non rassegnarsi e, quando arriva la gag perfetta che comunque c'è in qualsiasi episodio, (sor)ridere.
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3.0/5