I mercenari 4 – Expendables, la recensione: un'assurda ma piacevole distrazione

La recensione de I MERCEN4RI - Expendables: il quarto film della saga action è superficiale e senza uno schema, ma anche spiritoso e leggero nella sua riflessione sul valore dei last action heroes. Nel cast, Jason Statham, Sylvester Stallone, Megan Fox ed Andy Garcia.

I mercenari 4 – Expendables, la recensione: un'assurda ma piacevole distrazione

Assurdo, esagerato, sconnesso, artificioso. E poi, l'abituale plot, tra amici, battutacce e testate nucleari. Del resto, se c'è da scongiurare la Terza Guerra Mondiale (o sarebbe meglio dire la quarta?), bisogna - per ossimoro - armarsi fino ai denti, lavorando negli spazi oscuri dove nessun Governo riconosciuto può addentrarsi. Insomma, la classica tagline, e il classico spirito da action movie irrinunciabile. E ci piace. Ci piace, nonostante tutto. Perché film come I mercenari 4 - Expendables di Scott Waugh (I mercen4ri - Expendables) sono essenziali per il pubblico. Al di là dei meriti artistici - ricordiamo che il cinema non è solo arte, ma anche prodotto di sano intrattenimento - la saga creata da Sylvester Stallone e David Callaham si è (ri)appropiata dei canoni d'azione tipici degli Anni Ottanta e Novanta, anticipando di una decina d'anni il ritorno delle vibes da fine Millennio (il primo film è uscito nel 2010).

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I Mercen4ri - Expendables: una scena del film

Per assurdo, il quarto capitolo de I mercenari è pure quello più nostalgico di tutti: vedendolo, tra sorrisi e incredulità, siamo avvolti da una sensazione agrodolce. Gli eroi di una volta, muscoli e simpatia, che in qualche modo provano a tenere a galla i retaggi dei blockbuster senza materia grigia, ma con la giusta dose di raffazzonato e confortevole disimpegno. Del resto, il tempo sta passando (lo sa bene Sly Stallone, che nel film si è ritagliato un ruolo decentrato) e la spensieratezza dei pop-corn movie, divorati nei vecchi multiplex illuminati, sembra ormai superato: tutto è standardizzato, tutto è chiuso in compartimenti stagni, tutto è ombelicale. Chiaro, prima film così si facevano meglio, ora sono la copia sbiadita. Eppure, lo ripetiamo, c'è ancora bisogno di distrazioni, di spudorate incongruenze, di incoerenti sceneggiature, dove l'originalità non conta chissà quanto, affidando lo script allo spirito goliardico di una banda di vecchi amici.

I mercenari 4, la trama: salviamo il mondo. Di nuovo!

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I Mercen4ri - Expendables: una scena del film

Come da tradizione, i vecchi amici in questione sono dotati di qualsiasi tipo di arma (dai tirapugni ai bazooka). Una prerogativa assoluta, e quanto mai funzionale al pretesto che accende - letteralmente - la scintilla. Nuova sfida, appurate abitudini e la trama de I mercen4ri - Expendables che riparte da Lee Christmas alias Jason Statham, che ormai ha preso il posto di Stallone (comparendo anche come produttore esecutivo), dopo una doppia sequenza introduttiva che dura metà film, senza trovare il punto d'incontro in un montaggio vacuo e senza credibilità.

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I Mercen4ri - Expendables: una scena del film

Tornando al concetto, il passaggio di consegne - e di coltelli - apre alla sfida più pericolosa di tutte: la missione, 'sta volta, è fermare l'organizzazione terroristica guidata da Suarto Rahmat (Iko Uwais), che traffica illegalmente testate nucleari che, guarda caso, potrebbero innescare un conflitto nucleare tra Russia e Stati Uniti. Se la realpolitik è tutt'altra cosa (per fortuna), i mercenari, ingaggiati dalla CIA, sono pronti a difendere l'ordine mondiale, ricorrendo ad ogni mezzo possibile. Convenzionale e, soprattutto, non convenzionale.

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I Mercen4ri - Expendables: una scena del film

Ciò che è certamente canonico, e lo avrete già capito leggendo la trama, è il modus operandi de I mercenari 4, avvalendosi della regia di Scott Waugh, che svolge un dignitoso lavoro con il budget messo a disposizione. Canonico ma, lo sottolineiamo, rassicurante. Rassicurante perché l'allegra banda dei mercenari, bonari, irriverenti, fumantini, è un divertissement action che va rigorosamente preso per quello che è, offrendo (o almeno ci prova, faticando) la stessa equazione estrapolata dall'algoritmo dei blockbuster. Le scene d'azione, che praticamente occupano gli ultimi quaranta minuti, sono coerenti con l'intrisa esplosività no-sense (un cortocircuito chiaramente voluto? Speriamo), e il cast, anche se smussato a colpi d'accetta, regge la prevedibilità della sceneggiatura firmata da Kurt Wimmer, Tad Daggerhart e da Max Adams.

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I Mercen4ri - Expendables: una foto dal set

Se Jason Statham eredita ufficiosamente il ruolo di Stallone, il via vai di action heroes è garantito: l'aficionado Dolph Lundgren, e poi l'altra certezza Randy Couture, presentissimo fin dal primo capitolo dello show. Le new entry? Andy Garcia, volto della CIA, e poi Jacob Scipio, Tony Jaa e Levy Tran, con le dovute menzioni d'onore che vanno a Megan Fox, agente CIA, e lato femminile della boy band (facendo coppia scult con Statham), e pure 50 Cent, personaggio con un nome che è tutto un programma: Easy Day. Peccato solo si perda, ad un certo punto. Senza remore e senza indugi, la spettacolarità arruffona e bislacca segue passo passo l'umore de I mercen4ri - Expendables, esagerando anche quando non deve, mollando il colpo quando l'emotività deve prendere il sopravvento, dando un altro scopo ai personaggi (anche perché la scenografia è quasi teatrale, con Waugh che si fa bastare le tre location). Del resto, se "Moriranno quando saranno morti", è l'eredità il tratto focale del franchise. L'eredità del cinema di genere, l'eredità dei last action heros - che hanno "formato" l'immaginario di un paio di generazioni -, e l'eredità di un cinema spudoratamente superficiale, e per questo fondamentale per sopperire ad un tempo mai tanto oscuro.

Conclusioni

Concludendo la recensione de I mercenari 4 – Expendables, proseguiamo sullo stesso filo: il quarto capitolo dello show action va preso per ciò che è. Un calderone senza senso e molto superficiale, dove il ritmo è dettato dal tono cameratesco dei personaggi, che si fanno eredi (gracili) del cinema di genere Anni Novanta. Se Stallone si ritaglia uno spazio ristretto, è Jason Statham ha prendere le scene. Anzi, la scena. Già perché il film, che mostra i limiti del budget, si struttura in appena tre location, nel quale il montaggio e la scenografia sono volubili concetti. Tuttavia, gli vogliamo bene lo stesso.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Il tono scanzonato.
  • Sylvester Stallone.
  • Un buon cattivo.

Cosa non va

  • Jason Statham e Megan Fox, coppia scult.
  • Un film strutturato su tre sequenze e su tre location.
  • Il montaggio della scena iniziale non ha senso logico.