Nel campo dell'animazione gli Stati Uniti e il Giappone sembrano non aver rivali e continuano a sfornare capolavori che puntano sulla perfezione dell'immagine e su raffinate sceneggiature (vedi il recente Wall-E, probabile candidato ai prossimi Oscar) o su delicate atmosfere fiabesche che sottendono temi di grande importanza (si pensi alle favole ecologiche del maestro Hayao Miyazaki, non ultima la tenera Ponyo on the Cliff by the Sea). Talvolta però l'Europa prova a intromettersi in questo duopolio dell'animazione per conquistarsi uno spazio che spesso, in passato, ha portato a interessanti risultati artistici. Ecco così arrivare sui nostri schermi direttamente dalla Germania Tiffany e i tre briganti, lungometraggio animato ispirato a un classico letterario dell'infanzia, I tre briganti di Tomi Ungerer. La storia dell'arguta orfanella che, rapita da tre feroci briganti, si spaccia per una principessa indiana figlia di un ricchissimo maraja per farsi portare via dai ladroni e sfuggire al terribile orfanotrofio in cui vive ha allietato i sogni di molti bambini tedeschi e non e ora giunge nelle sale italiane distribuita dalla BIM.
Tiffany e i tre briganti è il primo lungometraggio ispirato a un'opera di Ungerer. Il carismatico scrittore, non solo autore e disegnatore di libri per bambini, ma anche feroce umorista politico e illustratore di racconti erotici, fino a oggi era ferocemente avverso a cedere i diritti delle sue opere e solo l'impegno paziente e appassionato del produttore Stephan Schesch ha permesso che il film prendesse vita superando di volta di volta le difficoltà che si presentavano, non ultima quella di dover trarre un lungometraggio a tutti gli effetti da un racconto brevissimo. Lo sforzo congiunto di Schesch e Ungerer, insieme al lavoro di assemblamento vero e proprio fatto dal regista Hayo Freitag, hanno fatto si che venissero sviluppati e ampliati quegli aspetti della storia che potessero avere maggior appeal sul giovanissimo pubblico a cui il film è rivolto. A differenza delle ricche produzioni americane occorre, infatti, specificare che Tiffany e i tre briganti è una fiaba a tutti gli effetti, riservata principalmente a un pubblico appartenente all'infanzia con una morale semplice e immediata e il più classico dei finali da 'e vissero tutti felici e contenti'.
Lo stile visivo scarno ed essenziale è molto lontano dalla potenza della computer graphic a cui l'animazione contemporanea ci ha abituato, ma il taglio originale e la brillantezza dei colori riproducono con grande attenzione l'eleganza arguta del tratto di Ungerer e la sua ottimistica visione dell'infanzia. Attenzione particolare è stata riservata alla colonna sonora. L'intento degli autori era quello di evitare il canonico sottofondo musicale tipico dei cartoni animati. Dopo lunghe ricerche, ascolti e provini la scelta è caduta su un brano dei Bananafishbones sufficientemente ruvido da soddisfare la necessità di una musica 'da ladroni'. Insieme alla rock band tedesca nella soundtrack è presente il musicista californiano Kenneth Pattengale, che ha riarrangiato buona parte dei brani fondendo il suo sound originale con sonorità grezze e graffianti alla Tom Waits. Soddisfatto e addirittura commosso dal risultato finale l'anziano Ungerer che, per una buona riuscita del lavoro che non tradisse l'intento della fiaba originaria, riteneva fondamentale lavorare soprattutto sull'atmosfera e sul messaggio che il film veicola. "Quello che mi affascina di più è la zona grigia tra il bene e il male" spiega infatti lo scrittore. "In questa terra di nessuno, il male può imparare qualcosa dal bene, e il bene dal male. È più o meno quello che succede ne I tre briganti. I protagonisti sono personaggi decisamente cattivi, spietati, ma sotto sotto hanno un cuore d'oro e si rivelano profondamente diversi da come appaiono, ma solo perché sono loro stessi a decidere di seguire la via del bene. Ogni persona fa molte cose sbagliate, e ognuno di noi è buono e cattivo insieme. Io credo che, per i bambini, sia un sollievo saperlo".