Con la recensione di Hubie Halloween torniamo a quella simpatica (?) tradizione che è il film prodotto e interpretato da Adam Sandler disponibile su Netflix, un'usanza annuale che è arrivata ora a quota sei lungometraggi (esclusi quelli in cui è solo attore e che la piattaforma ha acquistato in un secondo momento), con almeno altri cinque in arrivo. Una strategia che evidentemente funziona per il celebre attore, il quale nel 2015 ha firmato un accordo esclusivo con Netflix - rinnovato due volte - in seguito all'insuccesso graduale dei suoi film al cinema (da quando ha firmato l'accordo gli unici titoli in cui recita ad essere stati distribuiti al cinema su larga scala sono i sequel di Hotel Transylvania, dove presta la voce a Dracula in inglese), e che chiaramente fa contenti i suoi fan: il contratto nasceva dalla constatazione che la filmografia di Sandler fosse particolarmente popolare su Netflix, e i nuovi titoli originali hanno contribuito ulteriormente a questo successo, puntando su ciò che egli sa fare meglio agli occhi del pubblico fedele, nel bene e nel male.
Accadde ad Halloween
Hubie Halloween è ambientato a Salem, la città famosa per i processi alle donne accusate di stregoneria, ed è lì che vive Hubie (Adam Sandler), un bambinone fissato con la ricorrenza del 31 ottobre (come dice lui, parlandone con la madre, "Beh, siamo ebrei, quindi Natale e Pasqua erano esclusi"). Il resto della comunità lo schernisce costantemente, ignorando il fatto che lui sta solo cercando di vegliare sul bene di tutti. Una situazione che si ritorcerà contro gli abitanti della città quando cominciano a verificarsi strani eventi e ci si rende conto, in alcuni casi troppo tardi, che non è uno scherzetto festivo di Hubie. C'entra qualcosa il misterioso paziente fuggito da un manicomio all'inizio del film? Ed è forse legato al nuovo, misterioso vicino di Hubie, tale Walter Lambert (Steve Buscemi), il quale ha espressamente chiesto al protagonista di non fare caso a eventuali rumori strani nel cuore della notte?
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A tutto Sandler!
Inutile dirlo, siamo alle prese con ciò che uno potrebbe aspettarsi da Sandler, tra smorfie, vocette (anzi, solo una vocetta, che lui però usa per tutta la durata del film) e un cast fatto principalmente di amici e veterani di Saturday Night Live: ci sono i fedelissimi Buscemi, Rob Schneider, Kevin James, Tim Meadows e Maya Rudolph, ma anche volti nuovi del celebre varietà americano come Melissa Villasenor e Mikey Day. Ci sono anche le solite presenze in apparenza insospettabili, come Ray Liotta nel ruolo di uno dei tormentatori di Hubie e June Squibb in quello della madre, al centro della gag più spinta dell'intero lungometraggio (esibisce varie magliette che ha comprato senza rendersi conto del significato scurrile delle scritte), e c'è il cameo a dir poco surreale di Shaquille O'Neal (senza dimenticare quello di Ben Stiller, scomodato per il prologo e poi assente per il resto del film). È un'allegra combriccola con cui divertirsi per un'oretta e mezza, senza alcuna pretesa come spesso capita in questi progetti (salvo rare eccezioni, il vero impegno di Sandler si vede nei ruoli drammatici). Con il bonus aggiunto che, rispetto ad altri titoli della premiata ditta Happy Madison (di cui almeno uno di quelli prodotti appositamente per Netflix), non c'è nulla di volutamente offensivo, forse perché Sandler si è reso conto di avere a disposizione un target più giovane.
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Difatti viene quasi da pensare a Hotel Transylvania e all'uso dell'horror come escamotage per intrattenere spettatori di tutte le età. La differenza principale, oltre al medium animato contrapposto al live-action, è che da un lato c'è un cineasta come Genndy Tartakovsky, dall'altro invece uno dei registi ricorrenti della scuderia Sandler, Steven Brill, alla quinta collaborazione con l'attore (sesta se si include lo speciale di stand-up comedy realizzato per Netflix nel 2018). In mano sua il film non fa minimamente paura, ma questo era sicuramente voluto per non alienare una fetta di pubblico; non fa neanche particolarmente ridere, salvo alcuni momenti ben calibrati, ma per l'intera durata fa comunque sorridere, di gusto, perché ormai ci siamo abituati allo stile comico di Sandler e vederlo divertirsi sul serio, circondato da amici, ha un che di contagioso (ed è anche il motivo per cui i titoli di coda durano tredici minuti: i primi cinque sono dedicati agli errori sul set, abbinati all'elenco degli attori, e poi c'è la commovente dedica al giovane Cameron Boyce, morto prima dell'uscita). È un pezzo di entertainment dozzinale ed innocuo, ma dotato di un certo fascino. E se il livello dovesse rimanere questo per le prossime produzioni, senza scendere nuovamente ai "fasti" di un The Ridiculous 6, per esempio, sarebbe già un bel passo in avanti.
Conclusioni
Chiudiamo col sorriso questa recensione di Hubie Halloween, sesto lungometraggio prodotto e interpretato da Adam Sandler per Netflix. La formula rimane invariata, ma rispetto a produzioni precedenti abbiamo a che fare con una commedia piacevolmente innocua, che fa sorridere senza spingersi troppo in una direzione o nell'altra. Menzione speciale per Steve Buscemi, splendidamente surreale.
Perché ci piace
- Steve Buscemi è strepitoso.
- Alcune gag sono davvero esilaranti.
- Kevin James irriconoscibile fa ridere il giusto.
- Toccante la dedica finale a uno degli attori, morto prima dell'uscita.
Cosa non va
- Lo stile di Adam Sandler è sempre quello.
- Chi si aspettava un minimo di spaventi rimarrà molto deluso.