Non c'è alcun potere salvo quello che le persone ti consentono di ottenere.
In molti si saranno chiesti se House of the Dragon, lo spin-off in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti, avrebbe mantenuto quella che potremmo soprannominare la "regola del nono episodio" de Il Trono di Spade. Per tradizione, infatti, eccezion fatta per le ultime due stagioni che avevano un numero minore di puntate, la serie originale ha lasciato al nono episodio, anziché al finale, il compito di stravolgere gli eventi con qualche plot twist importante e decisivo, o qualche morte significativa, che cambiava completamente le carte in tavola. Emblematiche in questo senso sono ovviamente state le Nozze Rosse nella terza stagione, ma anche la morte della Vipera Rossa nella quarta o di Ditocorto nella settima. Nel nono episodio di House of the Dragon sembra non succedere niente ma in realtà si muovono moltissimi ingranaggi della trama, soprattutto attraverso i dialoghi, sempre meravigliosamente scritti da Ryan Condal e George R.R. Martin. È anche una puntata costruita interamente su una grande assenza, su ciò che sta per accadere, piuttosto che su ciò che succede qui e ora, e da spettatori siamo lì ad aspettare un qualche plot twist che ci confermi che gli eventi non proseguiranno come vorrebbero i personaggi coinvolti.
L'assenza del re
Si dice che "morto un re, se ne fa un altro", ma in House of the Dragon come sappiamo la questione della successione di sangue è molto più complessa e stratificata. Il nono episodio riprende proprio dalla notte in cui si era concluso l'ottavo, con la morte di Re Viserys I (Paddy Considine). La notizia arriva tramite passaparola dei servitori alla Regina Alicent (Olivia Cooke). A questo punto si mettono in moto una serie di eventi per varie fazioni, due in particolare, che coinvolgono una famiglia ancora diversa dopo Targaryen e Velaryon, ma ovviamente legata ai primi, protagonisti di questo spin-off: gli Hightower, che ancora non erano stati completamente al centro di una puntata. Il vuoto sul Trono di Spade - l'assenza di cui parlavamo - va riempito a tutti i costi e ognuno cerca di tirare acqua al proprio mulino. Alicent, mal interpretando quanto detto dal Re in punto di morte sotto l'effetto del latte di papavero, che credeva di stare ancora parlando con la figlia Rhaenyra (Emma D'Arcy), crede che Viserys abbia cambiato idea sul finire della propria vita volendo mettere il loro primogenito Aegon sul Trono. Aegon (Tom Glynn-Carney) però è fuggito dal Castello perché non vuole prendersi una tale responsabilità, che il fratello minore Aemond (Ewan Mitchell) ha invece sempre anelato. La storia tende a ripetersi: a prendere il Trono non è chi lo desidera o sarebbe più capace nel ruolo di sovrano, ma chi ci si siede per volere del Concilio Ristretto. Eppure Viserys I sarà ricordato come il "Re Pacifico" come dichiarato in questa puntata, a dimostrazione di aver fatto molto più che del bene durante il suo regno.
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Il potere del trono
Un'altra storia che sembra ripetersi è quanto accaduto a Rhaenys (Eve Best), soprannominata per questo la "Regina che non è mai stata" a dispetto al cugino Viserys. Sarà proprio lei a mostrare una vera e propria dichiarazione di guerra e d'intenti alla fine dell'episodio, a cavallo del suo drago, perché non può permettere che ancora una volta non sia una donna a sedere sul Trono di Spade, come avrebbe dovuto fare Rhaenyra. Quest'ultima non sa niente e viene tenuta totalmente all'oscuro dell'accaduto insieme a Daemon e alla sua famiglia. Grandi assenti insomma in questa nona puntata i Targaryen proprio per dare risalto agli Hightower. Da un lato Alicent che vuole a tutti i costi che Aegon diventi Re, anche se quest'ultimo sembra non volere ma altrettanto velocemente sembra farsi attrarre dal potere del trono, la "sedia più scomoda del reame". Un potere che acuisce semplicemente il carattere di chi indossa la corona e ne abbiamo una dimostrazione palese in questo nono episodio.
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Dall'altro lato degli Hightower, che si fanno guerra anche l'un l'altro, troviamo Otto (Rhys Ifans), che continua a tramare per mantenere il proprio status a corte, ora che era tornato ad essere il Primo Cavaliere, decidendo al posto del Re in molte occasioni approfittando della sua malattia e vecchiaia. Alicent finalmente rinfaccia a Otto tutto ciò che le ha fatto e come l'abbia usata come una pedina fin dal matrimonio combinato col neo-vedovo Viserys quando era ancora una ragazzina, dandole un compito e delle responsabilità molto più grandi di lei. In questo episodio, insomma, ci saremmo potuti aspettare grandi colpi di scena all'incoronazione di Aegon, un colpo ti testa (o di Stato) di Aemond. Tutto ciò alla fine non sarebbe convenuto alle parti coinvolte e quindi gli autori hanno preferito optare per la tensione narrativa data dall'apparente assenza di azione e dalla macchina da presa che vaga per i vicoli della Cittadella, nei bordelli, alla ricerca degli eredi al trono. Alicent e Otto diventano i burattinai a capo di una scacchiera in cui muovono le proprie pedine anche uno contro l'altro pur di arrivare al Trono. Al gioco del Trono, George R.R. Martin ce lo ha insegnato, o si vince o si muore: ancora una volta un'usurpatore sembra essere salito al potere, quasi a dirci che anche la storia di Westeros è destinata a ripetersi, rendendo questo nono episodio estremamente coerente anche se apparentemente meno eclatante.
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