Houria, la recensione: la danza come disciplina, espressione, liberazione e catarsi

La nostra recensione di Houria, il film della regista Mounia Meddour presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, che racconta la storia di una ragazza ferita nel corpo e nell'anima propio come il paese in cui vive.

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Houria: una scena del film

È stato presentato alla Festa del cinema di Roma 2022 Houria, un film tanto intenso quanto delicato, una danza sinuosa e appassionante che racconta un paese attraverso una vicenda traumatica e un processo di rinascita e resilienza. Mounia Meddour dopo Non conosci Papicha, presentato nella sezione di Cannes Un Certain Regard nel 2019, torna infatti a raccontare la sua Algeria attraverso gli occhi di una giovane donna colpita da violenza e ingiustizia sociale in un paese allo sbando. La regista per continuare a raccontare la sua patria ha quindi scelto di inserire nel progetto buona parte del cast del suo film precedente, prima tra tutti la bravissima Lyna Khoudri, attrice algerina che ha all'attivo un'intensa filmografia che le ha permesso di ricevere ben due importanti riconoscimenti di settore: il premio come miglior attrice nella sezione orizzonti per il film Les bienheureux e migliore promessa femminile ai premi César grazie a Non conosci Papicha. Le premesse per un buon film, quindi, ci sono tutte e lo confermiamo in questa recensione di Houria: un ottimo cast, una regista ispirata e di talento e una storia che racconta molto più di ciò che mostra.

La resilienza di Houria

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Houria: una scena del film

Houria è una ballerina e come tale sogna di entrare nel Balletto Nazionale Algerino. Ore e ore di prove, fatica, sudore e ferite per riuscire a farsi notare da un famoso coreografo che la possa inserire nel prestigioso corpo di ballo. Una sera, però, dopo una grossa vincita, ottenuta alle scommesse clandestine di combattimenti tra arieti, viene aggredita riportando una seria frattura ad una gamba e perdendo completamente la voce a causa del trauma subito. La giovane è a pezzi, fisicamente e nell'animo, ma l'incontro con un gruppo di donne che frequentano con lei la riabilitazione riporterà in vita quella fiamma che si era spenta, introducendola in un processo di rinascita turbato dalle ingiustizie di un paese che, dopo la guerra civile, non ha saputo sanare le sue ferite e dove ora vige corruzione e ingiustizia sociale.

Raccontare l'Algeria

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Houria: una scena del film

Per poter contestualizzare questo film è necessario parlare della componente socio-politica che ne delimita i contorni e muove le vicende assumendo un ruolo importante nella narrazione. Elemento che accomuna, infatti, Non conosci Papicha (primo lungometraggio di finzione di Mounia Meddour dopo una serie di documentari) a Houria è quello di voler raccontare l'Algeria, le sue ingiustizie e le sue contraddizioni attraverso storie di vita, di resilienza e resistenza. Il paese che negli anni novanta ha visto iniziare una violenta guerra civile viene descritto tutt'ora come una nazione lacerata in cui corruzione e disparità sociale e di genere sono spaventosamente presenti, ancor più negli ultimi anni che hanno visto il decadere del movimento Hirak, nato nel febbraio 2019, espressione di un divorzio inevitabile tra il popolo e il regime che governa dall'indipendenza del luglio 1962. Lo spettro del terrorismo islamico che torna a fare paura, la mancanza di risorse e l'effettiva assenza delle istituzioni concorrono a creare un clima di rassegnazione e sfiducia rotto solamente da quelli che sono i rapporti umani, che siano gli affetti più cari o semplici persone che si incontrano lungo il proprio percorso.

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La forza della sorellanza

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Houria: una scena del film

Altra tematica ricorrente della regista, che qui assume un ruolo fondamentale, è senza dubbio quella della sorellanza tra donne. La giovane Houria è un'anima spezzata che vede i suoi sogni andare in frantumi sotto la prospettiva di un futuro incerto; a rimetterla in piedi, nel vero senso della parola, sono quelle che diventeranno le donne della sua vita: sua madre, ballerina come lei, la sua migliore amica, una ragazza sognatrice ed ambiziosa e il gruppo di donne che incontra nel centro di riabilitazione. Ciascuna di loro porta con sé un bagaglio pesante, traumi e situazioni che le hanno ferite nel profondo e che nel lungometraggio vengono solo accennate. Sta allo spettatore cercare di capire attraverso gli sguardi e i gesti le profonde lacerazioni dell'animo che le tormentano, così come è affidato alla gestualità il compito di esprimere in toto l'interiorità dei personaggi e allo stesso modo la forza terapeutica dei legami di sorellanza che riescono ad instaurare perché, alla fine, nessuno è mai veramente solo al mondo finché il proprio dolore può specchiarsi nel dolore di qualcun altro venendo capito o anche solo accolto e accettato.

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Il movimento come chiave del film

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Houria: una scena del film

Poco sopra abbiamo parlato di gestualità e non lo abbiamo fatto a caso: la danza, il linguaggio dei segni così come gli sguardi e più semplici movimenti qui raccontano qualcosa. La camera indugia spesso sui volti, sulle mani, sui piedi dei personaggi in campo, li usa per esprimere ciò che le parole non sono in grado di dire, anzi, molto spesso le parole diventano superflue, sostituite dal flettersi dei corpi, dal loro ondeggiare al suono della musica, perché alla fine è impossibile esprimere un sentimento solo con le parole, va usato tutto il corpo, poco importa se è un corpo ferito e umiliato. La danza si fa mezzo fondamentale, muta anch'essa come muta la protagonista: è prima disciplina, speranza in un futuro migliore, per poi tramutarsi in catarsi, rinascita e liberazione grazie anche ad una regia attenta a mantenere costantemente i personaggi in primo piano assecondando i loro movimenti e garantendo allo spettatore uno sguardo delicato e mai invadente.

Conclusioni

Per riassumere la nostra recensione di Houria, possiamo dire che in questo secondo film di finzione Mounia Meddour torna a raccontare l’Algeria con le sue ferite e le sue ingiustizie. La forza e il percorso interiore della protagonista e delle donne intorno a lei viene raccontato attraverso una regia attenta che si sofferma sui corpi e sul loro movimento per esprimere, più che con le parole, tutte le emozioni dei personaggi principali.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • La narrazione che intreccia elementi socio-politici a una storia umana ed emozionante.
  • La regia attenta che si sofferma sui corpi e sul loro movimento per esprimere le emozioni dei personaggi.
  • L’elemento della danza che muta significato al mutare dell’animo della protagonista.

Cosa non va

  • Alcuni elementi del background dei protagonisti potrebbero risultare difficili da cogliere a chi non conosce la storia Algerina.