Il plot
Carrie Mathison (Claire Danes), furiosa per essere stata tradita da Saul Berenson (Mandy Patinkin) e convinta che la CIA voglia servirsi di lei come capro espiatorio, decide di passare al contrattacco e organizza un'intervista in cui ha intenzione di rivelare i retroscena sulla collaborazione fra l'Agenzia e Nicholas Brody (Damian Lewis) e di approfittarne per rivendicare l'innocenza di quest'ultimo, ricercato per la strage di Langley; tuttavia Saul riesce a fermarla all'ultimo momento, costringendola ad un ricovero coatto in un istituto psichiatrico. Nel frattempo, Saul sta indagando insieme all'agente Peter Quinn (Rupert Friend) e ad un nuovo membro del loro team, Fara Sherazi (Nazanin Boniadi), un'analista di origine iraniana, per scoprire da dove provengono i finanziamenti illeciti che hanno reso possibile l'attentato alla sede della CIA. Jessica Brody (Morena Baccarin) continua invece a gestire con difficoltà il rapporto con la figlia Dana (Morgan Saylor), la quale risente della pressione familiare e soprattutto del dolore per i presunti crimini di suo padre; la ragazza, insofferente alle attenzioni materne, trova un temporaneo sollievo fra le braccia di un coetaneo, Leo (Sam Underwood), affetto a sua volta da disturbi psichici.
Cosa ci è piaciuto di questo episodio
Se nel primo episodio della stagione, Tin Man is Down, avevamo assistito all'emarginazione di Carrie da parte dei vertici della CIA e all'inaspettato tradimento da parte di Saul, in Uh... Oh... Ah... la crisi della protagonista si fa ancora più drammatica. Carrie, lontana dall'essere l'agente fredda e incrollabile impersonata da Jessica Chastain in Zero Dark Thirty, risulta al contrario perennemente in balia delle proprie nevrosi, e la sua lucidità appare sempre sul punto di essere sopraffatta dagli scoppi d'ira provocati dai disturbi bipolari. Già nelle prime due stagioni lo spettatore era stato messo di fronte ai crolli psichici dell'agente Mathison; ora, all'inizio della terza, Carrie ci viene mostrata nel suo momento di massima debolezza, costretta in un ospedale psichiatrico e in totale rottura con i suoi colleghi. In tal senso, l'episodio costituisce un altro formidabile veicolo per il talento di Claire Danes, ma non manca di instaurare inoltre un'efficace connessione fra la situazione di Carrie e quella di Dana, la figlia di Nicholas e Jessica: entrambe sconvolte (benché in modi diversi) dalle circostanze della sparizione di Brody, ed entrambe forzate a fare i conti con la complessa gestione del proprio malessere - silenzioso e strisciante quello di Dana, furioso e pronto a prendere fuoco quello di Carrie.Note a margine
La seconda puntata della terza stagione di Homeland ci ha regalato un'interessante new entry: Fara Sherazi, una giovane analista esperta di economia e finanza, che dopo un'iniziale frizione con Saul (dovuta in parte alle proprie origini iraniane) si rivela una validissima collaboratrice nell'indagine sull'attentato di Langley. Un altro elemento intrigante di questa terza stagione è costituito dalle dinamiche all'interno del team della CIA: Saul, figura spesso ambigua e sfuggente, si trova a dover conciliare le sue nuove, gravi responsabilità professionali con l'acuto rimorso nei confronti di Carrie e con l'esigenza di tenere unita la propria squadra, mentre Peter Quinn, reduce dall'uccisione di un bambino a Caracas a causa di un disgraziato errore, mostra i primi segni di tensione rispetto ai discutibili metodi adottati da Saul.What's next?
Anche per questa seconda puntata, Nicholas Brody rimane lontano e invisibile: un'assenza che grava immancabilmente su tutti i personaggi della serie, e che prepara il grande rientro in scena del co-protagonista di Homeland, atteso per il prossimo episodio, Tower of David. Non mancano ovviamente i dubbi e le aspettative sulla sorte di Carrie: in che modo l'eroina della serie riuscirà a superare questa ennesima crisi, e quali fattori porteranno ad un'eventuale riconciliazione fra lei e Saul? La seconda puntata si chiude non a caso su un tentativo di riavvicinamento da parte dell'ex-capo di Carrie, al quale la donna, imbottita di psicofarmaci, risponde sussurrando un rabbioso "Fuck you, Saul". Deve ancora entrare nel vivo, invece, il "conflitto" sul quale si reggerà questa terza stagione, in riferimento al tema della lotta al terrorismo: per adesso ci troviamo ancora in una fase preliminare, con le indagini appena al principio, ma è probabile che già nei prossimi episodi assisteremo ad un notevole aumento della suspense e ad una nuova minaccia da contrastare al fine di preservare la homeland security.
Movieplayer.it
4.0/5