Il plot
Dopo un'altra notte d'amore, Carrie Mathison consegna ad Aayan Ibrahim un passaporto, informandolo che partirà per Londra quella notte stessa con un'identità completamente nuova; Aayan si reca subito nel dormitorio della sua università per raccogliere i propri effetti personali, ma si accorge di essere pedinato e ritorna di corsa all'abitazione di Carrie. Poco dopo il suo rientro, tre uomini fanno irruzione nell'appartamento, neutralizzano Carrie e tentano di aggredire il ragazzo, il quale però riesce a fuggire. L'intera scena, in realtà, è parte di un piano organizzato dalla stessa Carrie, che fa seguire ogni spostamento di Aayan attraverso un drone, nella speranza che il giovane conduca la CIA a suo zio, il terrorista Haissam Haqqani.
Dopo aver contattato Haqqani al termine di una precipitosa fuga, Aayan telefona anche a Carrie, confessandole di essere innamorato di lei. Il giorno seguente, il ragazzo viene raggiunto da suo zio e dai suoi seguaci: Carrie è pronta a sganciare un missile e uccidere tutto il gruppo, ma in quel momento scopre che Haqqani ha sequestrato e preso in ostaggio Saul Berenson. Dopo che Haqqani spara a sangue freddo a suo nipote, Carrie ordina di lanciare ugualmente la bomba, ma Peter Quinn, che non intende sacrificare la vita di Saul, glielo impedisce, lasciando che la donna cada in preda ad una crisi nervosa.
Commento all'episodio
L'evoluzione di Carrie Mathison, interpretata - con la consueta, straordinaria intensità - da una magnifica Claire Danes, sembra essere l'autentico leit-motiv della quarta stagione di Homeland. Un'evoluzione anomala, quella dell'eroina che nella prima, gloriosa stagione della serie aveva salvato l'intera dirigenza del Governo degli Stati Uniti dall'attentato kamikaze (abortito all'ultimo istante) del marine Nicholas Brody: una trasformazione che la sta rendendo sempre più simile ad una "macchina da guerra", la cui umanità viene puntualmente soggiogata dalla ferrea determinazione nel perseguire gli obiettivi di una guerra invisibile, senza un reale campo di battaglia. Carrie come la Maya di Zero Dark Thirty, ma ancora più spregiudicata e implacabile? Sta di fatto che il sesto episodio (nonché ad oggi il migliore di questa stagione), From A to B and Back Again, ci mostra una Carrie sempre più estrema e de-umanizzata, in una puntata che condensa al proprio interno un'enorme quantità di tensione psicologica.
From A to B and Back Again, difatti, riporta Homeland ai suoi livelli più alti in quanto a gestione della suspense e a conduzione del racconto, secondo un meccanismo in cui l'inganno e la messa in scena diventano gli strumenti privilegiati nelle mani di "eroi" che agiscono con la medesima spregiudicatezza dei più efferati villain. Un modus operandi sempre più evidente nelle azioni e nelle scelte di Carrie, il cui "lato oscuro" continua prepotentemente ad emergere e ad imporsi a dispetto di ogni possibile momento di solidarietà o di debolezza. A tal proposito, basti sottolineare il tremendo impatto delle due sequenze chiave dell'episodio: la struggente telefonata di Aayan a Carrie, con la dichiarazione d'amore del ragazzo cinicamente assecondata dalla donna che, poche ore più tardi, ordinerà di renderlo la "vittima collaterale" del lancio di un missile; e la decisione di scagliare comunque la bomba, perfino a costo del sacrificio del proprio mentore Saul. Che Carrie sia arrivata davvero ad un punto di non ritorno?
What's next?
La morte di Aayan Ibrahim, personaggio chiave di questa prima parte della quarta stagione, segna inevitabilmente una netta cesura nel percorso narrativo di Homeland: da qui in poi, la trama dovrà procedere in una nuova direzione, con Carrie che sente riaffiorare nevrosi e accessi di ira, rischiando di perdere quella lucidità assolutamente necessaria per la sua professione. Si fa sempre più concreta, nel frattempo, la minaccia costituita da Dennis Boyd, che sembra aver individuato il punto debole di Carrie ed ha già venduto l'informazione ai nemici della CIA...
Conclusioni
Gravido di tensione, sia sul piano dei colpi di scena narrativi, sia per quanto riguarda decisioni dalle inesorabili implicazioni morali, From A to B and Back Again si impone come il migliore episodio di questa prima parte della quarta stagione di Homeland, senza dubbio il più teso e sorprendente, e ci mostra un aspetto ulteriore - e a dir poco inquietante - del personaggio di Carrie Mathison.
Movieplayer.it
4.5/5