"Io risolvo i problemi, davvero!" "Tu risolvevi i problemi... ma adesso sei un problema."
Le affinità fra Homecoming e Mr. Robot, così come il tratto distintivo del regista Sam Esmail, non potrebbero essere più evidenti che nel dialogo tra Colin Belfast, l'ideatore del progetto sperimentale da cui prende il titolo la serie, e Audrey Temple, assistente del Geist Emergent Group, la compagnia affiliata a Homecoming. Seduti l'uno di fronte all'altra al tavolo di un'immensa sala conferenze semideserta, Colin e Audrey tracciano il punto della situazione, in un inaspettato rovesciamento dei rispettivi rapporti di forza: perché se Colin è caduto in disgrazia nell'arco di pochi minuti, adesso Audrey è la persona deputata a "risolvere il problema" per conto del Geist Emergent Group.
Una grande compagnia i cui loschi intrecci ricordano quelli della Evil Corp, l'oscuro conglomerato al cuore dell'intreccio di Mr. Robot; i faccia a faccia fra personaggi le cui parole, pronunciate in tono pacato, si trasformano in armi micidiali per abbattere l'avversario; una sceneggiatura che mescola suspense e ironia nel giocare con le allusioni e i sottintesi. Molte delle caratteristiche che hanno contribuito a rendere Mr. Robot uno dei capolavori della televisione contemporanea le ritroviamo anche in questa nuova serie - qui potete leggere la nostra recensione dei primi episodi di Homecoming - sempre diretta da Sam Esmail. Il reversal of fortune del villain di Bobby Cannavale, anticipato dalla sua furibonda conversazione telefonica di poco prima, viene sancito con serafica implacabilità da Audrey, interpretata da Hong Chau (già apprezzata in Downsizing): la donna in procinto di prendere le redini di un progetto super-segreto e ormai sul punto di deragliare, con conseguenze potenzialmente catastrofiche.
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Homecoming: il Manchurian Candidate dei nostri tempi
Tali conseguenze, così come il nuovo ruolo di Audrey, alla quale è dedicata pure l'inquietante scena dopo i titoli di coda (altro marchio di fabbrica ripreso da Esmail da Mr. Robot), saranno approfondite nella seconda stagione della serie, già messa in cantere da Amazon Video e attualmente in fase di scrittura. Ispirato all'omonimo podcast di Eli Horowitz e Micah Bloomberg, Homecoming ci ha offerto, nell'arco di dieci episodi dell'insolita durata di circa trenta minuti ciascuno, un affascinante thriller sui generis in cui l'azione vera e propria è pressoché nulla, mentre tutta la tensione risiede nei confronti verbali fra i personaggi, nella dimensione psicologica del racconto e nel progressivo disvelamento dei segreti alla radice di un losco progetto di reinserimento nella vita civile di veterani dell'esercito affetti dal cosiddetto PTS (stress post-traumatico).
Fin dalla puntata pilota, Esmail e i suoi autori hanno fatto leva su quel costante senso di paranoia che rende omaggio a un certo cinema americano degli anni Sessanta e Settanta, costruito appunto sull'ossessione dei protagonisti rispetto a complotti veri o presunti. In particolare il mistero al centro di Homecoming, svelato negli episodi conclusivi, ricorda il meccanismo alla base di un classico del filone, Va' e uccidi (in originale The Manchurian Candidate), diretto da John Frankenheimer nel 1962: l'alterazione della memoria, e quindi della volontà, di soldati utilizzati come pedine e sacrificati sull'altare della ragion di Stato. La terribile verità intuita da Heidi Bergman riguarda proprio questo: l'eliminazione di tutti i ricordi relativi alla guerra, fino al punto di poter rispedire quegli stessi veterani al fronte, come automi 'aggiustati' e nuovamente pronti all'uso.
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Eternal sunshine of the spotless mind: la redenzione di Heidi
In Stop, la puntata 1x10 di Homecoming, ci viene mostrata la definitiva rottura fra Heidi Bergman, la consulente impersonata da Julia Roberts, e Colin Belfast: la loro resa dei conti telefonica, con Heidi - finalmente padrona della partita - che si avvia senza fretta verso l'uscita dell'istituto, mentre Colin vede franare il proprio progetto, è un'altra scena da manuale, anche grazie al superbo duetto a distanza fra i due co-protagonisti della serie. Ma quella di Heidi è una vittoria pagata a un prezzo molto alto: un prezzo a cui allude la breve sequenza in cui lo schermo torna a restringersi ad un formato 1:1, simbolo della prigionia a cui Heidi ha condannato se stessa, rinunciando ai propri ricordi così come accaduto al suo giovane paziente Walter Cruz (Stephan James), dimesso dall'istituto grazie all'intervento della donna e al suo 'ammutinamento' durante quel fatidico pranzo.
La seconda metà dell'episodio è tutta incentrata sulla protagonista: il suo tentativo di redenzione con la visita alla madre di Walter, Gloria Cruz (Marianne Jean-Baptiste), che la metterà di fronte alle proprie responsabilità morali; il flashback dell'ultimo dialogo fra lei e Walter, i quali vagheggiano la possibilità di ripartire da zero con una nuova vita; e infine il ritorno al presente e la strenua ricerca di Walter, in un "tranquillo posto di campagna". La relazione fra Heidi e il giovane ex soldato, imperniata su una reciproca fiducia e su una profondissima empatia, è stata il cuore pulsante di Homecoming; e l'epilogo, ambientato nel diner di un piccolo paese di provincia, costituisce una celebrazione del legame fra i due personaggi. Da una parte la riconquistata serenità di Walter, ancora ignaro (forse) di quanto gli è accaduto nell'ultimo anno; dall'altra il sollievo e la silenziosa commozione che trapelano dagli occhi di una Julia Roberts a dir poco perfetta, a cui Esmail ha regalato uno dei suoi ruoli più belli.
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La spontaneità nelle interazioni fra questi due 'sconosciuti' (Walter sembra aver rimosso ogni memoria di Homecoming), la loro istantanea alchimia, la semplicità di un breve scambio di parole e di sguardi sono gli ingredienti di un finale apparentemente sommesso, ma che arriva dritto al bersaglio. Un finale la cui forza è racchiusa nel sorriso velato di lacrime di Heidi mentre osserva Walter allontanarsi dal locale, e nella folgorante epifania di quella forchetta inclinata: l'equivalente della trottola di Inception, la speranza che qualcosa, del passato di Walter, non sia del tutto perduto. O magari, una prova tangibile di come la naturale connessione fra due esseri umani sia in grado, contro tutte le probabilità, di sopravvivere a qualunque ostacolo.
Movieplayer.it
3.5/5