Homecoming 2, recensione: il mistero ritorna su Amazon Prime Video

La recensione della seconda stagione di Homecoming, la serie di Amazon Prime Video basata sull'omonimo podcast.

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Homecoming 2: una scena con Janelle Monáe

C'è qualcosa di familiare e al contempo insolito con la nuova stagione di una delle serie di punta di Amazon Prime Video, come potrete leggere in questa recensione di Homecoming 2, promossa come "un nuovo mistero": una stagione che approfondisce dettagli della prima e ci riconnette con alcuni dei suoi personaggi, ma per certi versi riparte anche da zero, facendoci tornare nel mondo della società Geist e dell'iniziativa Homecoming attraverso un punto di vista inedito, sul quale hanno giocato il poster e il trailer: una donna che si sveglia in mezzo all'acqua, in una barca a remi, senza alcun ricordo di come ci sia finita. E non solo di quello: non ricorda praticamente nulla, ed è attorno a quell'enigma che ruota il secondo ciclo dello show, ora libero di esplorare nuove vie narrative poiché il materiale di base - l'omonimo podcast, i cui autori sono anche i creatori della serie televisiva - si è esaurito con il finale della prima annata.

Dove eravamo rimasti

Homecoming Stop
Julia Roberts in Homecoming

Prima di tuffarci nella seconda stagione di Homecoming, è utile rinfrescarsi la memoria per quanto riguarda la prima: era la storia di Heidi Bergman (Julia Roberts, assente in questa sede come interprete ma ancora coinvolta come produttrice esecutiva), incaricata di monitorare ex-soldati in vista del loro nuovo ingresso nella società, tramite un programma sperimentale. Col passare del tempo, però, Heidi scoprì che il vero scopo del programma era di eliminare i traumi dei reduci attraverso una sostanza che cancella i ricordi, in modo da poterli nuovamente mandare sul campo di battaglia. Un complotto che mise a repentaglio la vita e la salute mentale di Heidi e di uno dei suoi pazienti, Walter Cruz (Stephan James), entrambi sottoposti al trattamento amnesico. Anni dopo, tramite un'indagine, Heidi riuscì a smascherare uno dei propri superiori, Colin Belfast (Bobby Cannavale), e la stagione si concludeva con le alte sfere della Geist che decidevano di trasformarlo in un capro espiatorio.

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Homecoming 2: Janelle Monáe nella seconda stagione

Ed eccoci, quindi, alle prese con un nuovo mistero: quello di Jackie (Janelle Monae), che si sveglia in mezzo al nulla senza alcun ricordo, situazione non imputabile all'alcool come sostengono alcune delle persone con cui entra in contatto nel corso del suo tentativo di ricostruire gli eventi che hanno portato alla sua amnesia. E mentre lei rimette insieme i frammenti del passato, altrove seguiamo la vicenda di Audrey Temple (Hong Chau), ancora alle prese con le conseguenze delle azioni di Heidi Bergman e dell'allontanamento forzato di Colin. E poi c'è ancora Walter, ufficialmente felice e in grado di rifarsi una vita dopo i traumi bellici, ma anche nel suo caso qualcosa non quadra, e anche per lui inizia il viaggio alla riscoperta di se stesso.

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Nulla da dimenticare

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Homecoming 2: una foto di scena

Oltre al passaggio di consegne per quanto riguarda il ruolo principale, c'è stato un cambiamento anche in cabina di regia: dopo Sam Esmail, che ha firmato tutti gli episodi della prima stagione (e rimane tra i produttori esecutivi della seconda), questa volta è stato chiamato in causa Kyle Patrick Alvarez, già dietro la macchina da presa per alcuni capitoli della serie Netflix Tredici. Una scelta sensata poiché, al netto del mantenimento della struttura da thriller psicologico, l'atmosfera non è più la stessa: quell'aria leggermente surreale che accompagnava la prima annata, tra cambi di formato per indicare due linee temporali e trovate come quella del pellicano, ha lasciato il posto a una suspense più classica e per lo più lineare (anche se non mancano i flashback, come nel terzo episodio che spiega alcuni eventi accaduti durante e dopo il finale della prima stagione). Rimane però un certo côté beffardo, poiché l'assenza di alcuni elementi familiari e l'introduzione di nuovi tasselli del puzzle fanno sì che il mistero in parte rimanga tale anche per noi, che già sappiamo in teoria dove gli autori intendano andare a parare.

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Homecoming 2: un'immagine della seconda stagione

E mentre gli indizi si accumulano in un crescendo di sviluppi indubbiamente legati a qualcosa di conturbante (su cui non ci possiamo pronunciare in questa sede in parte per questioni di spoiler), la nuova stagione si distingue da quella precedente anche per come si approccia ai personaggi: laddove il primo ciclo mostrava praticamente tutto attraverso gli occhi di Heidi, accantonando il suo punto di vista solo sporadicamente, il secondo sfrutta più apertamente la componente corale dello show, facilitata anche dalla distanza geografica che separa alcuni dei personaggi. Un elemento che è a vantaggio soprattutto dei due veterani Hong Chau e Stephan James, con ruoli più sostanziosi (soprattutto per lei, che nella prima stagione era solo guest star) e stratificati, all'insegna di uno show che pur restando fedele a determinati stilemi riesce a reinventarsi agevolmente (vedi anche la scelta di realizzare solo sette episodi, anziché dieci come l'ultima volta). E a differenza di chi partecipa al programma Homecoming, difficilmente noi riusciremo a rimuovere il ricordo di questa nuova dose di intrigo e brivido.

Conclusioni

Arriviamo al termine della nostra recensione di Homecoming (stagione 2), e se all'inizio può sembrare un po' spiazzante rientrare in quel mondo senza alcuni degli elementi dell'annata precedente, ben presto ci ritroviamo nuovamente a seguire col fiato sospeso i misteri legati alla Geist e all'amnesia di Jackie. Nota di merito per Chris Cooper, preziosa new entry di questo secondo ciclo di episodi.

Movieplayer.it
4.0/5

Perché ci piace

  • L'approccio un po' diverso sul piano narrativo e registico permette alla serie di non risultare ripetitiva.
  • Le aggiunte al cast arricchiscono questo strano universo.
  • Hong Chau e Stephan James hanno modo di mostrare meglio ciò di cui sono capaci.

Cosa non va

  • Potrebbe non convincere del tutto chi si aspettava un'operazione simile alla prima annata.