Heretic, recensione: il fattore Hugh Grant, la teologia dell'orrore e un film da non perdere

Scott Beck e Bryan Woods non si inchinano davanti la Fede, ma la sfruttano per generare una paura dai tratti universali. Ragionando su un mondo (anche cinematografico) basato sulle iterazioni. Al cinema.

Un'immagine di Heretic

Credere o non credere. Dilemma ancestrale, secolare nelle sue digressioni, a volte, speculative. Ossessione umana fin dalla notte dei tempi: la Fede come palliativo, oppure come baluardo? Dietro una fitta aurea oscura, che resta appiccicata soprattutto dopo la visione, il film scritto, prodotto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods dice già tutto nel suo immediato titolo: Heretic. Certo, oggi tutto potrebbe essere considerato eretico: viviamo un tempo in cui le certezze (e le utopie) sono ormai crollate, ed è complicato cercare rifugio in qualcosa di estremamente astratto come la religione.

Heretic Hugh Grant
Hugh Grant in Heretic

Il discorso messo in scena de Beck e Woods, per questo, non può non fare i conti con una profonda disillusione, cavalcando in tal senso l'archetipo del miglior film horror, divenendo un compartimento stagno in cui il terrore e la paura trovano il perfetto habitat. Perché Heretic, vuoi per lo spazio scenico, vuoi per le pedine che lo abitano, dimostra quanto il genere, adesso, stia vivendo un vero e proprio rinascimento narrativo.

Heretic: il fattore Hugh Grant

Introduzione a parte, la vera parentesi quadra la merita Hugh Grant che, in Heretic, eredita (letteralmente) tutta la complessità del male: in un solo personaggio ritroviamo le tracce del Norman Bates di Psycho, divenendo - per geniale intuizione - una variazione sul tema. L'attore inglese, ormai alla sua terza o quarta ripartenza cinematografica (senza ormai sbagliare nulla), interpreta il signor Reed che, vi garantiamo, saprà confondervi le idee con le proprie teorie. Lo sanno bene Sorella Barnes e Sorella Paxton (Sophie Thatcher e Chloe East), due ragazze mormoni con la missione di portare avanti l'altra parola del Signore, bussando porta a porta.

Heretic Hugh Grant Ospiti
Una scena del film

Sono timide, morigerate, nel fiore dell'età: sono naturalmente curiose, in qualche modo attratte dal proibito (e infatti Heretic inizia con una discussione tra le due incentrate sui film porno). Non si aspettano che il signor Reed, dopo averle invitate ad entrare in casa, convincendole che ha una moglie e una crostata di mirtilli in forno, riserverà loro un terrificante trattamento. Tanto fisico quanto psicologico.

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Una lezione di teologia horror

Heretic Scena Film Protagoniste
Sophie Thatcher e Chloe East

Heretic, dalla messa in scena raffinata, è un horror inquieto nella sua elegante e affascinante malvagità. Un film capace (finalmente) di turbare, pur mantenendo alto il livello dell'intrattenimento: vogliamo andare fino in fondo, giù nell'ignoto e nel trascendentale, accettando di venir intrappolati da una figura diabolica scritta in modo ineccepibile e interpretata in modo straordinario. Sono infatti le parole, più che i gesti, a segnare una differenza sostanziale in Heretic, aprendosi poi ad una lettura finale che non può non sconvolgere, emozionando nei temi che porta avanti: è chiaro che il riferimento religioso di Scott Beck e Bryan Woods sia il perfetto pretesto per agganciarsi poi al concetto di fede e di controllo.

Lo stesso controllo che, fin dal principio, diventa - come detto - la declinazione contrastante socio-religioso: la teoria portata avanti da Reed spiega quanto le religioni siano solo iterazioni di altre religioni, tramandate dagli scritti che sfruttano, cambiandone l'ordine, sempre gli stessi concetti (partendo dalle divinità egizie fino alla tōrāh, la Bibbia e il Corano).

Heretic Scena Film
Dentro l'orrore

Mere copie, insomma, che hanno avuto nel tempo più o meno adepti. Lezione di teologia dalle venature orrorifiche. Ed è ovvio che i riverberi di tale concetto, perfettamente scenografico, siano capaci di stuzzicare i dubbi più reconditi: anche noi, come Barnes e Paxton siamo chiamati a scegliere, dovendo prendere una posizione. Credere o non credere? Ed è curioso che proprio Reed sia una iterazione di altri psicopatici già visti al cinema. Forse, continua Heretic, che risulta paradossalmente credibile anche nei suoi giri fuori rotta (non possiamo rivelarvi tutto, rischieremo di rovinarvi le sorprese), sottolinea quanto oltre alla religione e alla fede ci siano la realtà e l'irrealtà. Del resto, la differenza la fanno le sfumature. Che siano religiose o cinematografiche. Il resto, sono solo repliche.

Conclusioni

Il film di Beck e Woods sottolinea quanto, oggi, il cinema stia vivendo un rinascimento del genere horror. In questo senso, i registi sfruttano il concetto di Fede per generare un climax orrorifico decisamente universale. L'idea di religione viene ribaltata, aprendo ad una lettura spirituale e inquietante, che ragiona su un mondo, anche cinematografico, totalmente basato sulle iterazioni. E la figura di Hugh Grant (strepitoso), legata ad archetipi narrativi, ne è la diretta prova.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Il fattore Hugh Grant.
  • L'analisi del concetto di iterazione.
  • I quesiti teologici, non banali.
  • Un'ottima regia.

Cosa non va

  • Alcuni elementi narrativi sembrano fuori fuoco.