Hellboy tra Marvel e Disney
Per quelle strane congiunture astrali che fanno il bello e il brutto della critica cinematografica, Guillermo del Toro gode tra gli addetti ai lavori un credito pressoché illimitato, nonostante non abbia mai firmato film imprescindibili. Rieccolo allora riaffacciarsi a Hollywood con il sequel di Hellboy, con Red e la sua banda impegnata a spalleggiare (anche se malvolentieri) il Dipartimento per la Ricerca Paranormale e la Difesa, nello scontro con l'invisibile regno fantastico, ritornato alla carica contro il genere umano, dopo la rottura di un'antica tregua.
Inutile appellarsi ai notevoli standard tecnici (oggettivi) in materia di animazione digitale e effetti speciali, perché Hellboy - The Golden Army è un film scentrato e disfunzionale. Apparentemente scritto e diretto come un pasticcio onnivoro di suggestioni tenute insieme da un plot meccanico e ossessionato dall'ansia di perdere il pubblico a ogni scelta operata. Non è un caso allora che il film si faccia portatore, senza remore, di una morale da film Disney piuttosto che da eroe dei comics. E la distinzione non è per forza di cosa argomentazione da nerd all'ultima spiaggia.
Abbandonata l'aderenza filologica che faceva di Hellboy un film di un'onesta e innocente medietà, questo sequel gioca la carta della commedia, costruendo tutto sull'interazione tra i personaggi e sulle mirabilie in post-produzione. Peccato che non basti qualche risata se le vicende raccontate (e la durata soprattutto) generano troppi sbadigli e il risultato finisca per ricordare un po' troppo Shrek o qualsiasi pupazzo Dreamworks, finito in zona Tolkien, con memorie da Guerre stellari. Basta infatti un impercettibile ma evidente slittamento perché il cornuto energumeno rosso fuoco, creato da Mike Mignola, diventi un insopportabile coatto irascibile, ovviamente dal cuore tenero - lo scontro contro il supervegetale gigante con il neonato in braccio è quasi insopportabile sotto questo profilo - implacabile nel continuo ricorso a un'infinità di battute da cinema muscolare anni '80. Al suo fianco Liz donna fuoco, ovviamente intenerita dalla maternità e dalla conseguente volontà di tranquillità e Abe raffinato mutante acquatico dalla battuta forbita e sagace, probabilmente gay represso. Tutti amichevolmente uniti, dopo le fatiche, verso la pensione, finalmente lontani dalla cattiveria degli esseri umani.