Commedia, azione, sentimenti, ritorni. Iniziamo la nostra recensione del quarto episodio di Hawkeye elencando tutti gli ingredienti presenti in questi 40 minuti che sono caratteristici di un prodotto targato Marvel Studios. La serie dedicata a Clint Barton e con protagonista Kate Bishop entra nella sua seconda metà con un episodio che mette in pausa il proseguimento puro e semplice della storia per soffermarsi un po' di più sui personaggi. Si tratta di un episodio pienamente inserito nella continuity del Marvel Cinematic Universe, grazie anche a un gradito ritorno sullo schermo, che ripropone una formula ben consolidata. Eppure, mentre si procede con la visione si fa largo un pensiero che culminerà all'arrivo dei titoli di coda. Nonostante il clima natalizio, forse questa volta le luci che dovrebbero illuminare e sorprendere appaiono sin troppo normali.
Imparare a conoscersi
Il quarto episodio di Hawkeye inizia esattamente dall'ultimo secondo dello scorso episodio, con Clint Barton minacciato da una lama troppo vicina al suo corpo. Bastano poche inquadrature per risolvere la situazione che aveva lasciato lo spettatore in attesa per una settimana. È una scelta che descrive al meglio l'approccio della serie creata da Jonathan Igla: leggero (a tratti, va detto, pure un po' superficiale), divertito, con un retrogusto un po' démodé, da serial di altri tempi in cui si inganna lo spettatore sui climax, costruendo una tensione che poi si allenterà dimostrandosi meno seria del previsto. Da quel momento inizierà un episodio che sceglie di procedere col freno a mano tirato dal punto di vista della missione e del caso a cui Clint e Kate stanno lavorando per concentrarsi proprio sull'animo umano, ponendo l'accento sulle persone, prima che i supereroi. Jeremy Renner e Hailee Steinfeld sono una coppia assolutamente perfetta. Insieme funzionano davvero e regalano anche i momenti più piacevoli dell'episodio, costruendo un'atmosfera da buddy movie natalizio a cui è impossibile non affezionarsi, tanto da mettere in secondo piano la necessità di proseguire con il lato più action del racconto. Azione che si ritroverà principalmente negli ultimi minuti di un episodio che, nonostante l'approfondimento legato ai personaggi, appare un po' di passaggio.
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"Le cose si sono fatte serie tutto d'un tratto"
Si tratta di una battuta pronunciata proprio dal nostro Occhio di Falco, in un certo momento dell'episodio, ma che descrive uno dei problemi maggiori di questa serie che si ripresenta settimana dopo settimana. Gli ingredienti della formula ci sono tutti, ma per questa quarta serie in live action del MCU la scrittura non sembra mescolarli al meglio. Il cambio di tono e di passo rimane sempre troppo repentino, lasciando lo spettatore leggermente spaesato sull'approccio da utilizzare per seguire le vicende. I Marvel Studios hanno da sempre abituato il pubblico a un sense of wonder capace di non prendersi troppo sul serio: è la loro cifra stilistica e l'abbiamo accettata da tempo. In Hawkeye, però, seppure l'intrattenimento generale non ne risente, sembra mancare un vero e proprio collante capace di filtrare e unire al meglio il passaggio tra i momenti più drammatici e quelli più divertenti. Il risultato è un'opera quasi umorale e squilibrata, capace di regalare ottimi momenti (una bella conversazione tra Clint e Kate sul passato, la capacità di mostrare la differenza caratteriale tra i due protagonisti) alternandoli ad altri che appaiono superflui e sin troppo lunghi (la lunga sequenza tra Kate, sua madre Eleanor e Jack Duquesne).
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Un volto che ritorna
Croce e delizia per ogni spettatore, ma elemento a nostro avviso essenziale e fondamentale per la riuscita di questi prodotti è la presenza di collegamenti interni alla macronarrazione Marvel. In questo episodio, la serie vede il ritorno sulle scene di un personaggio che lo spettatore dovrebbe già conoscere. Se usiamo il condizionale è per una ragione precisa. La costruzione della scena, il modo in cui le inquadrature vengono montate e l'attesa verso il rivelamento del volto non lasciano spazio a dubbi: lo spettatore dovrebbe interpretarlo come un colpo di scena, un momento di apice emotivo che non lascia indifferenti. Eppure, basterebbe non aver visto l'opera originale da cui il personaggio proviene per rimanere del tutto indifferenti alla rivelazione e non provare qualche sussulto. Ormai è cosa nota: la bellezza del progetto Marvel Studios proviene anche dai continui richiami alle altre opere, ai collegamenti con gli altri film e le altre serie tv per poter essere apprezzato a pieno (quante volte abbiamo parlato di tasselli di un unico mosaico promuovendone la riuscita?). Hawkeye, però, nel raccontare una storia di passaggio (da Clint a Kate) rischia di perdere la propria identità e la propria importanza, risultando di passaggio a sua volta.
Conclusioni
A conclusione della nostra recensione del quarto episodio di Hawkeye non possiamo dire di non essere intrattenuti da questi 40 minuti settimanali, che fermano la storia per concentrarsi sui personaggi. La coppia formata da Jeremy Renner e Hailee Steinfeld è dotata di un’alchimia davvero funzionante che riesce a far brillare le sequenze in cui sono presenti insieme. Lo stesso, però, non si può dire della scrittura: troppo repentina nel cambiare toni e umori dell’opera, non amalgama al meglio tutti gli ingredienti della formula Marvel vincente, tanto da rischiare di non raggiungere l’emotività di un colpo di scena quando riporta sullo schermo un personaggio che dovrebbe essere noto allo spettatore.
Perché ci piace
- La puntata riesce a intrattenere concentrandosi sui personaggi, nonostante il momento di stasi narrativo.
- La coppia formata da Jeremy Renner e Hailee Steinfeld ha un’alchimia pazzesca.
Cosa non va
- La scrittura non riesce ad amalgamare al meglio gli ingredienti della formula Marvel, con cambi di tono troppo repentini e qualche superficialità di troppo.