L'avevamo capito quando siamo stati sul set di Hanno Ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883 (quel giorno il parco acquatico Hydromania si è trasformato nell'Aquafan di Riccione) che la serie di Sydney Sibilia sarebbe stata piena di genuino entusiasmo. Non soltanto per le canzoni di Max Pezzali e Mauro Repetto: c'è infatti un affetto sincero per gli anni '90, vissuti dal regista e sceneggiatore. Soprattutto per la spinta creativa arrivata da quella magica decade, capace di spingerti ad inventare soluzioni nuove.
Un affetto sincero, come l'amicizia tra due ragazzi che, conosciutisi per caso sui banchi di scuola a Pavia, hanno unito due solitudini e costruito un rapporto importante basato sulla comune passione per la musica. Anche se non vi piacciono gli 883 potete infatti apprezzare comunque la serie, disponibile dall'11 ottobre in esclusiva su Sky e NOW: prima di tutto perché è molto divertente, e poi perché la storia raccontata ha un valore universale.
Anche se 30 anni dopo molte cose sono cambiate, a partire da internet e i social, che semplicemente non a inizio anni '90 esistevano, i desideri, i tormenti e i drammi esistenziali degli adolescenti sono sempre gli stessi. Ne abbiamo parlato nella nostra intervista proprio con il regista e sceneggiatore Sydney Sibilia e con i protagonisti, due attori rivelazione, che guidano un ottimo cast: Elia Nuzzolo, che ha il ruolo di Pezzali, e Matteo Oscar Giuggioli, ovvero Repetto.
Hanno Ucciso l'Uomo Ragno: intervista a Sydney Sibilia, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli
La presentazione a Milano della serie Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La vera storia degli 883 è stata in grande stile. Per far capire: quando abbiamo incontrato Sibilia, Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli il set era una vera e propria sala giochi, con cabinati e flipper. Proprio come il Jolly Blu, il posto dove andavano Pezzali e Repetto a Pavia e a cui hanno anche dedicato una canzone.
Come gli dice il suo migliore amico Cisco (Davide Calgaro), che comprerà proprio il Jolly Blu, il giovane Max Pezzali è un nerd di musica al confine tra "romantico sognatore" e un "pirla". Per riuscire a creare qualcosa di artistico bisogna essere un po' entrambe le cose? Per Sibilia sì: "Il confine è talmente sottile che è difficile non andare dall'altra parte! Il sognatore a volte casca. Quindi, mi sento di parlare anche per Elia e Matteo, noi tre siamo tutte e due le cose".
Pezzali, Repetto e il terrore di essere banali
In Hanno Ucciso l'Uomo Ragno vediamo che sia Pezzali che Repetto soffrono la vita in provincia. Hanno il terrore di essere destinati a una vita banale. L'idea della mediocrità li schiaccia. Anche perché all'epoca fare qualcosa di artistico e diventare famosi era molto più difficile: non c'erano i social, che permettono a chiunque di esprimersi. Ma siamo sicuri che questa maggiore possibilità di essere visibili abbia allontanato la mediocrità? O è invece vero il contrario?
Sibilia: "All'epoca c'era o l'invisibilità, oppure dovevi fare una cosa straordinaria. Adesso, anche se non sai fare niente, puoi non essere invisibile. Che è un'arma a doppio taglio. La battuta sulla condanna alla mediocrità l'ho presa dal mio diario: prima di cominciare a scrivere la serie ho ripreso in mano tutti i miei diari di quando andavo al liceo! E ci ho trovato la frase: ma cos'è questa paura di essere banale? E con gli altri sceneggiatori abbiamo pensato di dare questo pensiero anche hai personaggi. Viene dalla voglia di fare cose straordinarie. E anche dal fatto che all'epoca, come in questo caso, non conoscevi nessuno che le avesse fatte. Era un problema. E questo è il motore, soprattutto all'inizio, della serie".
Elia Nuzzolo è Max Pezzali
Nella serie sugli 883 Max Pezzali viene presentato come uno un po' saputello, uno smanettone, che conosce infiniti aneddoti sulla musica ma a nessuno interessano davvero. Anche Elia Nuzzolo, che lo interpreta, è un appassionato di cinema in questo modo? L'attore: "Sì. Principalmente per quanto riguarda la recitazione, più che sul cinema in generale: ho diverse lacune che poi colmerò. Però anche io ho questa passione. Molto".
Hanno ucciso l'uomo ragno - La vera storia degli 883 e una serie "Sul potere dei sogni"
Matteo Oscar Giuggioli è Mauro Repetto
Il Mauro Repetto di Hanno Ucciso l'Uomo Ragno invece ha una fede incrollabile in se stesso. E, magari fa finta, ma si comporta come se fosse il più figo del mondo. È importante pensare di essere i più fichi per riuscire a creare qualcosa? Matteo Oscar Giuggioli: "Serve. Nel momento in cui ci credi tanto anche tu forse ci credono anche gli altri. Quindi sì: è molto importante".
Anche l'attore, come il personaggio, si sente a volte che gli manchi tanto così per diventare eccellente? Sempre Giuggioli: "Secondo me fa bene sentirsi come se ti mancasse un pezzettino: è una cosa che, personalmente, mi dà un motivo per lavorare e studiare di più. Quindi penso faccia bene non sentirsi abbastanza".
Hanno Ucciso l'Uomo Ragno e gli anni '90
La cosa che salta più agli occhi oggi guardando la serie di Sibilia è l'assenza di internet e dei cellulari: tutto era più complicato. Trovare un album, un contatto, un indirizzo e, banalmente, chiamare la ragazza (o il ragazzo) che ti piaceva. Oggi invece è tutto a portata di click al punto tale che, grazie ai social, possiamo sapere in tempo reale dove si trova e cosa sta facendo una persona. Questa facilità nel trovare le cose e comunicare come ha cambiato il processo creativo?
Per Giuggioli: "Sicuramente prima ti dovevi sbattere di più. Oggi ci sono troppi stimoli: siamo bombardati". Per Nuzzolo invece: "Oggi riusciamo a fare meno, proprio per la velocità con cui possiamo risolvere un problema. Prima dovevi pensare e magari creare dei collegamenti e trovare delle idee nuove".
Sibilia: "Questo si riflette soprattutto sul valore che dai alle cose. Prima, se stavi in fissa con un film o un disco che non potevi avere subito e poi finalmente ci mettevi le mani sopra, quel disco e quell'album te lo vedevi e rivedevi, te lo ascoltavi più volte. Lo assorbivi. Invece oggi magari cominci a vedere o ad ascoltare una cosa ma, siccome ce l'hai subito e facile, ti distrai, magari lo interrompi. E cambi subito. Il valore che si dava all'epoca a un album era una cosa importante. Te ne compravi tre all'anno. Quattro forse. E poi li consumavi. Ti entravano dentro. Oggi è più difficile che una canzone ti entri dentro, perché ne ascolti molte di più e molte te le scordi. Vale anche per i prodotti audiovisivi".
Le canzoni degli 883 e la vita
La prima stagione di Hanno Ucciso l'Uomo Ragno (già confermata per una seconda) gioca molto bene e consapevolmente con le canzoni degli 883, usate con il contagocce: a Sibilia interessa più mostrare come Pezzali e Repetto sono arrivati a scriverle che farle ascoltare. E così vediamo che nei testi dei ragazzi entra tutto: l'ansia, l'amore non corrisposto. Anche tutti i funerali fatti un'estate da Pezzali, i cui genitori avevano un negozio di fiori a Pavia. Per scrivere una canzone e fare arte è necessaria anche la sofferenza, o comunque gli aspetti meno belli della vita?
Sibilia: "L'arte è introspezione. Soprattutto all'inizio, se sei in una condizione di appagamento totale è difficile che escano cose fighe. Perché ti devi scavare dentro. Nel corso degli anni questo cambia molto: all'inizio della carriera scrivi quando stai male, alla fine scrivi quando stai bene. Perché hai capito come funziona".