Con Guarda in alto di Fulvio Risuleo arriva nelle sale italiane un piccolo film molto speciale: presentato lo scorso anno nella seleziona di Alice della città della Festa del Cinema di Roma, e passato ai festival di Rotterdam e Annecy (dove è stato premiato dalla Giuria Giovani), Guarda in alto è un'opera creativa e bizzarra che ci conduce alla scoperta di un mondo parallelo che brulica e cospira sopra le teste dei romani, sui tetti della Capitale.
Il suo autore, che ha ventisette anni ma sa decisamente il fatto suo, è al debutto con un lungometraggio dopo aver realizzato un paio di corti molto originali e molto apprezzati, Varicella e Lievito madre. Con il sostegno di Revox e di RaiCinema è riuscito a concretizzare il progetto sognato da anni, e dal 18 ottobre siete tutti invitati a scoprire la sua distorta e inventiva visione della capitale a naso in su, seguendo le orme di Teco, un ragazzo che lavora in forno e che, stanco di spazzare pavimenti infarinati e fissare il lavorio dell'impastatrice, decide di mollare tutto per seguire un misterioso gabbiano cyborg tra i tetti di Roma.
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In fuga con Teco
"La gestazione di Guarda in alto è stata lunga, ho iniziato a scrivere il film quando stavo ancora studiando al Centro Sperimentale di Cinematografia", ci ha raccontato il giovane cineasta. "Inizialmente la storia doveva essere una storia underground, ambientata nei sotterranei della città, ma la Roma sotterranea è talmente ricca di reperti archeologici da essere difficile da esplorare; così ci siamo trasferiti sui tetti, che a Roma sono contigui per cui è possibile passare da uno all'altro, come tra un albero e l'altro ne 'Il barone rampante' di Calvino. L'idea è quella di una sorta di road movie alla scoperta di mondo parallelo, una Babele linguistica e una fuga da una vita deludente per un ragazzo un po' confuso".
Teco, che ha il volto dal promettente Giacomo Ferrara, ossia lo Spadino di Suburra, è, secondo il suo interprete "un ragazzo che sognava di più dalla vita, ho immaginato il suo percorso come un tentativo di tornare a bambino, di tornare a sognare. C'è un momento del film, quello in cui incontra l'eremita Baobab (interpretato dal redivivo Lou Castel, ndr.), in cui sembra che prenda la sua decisione, quella di buttarsi e giocare con la fantasia. Più tardi il personaggio del Muto gli dice 'c'è bisogno di meraviglia nel mondo', e per me è proprio questo il senso del film."
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Babele in quota tra cinema e fumetti
Il fatto che Fulvio Risuleo sia anche fumettista è evidente a vedere il suo film, che rivela questo imprinting a due dimensioni negli scenari e nell'andamento narrativo un po' episodici. "Sì, lavoro anche con i fumetti, anzi sta per uscire il mio secondo libro. Guarda in alto è anche frutto della collaborazione con due fumettisti: uno è Giacomo Nanni, un artista che vive a Parigi e a cui abbiamo dato la qualifica di visual editor: ho lavorato insieme a lui per due settimane, ogni giorno gli raccontavo una scena del film e lui faceva delle tavole che la rappresentavano. Sulla base del suo lavoro - una trentina di tavole - abbiamo scelto le immagini chiave. E poi c'è stato Alessandro Martoz, che lavora con Coconino ed è stato il "pennello" del muto: il murales di 15 metri per 3 che si vede nel film c'è ancora, è sul tetto del cinema Maestoso che adesso ha chiuso ed è abbandonato, ma mi piace pensare a quell'opera che è ancora lì e non può essere vista."
Un altro aspetto in cui nulla è lasciato al caso in un film che al suo autore piace definire "una Babele linguistica" è il cast internazionale. Risuleo voleva proprio Lou Castel per il suo Baobab, un personaggio significativo per il cinema italiano di cui si fossero perse le tracce, e ha dovuto fare non pochi sforzi per scovarlo. "Alla fine l'ho trovato attraverso dei video su Vimeo, che erano firmati col suo nome. Vive a Parigi, a Boulevard Barbès, campando dei diritti dei suoi film e del sussidio di disoccupazione. Ci sono stati momenti non facili sul set ma sono felice che Lou sia nel film."
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L'anima femminile del film è l'affascinante, elusiva fanciulla caduta dal cielo che porta il nome di Stella (così Ivan Franek, che interpreta il suo amante Joe, può sentirsi Marlon Brando nello sgolarsi per chiamarla e convincerla a riprenderselo). "Avevo visto Aurélia Poirier in un film, La quinta stagione, e per e era importante che Stella fosse straniera così ho scritto il personaggio proprio pensando a lei. Trovare Teco non è stato facile, volevamo un viso riconoscibile ma che uscisse un po' dagli schemi classici del cinema, doveva essere un reporter, una specie di Tintin", dice Risuleo, con Ferrara che, a questo proposito, racconta i progetti per la sua capigliatura: "All'inizio dovevo avere i capelli completamente bianchi, poi ci siamo resi conto che avrei dovuto girare Suburra subito dopo, quindi abbiamo optato per questa bizzarra pettinatura."
E poi naturalmente c'è l'accattivante bambina senza nome (ma con pollo) Alida Baldari Calabria, che, grazie al suo provino per Guarda in alto, visto da Matteo Garrone, è finita a fare la figlia del Canaro nel film italiano in corsa per una nomination a l'Oscar, Dogman.