Greenland, recensione: Gerard Butler vs. la fine del mondo

La recensione di Greenland, film catastrofico americano con Gerard Butler e famiglia alle prese con un cataclisma globale.

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Greenland: Gerard Butler, Morena Baccarin e Roger Dale Floyd in una scena del film

C'è un che di ironico nel mettere mano alla tastiera e scrivere la recensione di Greenland, un film catastrofico il cui percorso produttivo e distributivo è stato a modo suo altrettanto cataclismico, al punto che mentre scriviamo queste righe in occasione dell'uscita italiana non c'è ancora stata quella statunitense, fatto inusuale data la nazionalità del lungometraggio stesso. Era infatti inizialmente previsto che questo racconto di un evento che mette in pericolo l'intero pianeta arrivasse nelle sale americane nel mese di giugno 2020, cosa resa impossibile dalla chiusura dei cinema per le cause di forza maggiore che ben conosciamo. Ha poi cominciato ad apparire sul grande schermo in diversi mercati internazionali dalla fine di luglio in avanti, approdando ora in Italia, mentre negli USA arriverà direttamente on demand, prima tramite acquisto/noleggio digitale e poi sulla piattaforma HBO Max (in altri mercati anglofoni come il Regno Unito e l'Australia sarà invece un'esclusiva di Amazon Prime Video). Un percorso decisamente atipico, ma forse il più sensato, dato che la sola vendita dei diritti per lo streaming in America dovrebbe coprire una parte non indifferente delle spese alla luce degli incassi, disastrosi a prescindere dal contesto generale (23 milioni di dollari nel mondo, contro un budget di 36 milioni).

Via dall'America

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Greenland: Morena Baccarin e Gerard Butler in una scena del film

A cosa allude il titolo Greenland? Niente di trascendentale, si tratta davvero della Groenlandia, meta a cui aspirano i protagonisti del film. Ma andiamo con ordine: John Garrity (Gerard Butler) lavora come ingegnere e cerca di mantenere intatto l'equilibrio famigliare nonostante recenti problemi con la moglie Allison (Morena Baccarin). Durante la festa di compleanno del figlio, riceve un comunicato presidenziale: un asteroide sta per schiantarsi sulla Terra, e i frammenti più grandi causeranno un evento capace di portare all'estinzione del genere umano. Determinati individui, insieme alle loro famiglie, sono stati scelti per essere portati in un luogo sicuro, e devono recarsi in un preciso punto di ritrovo per il viaggio finale (la meta, non precisata nel messaggio, è la Groenlandia, in base alle rotte aeree). Ma le complicazioni non mancano, e così inizia una corsa contro il tempo, fra strade impraticabili, il popolo in rivolta e i frammenti dell'asteroide che atterrano in quantità sempre più massicce, rendendo inesorabile il destino del pianeta...

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Catastrofe ridotta

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Greenland: Gerard Butler e Morena Baccarin in una scena del film

Viene spontaneo, dato l'argomento del film, pensare a 2012, il mastodontico lungometraggio di Roland Emmerich basato sulla teoria della fine del mondo predetta dai Maya. Strutturalmente siamo in territori simili, ma le ambizioni sono ben diverse in questa sede, a livello di budget (36 milioni di dollari anziché 200), durata (119 minuti invece di 158) e interesse primario del regista: per Ric Roman Waugh, alla seconda collaborazione con Butler dopo Attacco al potere 3 - Angel Has Fallen, l'importante è la componente intima, mentre il disastro, anche in termini visivi, passa in secondo piano (è lecito supporre che il primo regista scelto, Neill Blomkamp, non avrebbe fatto altrettanto). E per quanto sia ragionevole chiedersi se il pubblico ha effettivamente voglia di tornare in sala per assistere alla fine del mondo in un anno come il 2020, il problema maggiore è che anche chi apprezza il genere difficilmente troverà pane per i propri denti in un racconto che procede per incongruenze (il secondo atto del film si basa interamente su una sequela di comportamenti incompetenti che mettono alla prova la sospensione dell'incredulità, e senza il fattore paradossalmente divertente di un Geostorm, per restare in zona Butler), con personaggi dimenticabili ed effetti speciali che fanno il minimo indispensabile.

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Greenland: Gerard Butler in un'immagine

D'altro canto ha senso che un film del genere esca adesso, perché pur essendo stato completato prima della crisi globale che ci ha colpiti negli ultimi mesi è il lungometraggio ideale per mostrare, sotto la scorza del disaster movie, i comportamenti più abietti di gente disposta a fare di tutto pur di sopravvivere, a discapito degli altri (ma è anche datato per il semplice fatto che oggi, per motivi di sicurezza, la Groenlandia negherebbe l'ingresso a tutti). Da quel punto di vista è anche interessante - salvo il fatto che, come tutto il resto del materiale, non se ne faccia molto - il fatto che Butler, scozzese di nascita, sia rimasto tale sullo schermo, un elemento che è all'origine di una delle poche intuizioni solide del film, quando la xenofobia di un altro personaggio arriva al punto da prendere di mira anche un uomo bianco che, accento a parte, ha la stessa lingua madre (dettaglio che molto probabilmente - chi scrive ha visto il film in originale - sarà anche diluito dal doppiaggio). Ma è solo un attimo, un momento fugace in cui un messaggio più profondo sull'umanità cerca di emergere, per poi tornare a viaggiare su binari più ordinari che giusto il carisma del protagonista del film può in qualche modo compensare.

Conclusioni

Finisce il mondo (almeno sullo schermo), e noi chiudiamo la recensione di Greenland, un disaster movie che pensa paradossalmente in piccolo. Gerard Butler ce la mette tutta, ma tra una scrittura claudicante e un apparato visivo fin troppo ridotto in termini di ambizioni, c'è ben poco da apprezzare sullo schermo.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.9/5

Perché ci piace

  • Gerard Butler e Morena Baccarin funzionano bene insieme.
  • La premessa è ricca di spunti socio-politici interessanti.

Cosa non va

  • La componente catastrofica è piuttosto piatta.
  • La scrittura procede per incongruenze.
  • I temi intriganti sono accantonati quasi subito.