La giornata finale di festival inizia con una maratona di cortometraggi, in vista della premiazione serale assegnata dalla giuria del Dipartimento Cinema del Centre Pompidou di Parigi. Oltre alla pellicola vincitrice, due sono state le menzioni speciali: una a Las Palmas di Johannes Nyholm, l'altra a Planet Z di Momoko Seto. Mentre ad aggiudicarsi il premio più ambito è stato Susya di Dani Rosenberg e Yoav Gross, dedicato alla guerra israelo-palestinese; il riconoscimento del pubblico ha premiato invece Skallaman, della norvegese Maria Bock. In mattinata è anche il momento di rivivere le riflessioni dell'anziano Ma sul futuro della Cina con The Old Donkey di Lui Ruijun. Due gli appuntamenti della rassegna Fantastic Mr. Poster presentati dallo stesso music supervisor: Drugstore Cowboy di Gus Van Sant e Jesus' Son di Alison Maclean, affiancati, in serata, da Le avventure acquatiche di Steve Zissou di Wes Anderson.
Come nello scorso weekend, è di nuovo il momento di Piacere Immigrato e delle tre proiezioni dedicate al cinema dei paesi d'origine delle comunità straniere di maggior peso in città. Abbiamo quindi Damascus with Love di Mouhamad Abdulaziz, excursus sulla Siria tra passato e futuro, Prometeo Deportado di Fernando Mieles, odissea di un gruppo di ecuadoriani bloccati nel libro della frontiera, e Amigo di John Sayles, che scava nel passato d'occupazione delle Filippine.Il focus sull'animazione propone oggi Chico & Rita di Tono Errando, Javier Mariscal e Fernando Trueba, mentre la retrospettiva su Jonathan Demme termina con I'm Carolyn Parker: the Good, the Mad and the Beautiful e Neil Young Journeys. Outsider della giornata, forse tra i più apprezzati dal pubblico festivaliero, è Arirang di Kim Ki-Duk: il documentario, già presentato a Cannes, in cui il regista racconta, con coraggio e ironia, la crisi artistica che lo tiene da tre anni lontano dai set. La domenica è anche il giorno della declinazione per i più piccoli del festival, animata da laboratori e proiezioni di corti, ma continua ad offrire occasioni di impegno e riflessione con Colpe di Stato, in particolare con il video documento With God on Your Side, di Porter Speakman Jr., incentrato sul ruolo del sionismo cristiano nelle politiche dello stato di Israele, e con La mort est dans le champ di Patrick Chappatte e Marco Dellamula, cortometraggio animato che denuncia il prosieguo dell'uso delle bombe a grappolo in Libano, nonostante il bando internazionale. Completano la rassegna Targeted Citizen di Rachel Leah Jones, racconto della discriminazione subita dai palestinesi in Israele, e La fabbrica incerta di Luca Rossomando, ambientato a Pomigliano d'Arco e nel mondo della cassa integrazione. Il momento più atteso della giornata è stato però quello dell'assegnazione dei premi, veramente numerosi e che hanno reso giustizia a un festival variegato ed eterogeneo come quello milanese. Il Premio CiAl, dedicato alle pellicole particolarmente attente alle problematiche ambientali, è andato a Tambien la lluvia di Iciar Bollaìn, mentre il Premio del pubblico, esteso quest'anno anche alla sezione lungometraggi, ha attestato la presa sulla platea di Italy: Love it, or Leave it di Gustav Hofer e Luca Ragazzi. Riconoscimento storico della manifestazione, il Premio del Corriere della Sera, dedicato ai cortometraggi ospitati sull'edizione online del quotidiano, è andato a 38.5 di Grzegorz Debowski, mentre il Premio Fai il tuo film, sponsorizzato dal Fondo per l'Ambiente Italiano, ha incoronato vincitore Rinnovata la chiamò di Bruno Chiaravalloti. Il Premio della Giuria degli Studenti, assegnato dagli alunni dell'istituto Artemisia Gentileschi, è stato tributato a Qué Divertido di Natalia Mateo. Il riconoscimento dello Staff ha premiato La Huida di Victor Carrey, mentre il Premio Aprile, altra istituzione storica del festival milanese, è andato a Skallaman di Maria Bock, con in aggiunta una menzione speciale per Axis and Allies di Ernst De Geer. Ma il premio principale, oltre alla menzione speciale tributata a Bleak Night di Yoon Sung-Hyun ha sancito il trionfo della coppia Hofer-Ragazzi: il loro Italy: Love it, or Leave it ha messo d'accordo critica e pubblico, a dimostrazione che il cambiamento non è soltanto possibile, ma già in atto, e che una larga parte di questa Italia non si è ancora arresa al livellamento verso il basso che la classe governativa sta cercando di imporre con ogni mezzo.