Good Omens, Jon Hamm: “Tutti abbiamo avuto un capo come il mio Gabriele”

Intervista a Jon Hamm e Adria Arjona per Good Omens, la serie scritta da Neil Gaiman in cui interpretano rispettivamente l'arcangelo Gabriele e la strega Anathema Device.

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Good Omens: un momento della serie

Jon Hamm è l'arcangelo Gabriele in Good Omens, un capo presuntuoso e stupido per l'angelo protagonista Aziraphale, ed è strano ricordarlo così nel trovarci al suo cospetto e percepire il carisma e la brillante profondità con cui ci parla del ruolo, della società in cui viviamo e della sua carriera, passata dalla serietà drammatica del Don Draper di Mad Men a ruoli più leggeri e infine a questo personaggio nello show di Amazon Prime Video scritto da Neil Gaiman - a proposito qui potete leggere la nostra recensione di Good Omens. Insieme a lui c'era la giovane modella portoricana Adria Arjona, già vista in Emerald City e Triple Frontier, ma qui impegnata nei panni della strega Anathema Device, ultima discendente di Agnes Nutter e alleata dei protagonisti della storia per impedire la fine del mondo.

Tra bene e male

È interessante il concetto di Paradiso e Inferno, Bene e Male. È qualcosa in cui credete? Come vi ponete al riguardo?

Adria Arjona: Mi piace la rappresentazione del Paradiso e dell'Inferno nella storia. Da una parte mi conforta che ci sia qualcosa di più grande di noi, ma trovo anche che sia una buona rappresentazione di ciò che stiamo vivendo, con l'incapacità di comunicare tra le due parti e trovare un terreno comune.

Jon Hamm: È una interessante intuizione narrativa il presentare queste due parti così polarizzate. Paradiso e Inferno, bianco e nero, bene e male, e fanno schifo entrambe, la soluzione è nel mezzo, in quello che abbiamo sulla Terra. Paradiso e Inferno non sono altro che immagini speculari dello stesso lavoro, una ha soltanto una vista migliore ed è uno scenario molto interessante in cui ambientare un confronto biblico come la fine del mondo. Per questo mi ha divertito interpretare una personificazione del Bene e farlo come un completo cretino, credo sia un'ottima lezione che anche l'angelo migliore può aver torto. Spero che la gente la colga.

Rientra nella tradizione inglese questo prendersi gioco dell'autorità...

Jon Hamm: È una versione alla Monty Python della competizione di classe, ma credo che ci sia in tutte le culture l'abitudine a prendersi gioco di chi comanda. Ma non è nemmeno semplice essere un capo, devi prendere delle decisioni e responsabilità. Non so se sia una tradizione puramente britannica, sinceramente, credo che agli Inglesi venga bene perché hanno un ottimo senso dell'umorismo, sanno essere brillanti, e poi quando hai qualcuno come Terry e Neil con la loro capacità di sfruttare la lingua inglese diventa fenomenale, una lettura divertentissima.

L'arcangelo Gabriele è poco presente nel romanzo, che tipo di esperienza hai sfruttato per dar vita a questo "cretino", come l'hai chiamato?

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Good Omens: Jon Hamm in una scena della serie

Jon Hamm: Avevo un capo, che resterà senza nome, in un ristorante dove lavoravo che stava sempre in mezzo cercando di aiutare. "Lascia che ti mostri come fare" e sbagliava così tanto, ma con una tale sicurezza! Mi rendevo conto che tutto quello che faceva era sbagliato, ma non potevo far altro che starmene lì, ringraziarlo per la lezione e pensare "per favore, vai via e lasciami fare il mio lavoro!" Penso ci sia una versione di quell'esperienza nel mio Gabriele, che vuole spiegare a Aziraphale come pensano gli esseri umani, quando l'angelo è stato tra loro per seimila anni! "Sono bello, alto e bianco, fai come dico io!", sì, credo ci sia un po' di quell'esperienza nel personaggio e penso che è qualcosa con cui la gente riesce a relazionarsi facilmente, perché tutti abbiamo avuto un capo del genere, che pensa di essere utile ma non lo è affatto.

Jon Hamm e Neil Gaiman

Hai detto di conoscere il lavoro di Gaiman prima di questo lavoro. Eri un fan di Sandman?

Jon Hamm: Credo di essere stato tra i pochi ad arrivare al lavoro di Neil non dai fumetti, ma dai romanzi. Ero un lettore di fumetti, ma non era tra i miei interessi, non ho nemmeno letto Sandman fin credo al 2000. Il suo è un mondo ricchissimo, ha creato una sua mitologia molto specifica eppure accessibile, appagante quando la si legge, che si conosca o meno la Bibbia, come nel caso di Good Omens, o la mitologia norrena, come per American Gods. Sono storie che si tramandano da così tanto tempo perché raccontano qualcosa di noi stessi come esseri umani, che tu sia Portoricano come Adria o Americano. C'è qualcosa di ineffabilmente umano che unisce tutte queste storie e penso che sia qualcosa che è riuscito a infondere anche in questa, in questi personaggi, in un angelo e un demone a cui piace essere qui. Non vogliono andar via, non vogliono che tutto finisca, perché ci sono libri, sesso, vestiti e tante cose belle. Il nostro mondo è divertente e perché dovrebbe finire? Perché Dio o il Diavolo lo hanno deciso?

Credi che questa visione Cristiana della storia possa creare problemi?

Jon Hamm: Non credo, il concetto di base di questi opposti accomuna tutte le religioni organizzate della storia. Quando le religioni andavano per la maggiore, venivano usate per far sì che il popolo si comportasse bene. "Se non fai questo, brucerai all'Inferno!" o "Se fai così avrai la salvezza eterna!" Serviva a motivare, ma oggi credo sia diverso, ci sono altre cose che motivano la gente e trovo che il sovvertire l'idea di bene e male puri sia interessante, perché siamo in tempi estremamente polarizzati, in cui ognuno è certo delle proprie opinioni, ma le opinioni non sono fatti. È una storia molto interessante da raccontare oggi.

C'è un riflesso dell'America di Trump, secondo te?

Jon Hamm: Sicuramente. Ma questa storia è stata scritta subito dopo la caduta del Muro di Berlino, quando tutto andava per il meglio, quando tutti ci tenevamo per mano cantando Kumbaua. Cosa sarebbe potuto andare storto? Ops, eccoci qua!

C'era una volta Don Draper

I tuoi ultimi ruoli sono stati eccessivi e folli, è un approccio consapevole per allontanarti da un ruolo drammatico e iconico come quello di Mad Men?

Jon Hamm: Sono stato fortunato ad avere persone come Tina Fey e Lorne Michaels, così gentili da invitarmi dall'altra parte. Ho sempre amato la commedia, personaggi come George Carlin, Bob Newhart e Richard Pryor, fino a Robin Williams, Eddie Murphy e i grandi comici degli anni '80. Molti dei miei amici sono comici, è quel che amo. Mi piace ridere, mi piace come i comici guardano al mondo da una prospettiva completamente diversa per farti ridere. Sono diventato famoso con un personaggio radicalmente serio e tanti tendono a vederti per il ruolo che ti ha reso famoso. Sono stato fortunato a liberarmi presto di quell'immagine grazie a Lorne e Tina, poi ho fatto Le amiche della sposa che ha rafforzato il concetto. Quindi in parte è stata fortuna, in parte la scelta consapevole di non interpretare lo stesso personaggio ancora e ancora, sarebbe stato noioso. E poi l'ho fatto a un livello talmente elevato, di cui sono orgoglioso, che non vedo perché dovrei ripetermi con una sua versione in tono minore.

Good Omens va nel catalogo di Prime Video per intero. Quel è il vostro approccio al binge-watching? Vi piace o preferite una visione più diluita nel tempo?

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Good Omens: Jon Hamm a Londra

Adria Arjona: A me piace fare binge-watching, preferisco aspettare la fine e godermi di tutta la serie per capire gli archi narrativi. Non lo faccio solo con The Handmaid's Tale, perché è così intensa che devo prenderla a piccole dosi. Mi piace guardare un'opera per intero e mi piace guardarla almeno due volte.

30 serie TV perfette per il binge-watching

Jon Hamm: Faccio entrambe le cose. Per esempio il mercoledì è The Handmaid's Tale e non vedo l'ora che arrivi. Così la domenica: Il trono di spade. Barry. Non vedo l'ora, la domenica sera il mio culo e il divano sono una cosa sola. Altre cose invece le divoro tutte insieme, come Fleabag. C'è uno show su Netflix che si chiama I think you should leave, una sketch comedy che non sono riuscito a smettere di guardare, non ne avevo mai abbastanza. Quindi per me dipende, ma non riesco a pensare a come mi comporterei con Good Omens, forse me la prenderei comoda perché è molto intensa.

Adria Arjona: È come sei piccoli film.

Jon Hamm: Esatto, forse me li godrei poco per volta.

Ti aspetti che ci sia una seconda stagione?

Jon Hamm: No, non credo. Credo che esista un unico Good Omens. Se c'è un'altra possibilità di vedere questi personaggi, è solo nella mente di Neil, non credo possa esistere altrimenti. Ma per come la vedo io, esiste una sola versione di questa storia e riprendendola diventerebbe qualcosa di diverso.